LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Giudice onorario: quando è valida la sua presenza?

Una società immobiliare ricorre contro un sequestro conservativo, contestando la presenza di un giudice onorario nel collegio. La Cassazione chiarisce che la capacità del giudice si valuta secondo la legge in vigore al momento dell’assegnazione del processo, respingendo il ricorso e confermando il principio del *tempus regit actum*.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice Onorario e Processo Penale: la Cassazione fa chiarezza sulla validità del collegio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’interessante questione di procedura penale: cosa succede se, a processo già iniziato, una nuova legge modifica le regole sulla composizione del collegio giudicante, escludendo la presenza del giudice onorario per certi reati? La risposta della Corte si fonda sul principio del tempus regit actum e sull’esigenza di tutelare la stabilità e la ragionevole durata del processo. Analizziamo insieme questo importante caso.

I fatti di causa

Una società immobiliare, citata come responsabile civile in un procedimento penale per reati di associazione a delinquere e abusi edilizi, si è vista imporre un sequestro conservativo su richiesta di una parte civile. Quest’ultima, acquirente di due immobili risultati abusivi, aveva chiesto un risarcimento danni per circa 500.000 euro. Il Tribunale aveva concesso il sequestro fino a 300.000 euro, ravvisando il periculum in mora nel fatto che la società stesse vendendo alcuni suoi beni a un’altra azienda riconducibile ai familiari dell’amministratore.

Contro questa ordinanza, la società ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse eccezioni di natura procedurale e di merito.

I motivi del ricorso e il ruolo del giudice onorario

Il ricorso della società si basava principalmente su tre argomenti:

1. Nullità del provvedimento: La difesa sosteneva che il collegio del Tribunale che aveva emesso l’ordinanza fosse illegittimamente composto a causa della presenza di un giudice onorario. Una nuova legge, entrata in vigore dopo l’inizio del processo, aveva infatti ampliato l’elenco dei reati per i quali è esclusa la partecipazione dei giudici onorari, includendone uno contestato nel procedimento principale. Secondo la ricorrente, ciò determinava una nullità assoluta per incapacità del giudice.
2. Mancanza di correlazione: Si contestava l’assenza di un nesso diretto tra la richiesta di risarcimento e i reati specifici per cui si procedeva, sostenendo che la questione della legittimità della parte civile non fosse stata adeguatamente vagliata.
3. Insussistenza del periculum in mora: La società affermava la propria solidità patrimoniale e la legittimità delle operazioni di vendita, negando qualsiasi intento di spogliarsi dei beni per sottrarsi alle obbligazioni creditorie.

La questione della capacità del giudice onorario

Il punto cruciale del ricorso riguardava la “capacità relativa” del giudice. La tesi della difesa era che la modifica legislativa, intervenuta durante il processo, dovesse rendere immediatamente illegittima la composizione del collegio. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione, fornendo una spiegazione dettagliata e fondata su principi costituzionali.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni per ciascun motivo di doglianza.

Sul primo motivo: la legittima composizione del collegio

La Corte ha stabilito che la capacità del giudice e la legittimità della composizione del collegio devono essere valutate secondo la legge in vigore al momento dell’assegnazione del processo al giudice. Questo si basa sul principio del tempus regit actum. Una legge successiva che modifica i criteri di composizione non può avere effetto retroattivo su atti processuali già validamente compiuti.

I giudici hanno spiegato che tale regola è coerente con i principi costituzionali di precostituzione del giudice naturale, immutabilità del giudice e ragionevole durata del processo. Consentire a una modifica normativa di invalidare retroattivamente la composizione di un collegio creerebbe incertezza e ritardi inaccettabili. Pertanto, poiché al momento dell’assegnazione del processo la presenza del giudice onorario era pienamente legittima, tale legittimità si conserva fino alla fine del procedimento.

Sul secondo e terzo motivo: i limiti del riesame

La Cassazione ha dichiarato inammissibili le altre censure. Ha ribadito un principio consolidato: il procedimento di riesame di una misura cautelare reale, come il sequestro conservativo, ha un ambito di cognizione limitato. Non può essere utilizzato per contestare la legittimità della costituzione di parte civile o la sussistenza dei presupposti per la citazione del responsabile civile. Tali questioni sono di competenza del giudice del merito e possono essere sollevate solo in quella sede e, successivamente, con l’impugnazione della sentenza.

L’analisi del riesame deve concentrarsi esclusivamente sulla verifica del fumus boni iuris e del periculum in mora. Riguardo al fumus, una volta che è stato emesso il decreto che dispone il giudizio, la fondatezza dell’accusa si presume ai fini cautelari. Per quanto riguarda il periculum, la valutazione del Tribunale, basata su specifici elementi indiziari (vendita di immobili, presenza di altri creditori), è stata ritenuta logica e sufficientemente motivata, e come tale non sindacabile in sede di legittimità.

Le conclusioni

La sentenza in esame offre un importante chiarimento sul principio tempus regit actum applicato alle norme sull’ordinamento giudiziario. La capacità del giudice, anche quella “specifica” o “relativa” legata alla tipologia di reato, si cristallizza al momento dell’assegnazione del processo. Le modifiche legislative successive non possono travolgere gli atti già compiuti, garantendo così la certezza del diritto e la stabilità dei procedimenti in corso. La decisione riafferma inoltre i confini netti del giudizio di riesame delle misure cautelari reali, che non può trasformarsi in un’anticipazione del giudizio di merito.

Cosa succede se cambia la legge sulla composizione del collegio giudicante a processo già iniziato?
La composizione del collegio resta valida. Secondo la Corte di Cassazione, si applica il principio tempus regit actum: la legittimità della composizione si valuta in base alla legge in vigore al momento dell’assegnazione del processo al giudice, e tale composizione rimane valida fino alla definizione del procedimento, anche se una legge successiva introduce nuovi divieti.

È possibile contestare la legittimità della costituzione di parte civile durante il riesame di un sequestro?
No. La Corte ha chiarito che il procedimento di riesame avverso un sequestro conservativo non è la sede per contestare la legittimità della costituzione di parte civile o della citazione del responsabile civile. Tali questioni sono decise nel corso del giudizio di merito e possono essere impugnate solo unitamente alla sentenza finale.

Come viene valutato il ‘fumus boni iuris’ in un sequestro richiesto da una parte civile che non è la persona offesa dal reato?
Anche se l’emissione del decreto che dispone il giudizio cristallizza il fumus delicti (la parvenza del reato), nel caso di una richiesta di sequestro da parte del solo danneggiato (e non della persona offesa), il giudice deve comunque effettuare una verifica sulla non manifesta infondatezza della pretesa risarcitoria. Deve cioè valutare, in via sommaria, che la richiesta di risarcimento appaia plausibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati