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Giudizio di comparazione: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per traffico internazionale di stupefacenti, specificamente riguardo al giudizio di comparazione tra circostanze. La Corte ha riscontrato un vizio di manifesta illogicità nella motivazione della Corte d’Appello, che non aveva adeguatamente individualizzato la valutazione del contributo dei singoli imputati, basando la decisione solo sul comportamento processuale. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame su questo punto.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio di Comparazione nel Narcotraffico: L’Analisi della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema cruciale del diritto penale: il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti. Il caso, relativo a un vasto traffico internazionale di stupefacenti, offre spunti fondamentali su come i giudici debbano bilanciare i diversi elementi per arrivare a una pena equa, specialmente quando gli imputati forniscono diversi livelli di collaborazione.

Il Contesto: Un Vasto Traffico Internazionale di Stupefacenti

L’indagine ha smantellato un’organizzazione dedita all’importazione di ingenti quantitativi di cocaina dalla Repubblica Dominicana. Lo stupefacente veniva abilmente occultato all’interno di pallet contenenti pellame, sfruttando come copertura l’attività commerciale di uno degli imputati. Le forze dell’ordine, attraverso pedinamenti, geolocalizzatori e telecamere, sono riuscite a ricostruire il modus operandi del gruppo, culminato con l’arresto in flagranza e il sequestro di centinaia di chilogrammi di cocaina.

Nei primi due gradi di giudizio, tutti gli imputati sono stati condannati. Tuttavia, il trattamento sanzionatorio è stato differenziato: a uno degli organizzatori, che ha fornito dichiarazioni collaborative, sono state concesse le attenuanti generiche con un giudizio di prevalenza sull’aggravante dell’ingente quantità. Agli altri coimputati, invece, le stesse attenuanti sono state valutate solo in equivalenza, portando a una pena più severa.

I Motivi del Ricorso e il Giudizio di Comparazione

La difesa degli imputati che hanno ricevuto la pena più aspra ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente un’errata applicazione dell’art. 69 del codice penale, che regola proprio il giudizio di comparazione tra circostanze eterogenee.

I punti chiave del ricorso erano:

1. Disparità di Trattamento: La difesa ha sostenuto che la collaborazione dell’imputato ‘privilegiato’ non fosse stata così determinante come ritenuto dai giudici di merito, mentre le confessioni degli altri ricorrenti, seppur diverse, non erano state adeguatamente valorizzate.
2. Mancata Valutazione delle Condotte Riparative: Due degli imputati avevano versato una cospicua somma a una comunità terapeutica, un gesto che, secondo la difesa, doveva essere considerato ai fini di un’attenuante, ma che era stato ritenuto irrilevante.
3. Ruolo Marginale: Per un altro imputato, si contestava il mancato riconoscimento di un ruolo di minima importanza, sostenendo fosse solo uno ‘strumento in mano altrui’ con una consapevolezza limitata dei fatti.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno evidenziato un vizio di ‘manifesta illogicità’ nel ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima, nel decidere il bilanciamento delle circostanze, si era concentrata quasi esclusivamente sul comportamento processuale degli imputati, ovvero sulle dichiarazioni rese.

Secondo la Cassazione, questo approccio è riduttivo. Il giudizio di comparazione deve essere più ampio e personalizzato. I giudici di merito avrebbero dovuto fornire un ‘ragionamento individualizzante’ per ciascun ricorrente, tenendo conto non solo della collaborazione processuale, ma anche di altri fattori, come le condotte riparative (il versamento alla comunità) che, pur non integrando un’attenuante specifica in questo contesto, erano state precedentemente menzionate come elemento positivo.

In sostanza, la Corte ha censurato il fatto che la valutazione si fosse basata su un presupposto unico (la collaborazione) per tutti, senza differenziare e ponderare il ‘peso’ specifico delle azioni di ciascuno all’interno del quadro criminoso e processuale. È stato ritenuto illogico aver evidenziato il maggior ‘peso’ dell’attenuante per l’imputato collaborante, quando l’aggravante dell’ingente quantità era la medesima per tutti. La sentenza di merito non ha spiegato come questa aggravante sia stata soppesata diversamente per ciascun imputato.

La Corte ha invece rigettato gli altri motivi, confermando che la donazione non integrava l’attenuante della riparazione del danno in materia di stupefacenti e che il ruolo del ‘corriere’ non era affatto marginale, essendo determinante per il trasporto della droga.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto del giudizio di comparazione delle circostanze. Ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna per un nuovo giudizio. Questo nuovo giudizio dovrà riesaminare il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti, fornendo una motivazione più completa, logica e soprattutto individualizzata, che tenga conto di tutti gli elementi rilevanti per ciascun imputato. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la determinazione della pena non può essere un processo meccanico, ma richiede una valutazione attenta e personalizzata della condotta complessiva del reo.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza sul punto del giudizio di comparazione tra circostanze?
Perché ha riscontrato un vizio di ‘manifesta illogicità’ nella motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva basato il suo giudizio quasi esclusivamente sul comportamento processuale degli imputati, senza fornire un ragionamento individualizzato che tenesse conto di tutti gli elementi, come le condotte riparative, e senza spiegare come l’aggravante dell’ingente quantità, comune a tutti, fosse stata soppesata in modo differente per ciascuno.

Una donazione a una comunità terapeutica è sufficiente per ottenere l’attenuante della riparazione del danno nel reato di spaccio?
No. Secondo la sentenza, nei reati in materia di stupefacenti, tale attenuante (art. 62 n. 6 c.p.) non è applicabile tramite una semplice donazione. Il riconoscimento dell’attenuante richiederebbe un’azione che elida o ridimensioni il danno o il pericolo specifico causato dall’immissione della droga sul mercato, cosa che una donazione generica non fa.

Per l’aggravante dell’ingente quantità, è necessario che il correo conosca l’esatto peso della droga?
No. La Corte ha ribadito che per l’applicazione dell’aggravante è sufficiente la ‘generica consapevolezza’ derivante da elementi oggettivi, come la necessità di predisporre nell’auto un vano di rilevanti dimensioni per nascondere la sostanza. Non è richiesta la conoscenza precisa del quantitativo trasportato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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