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Giudice onorario: quando la sua presenza è legittima

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per rapina ed estorsione. Il punto centrale della sentenza riguarda la legittimità della composizione del collegio di primo grado, che includeva un giudice onorario. La Corte ha stabilito che la riforma del 2017, che vieta l’impiego di giudici onorari per reati gravi, non si applica ai procedimenti in cui l’azione penale era già stata esercitata prima della sua entrata in vigore, grazie a una specifica norma transitoria. Sono stati respinti anche gli altri motivi di ricorso, inclusi quelli sull’uso delle dichiarazioni testimoniali e sulla mancata concessione delle attenuanti.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice Onorario nel Collegio Penale: la Cassazione fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9913 del 2024, ha affrontato una questione di cruciale importanza procedurale: la legittimità della partecipazione di un giudice onorario a un collegio giudicante in materia penale per reati di particolare gravità. La pronuncia offre un’analisi dettagliata della disciplina transitoria introdotta dalla riforma della magistratura onoraria del 2017, confermando la validità di una sentenza di primo grado altrimenti a rischio di nullità. Questo caso permette di approfondire non solo le regole sulla composizione del giudice, ma anche altri principi cardine del processo penale, come l’utilizzo delle contestazioni ai testimoni smemorati.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Lecce per i reati di rapina aggravata ed estorsione. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, dichiarando prescritto il delitto di lesioni volontarie ma confermando nel resto la responsabilità penale dell’imputato, rideterminando la pena.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, affidandosi a quattro distinti motivi volti a scardinare la decisione dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso: Quattro Pilastri di Critica

La difesa ha articolato il proprio ricorso su quattro argomenti principali, ciascuno mirato a un diverso aspetto della sentenza impugnata.

La Composizione del Collegio con il Giudice Onorario

Il primo e più rilevante motivo di ricorso riguardava un vizio procedurale che, secondo la difesa, avrebbe inficiato l’intero processo fin dal primo grado. Si contestava l’illegittima composizione del collegio giudicante del Tribunale, integrato per tutta la durata del giudizio da un giudice onorario. Secondo il ricorrente, tale presenza violava l’art. 43 bis del D.P.R. 12/1941, rendendo la sentenza nulla.

L’Utilizzo delle Dichiarazioni Precedenti (Contestazioni)

Con il secondo motivo, la difesa lamentava la violazione dell’art. 500 del codice di procedura penale. A suo dire, il giudice di merito avrebbe abusato dell’istituto delle contestazioni, utilizzando le dichiarazioni rese dai testimoni in fase di indagini non per testarne la credibilità, ma per sopperire ai loro vuoti di memoria in dibattimento, trasformando uno strumento di verifica in una fonte di prova diretta.

La Qualificazione Giuridica dei Reati

Il terzo motivo si concentrava sulla ricostruzione dei fatti e sulla loro qualificazione giuridica. L’imputato sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel confermare la sua responsabilità per rapina ed estorsione, valorizzando in modo selettivo le dichiarazioni della persona offesa e omettendo di riqualificare i fatti nel meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.).

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, il quarto motivo criticava la decisione della Corte di non concedere le attenuanti generiche, sostenendo che la motivazione fosse insufficiente e non avesse tenuto conto di tutti gli elementi a favore dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, ritenendoli infondati. Sul punto cruciale della composizione del collegio, i giudici hanno chiarito che la questione della nullità era infondata alla luce della disciplina transitoria. La riforma del 2017 (D.Lgs. 116/2017), che ha introdotto il divieto di destinare il giudice onorario a comporre collegi per reati gravi, prevede un’eccezione fondamentale nell’art. 30, comma 6. Tale norma stabilisce che il divieto non si applica ai procedimenti in cui, alla data di entrata in vigore della riforma (15 agosto 2017), era già stata esercitata l’azione penale. Poiché nel caso di specie l’azione penale era precedente a tale data, la composizione del collegio con il giudice onorario era pienamente legittima, escludendo qualsiasi ipotesi di nullità.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui le contestazioni sono uno strumento legittimo per ausiliare la memoria del teste. Se il testimone, pur non ricordando i dettagli, conferma la veridicità delle dichiarazioni rese in precedenza, queste entrano a far parte del materiale probatorio utilizzabile per la decisione.

Per quanto riguarda la ricostruzione dei fatti, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse operato una valutazione logica e coerente delle prove, in particolare delle dichiarazioni delle persone offese, la cui credibilità era stata attentamente vagliata. Correttamente era stata esclusa la derubricazione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni, mancando il presupposto di una pretesa lecita e giudizialmente azionabile.

Infine, sul diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha giudicato la motivazione della Corte d’Appello adeguata e non contraddittoria, in quanto fondata sulla gravità dei fatti, caratterizzati da violenza gratuita e protratta nel tempo. Il giudice di merito, nel motivare tale diniego, non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole, ma è sufficiente che indichi quelli ritenuti decisivi.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida importanti principi di diritto processuale penale. In primo luogo, definisce con chiarezza l’ambito di applicazione temporale delle nuove norme sulla magistratura onoraria, salvaguardando i processi già in corso al momento della riforma. In secondo luogo, riafferma la corretta funzione dell’istituto delle contestazioni, bilanciando il diritto alla prova con il principio del contraddittorio. La decisione della Corte di Cassazione, respingendo il ricorso, ha confermato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria.

Quando è legittima la presenza di un giudice onorario in un collegio che giudica reati gravi?
La sua presenza è legittima per i procedimenti penali in cui l’azione penale era già stata esercitata prima del 15 agosto 2017, data di entrata in vigore della riforma della magistratura onoraria (D.Lgs. 116/2017). La disciplina transitoria contenuta nell’art. 30, comma 6, di tale decreto esclude per questi casi il divieto di destinazione dei giudici onorari ai collegi che trattano reati gravi.

È possibile usare le dichiarazioni rese da un testimone durante le indagini se in aula dice “non ricordo”?
Sì, è possibile. La giurisprudenza costante ammette che, a seguito di una contestazione (la lettura delle precedenti dichiarazioni), se il testimone conferma che quanto dichiarato in precedenza corrisponde al vero, tali dichiarazioni possono essere legittimamente acquisite e utilizzate dal giudice come prova, anche se il teste non ricorda più i dettagli in dibattimento.

Perché la Corte ha negato le attenuanti generiche all’imputato?
La Corte ha negato le attenuanti generiche a causa della particolare gravità dei fatti contestati. La motivazione si è basata sulla violenza gratuita e a tratti efferata che ha caratterizzato le condotte, le quali si sono protratte per un lungo arco di tempo. Secondo la Corte, questi elementi negativi erano prevalenti e decisivi rispetto a qualsiasi altro elemento favorevole all’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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