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Giudizio di comparazione: la Cassazione chiarisce

Un imputato, condannato per rapina pluriaggravata, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un errore nel giudizio di comparazione tra circostanze attenuanti e aggravanti effettuato dalla Corte d’appello in sede di rinvio. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che, una volta rimossa una limitazione normativa dichiarata incostituzionale, il giudice di rinvio ha correttamente operato una valutazione complessiva di tutte le circostanze. Tale valutazione rappresenta un giudizio di fatto, insindacabile in sede di legittimità se non illogico o arbitrario.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Giudizio di Comparazione tra Circostanze: La Cassazione Fa Chiarezza

Quando un giudice deve decidere la pena per un reato, non considera solo il fatto in sé, ma anche una serie di elementi accessori: le circostanze. Queste possono essere aggravanti, se aumentano la gravità del reato, o attenuanti, se la diminuiscono. Il delicato processo di valutazione di questi elementi è noto come giudizio di comparazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 36078/2025, offre un importante chiarimento su come questo bilanciamento debba essere effettuato, specialmente a seguito di un annullamento con rinvio.

Il Caso: Dalla Condanna al Doppio Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di rapina pluriaggravata e per violazioni in materia di armi. La sua condanna era appesantita dalla recidiva reiterata, specifica e nel quinquennio.

Un primo ricorso in Cassazione aveva portato all’annullamento con rinvio della sentenza d’appello. Il motivo? La Corte non aveva valutato correttamente la possibile prevalenza di un’attenuante (il danno di lieve entità) sulla recidiva, alla luce di una sentenza della Corte Costituzionale (n. 141/2023) che aveva rimosso un precedente divieto normativo.

Tornato il caso alla Corte d’appello, questa ha confermato la condanna, operando un nuovo bilanciamento. L’imputato ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando che i giudici del rinvio non si fossero attenuti alle indicazioni ricevute e avessero errato nel loro nuovo giudizio.

Il Giudizio di Comparazione dopo la Sentenza della Consulta

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’appello, in sede di rinvio, avrebbe dovuto limitarsi a confrontare l’attenuante del danno lieve solo con la recidiva, come a suo dire indicato dalla Cassazione. Invece, i giudici avevano effettuato una valutazione globale, considerando anche le altre aggravanti presenti (uso di armi, vittima ultrasessantacinquenne).

La Suprema Corte ha respinto questa tesi, chiarendo un punto fondamentale del giudizio di comparazione. La precedente sentenza di annullamento non aveva imposto di limitare il bilanciamento alla sola recidiva. Aveva, invece, rimosso un ostacolo legale (la previsione dell’art. 69, quarto comma, cod. pen., dichiarata incostituzionale) che impediva all’attenuante di prevalere sulla recidiva qualificata. Una volta caduto tale divieto, il giudice del rinvio è tornato ad avere piena discrezionalità e ha correttamente applicato la disciplina ordinaria, che impone una valutazione complessiva di tutte le circostanze del caso concreto.

I Limiti della Valutazione in Sede di Legittimità

L’imputato contestava anche che la Corte d’appello avesse di fatto negato la sussistenza dell’attenuante del danno lieve, definendolo non “irrisorio”. Anche su questo punto, la Cassazione è netta.

Le motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ribadito che il bilanciamento tra circostanze costituisce un giudizio di fatto, riservato al giudice di merito. La Corte d’appello non ha escluso l’attenuante, ma ha semplicemente ritenuto che, nel quadro complessivo, il suo peso non fosse tale da prevalere sulle significative aggravanti contestate. Questa valutazione è censurabile in Cassazione solo se frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Le ulteriori censure, relative a una presunta errata valutazione dei fatti, sono state ritenute un tentativo di ottenere dalla Cassazione una nuova analisi del merito, attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio cardine del diritto penale: la discrezionalità del giudice di merito nel giudizio di comparazione è ampia. Una volta rimosso un vincolo normativo da parte della Corte Costituzionale, il giudice non è tenuto a interpretazioni restrittive ma deve riesaminare il caso applicando le regole generali, che prevedono una ponderazione globale di tutti gli elementi positivi e negativi della condotta. Il controllo della Cassazione rimane confinato alla logicità e coerenza della motivazione, senza poter entrare nel merito della scelta effettuata dal giudice.

Come deve comportarsi il giudice di rinvio dopo un annullamento della Cassazione relativo al bilanciamento delle circostanze?
Se l’annullamento è dovuto alla rimozione di un divieto di legge (come nel caso di una norma dichiarata incostituzionale), il giudice di rinvio deve applicare la disciplina ordinaria, procedendo a una valutazione complessiva e comparativa di tutte le circostanze aggravanti e attenuanti presenti, senza limitarsi ai soli aspetti toccati dalla sentenza di annullamento.

La valutazione del giudice sul peso di un’attenuante può essere contestata in Cassazione?
No, non nel merito. La decisione su quanto un’attenuante (come il danno di lieve entità) incida rispetto alle aggravanti è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione che la sostiene è manifestamente illogica o arbitraria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza delle doglianze. La Corte di Cassazione ha ritenuto che le argomentazioni del ricorrente fossero errate in diritto (sull’ambito del giudizio di rinvio) e mirassero a una rivalutazione dei fatti, attività non consentita in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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