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Giudice dell’esecuzione: no a nuovo contraddittorio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro la revoca della sospensione condizionale della pena. Si stabilisce che il giudice dell’esecuzione può acquisire atti dal fascicolo di cognizione senza la necessità di un nuovo contraddittorio, poiché l’intero fascicolo è già a sua disposizione. Il ricorso è stato giudicato in palese contrasto con la giurisprudenza consolidata.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudice dell’esecuzione: i poteri istruttori e il principio del contraddittorio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale, chiarendo i poteri del giudice dell’esecuzione e i limiti del principio del contraddittorio in questa fase. La decisione sottolinea come l’esigenza di celerità ed efficienza possa bilanciarsi con le garanzie difensive. Il caso riguardava un ricorso contro la revoca della sospensione condizionale della pena, basato sulla presunta violazione del diritto di difesa.

I fatti del caso

Il ricorrente si era visto revocare il beneficio della sospensione condizionale della pena concesso in due precedenti sentenze definitive. La prima, del 2014, riguardava reati di ricettazione e violazione del diritto d’autore. La seconda, del 2015, concerneva un reato in materia di stupefacenti. La Corte di Appello di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva revocato il beneficio a seguito della seconda condanna, come previsto dalla legge.

Il motivo del ricorso: una presunta violazione del contraddittorio

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un vizio procedurale. A suo dire, il giudice dell’esecuzione avrebbe violato il principio del contraddittorio. Dopo essersi riservato per la decisione, il giudice aveva disposto d’ufficio l’acquisizione del fascicolo del giudizio di merito per verificare se la causa ostativa alla concessione del beneficio fosse già nota al momento della seconda condanna. Questa acquisizione, secondo la difesa, sarebbe dovuta avvenire informando le parti e consentendo loro di interloquire sul punto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione e i poteri del giudice dell’esecuzione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa in “palese contrasto con il dato normativo e con la consolidata giurisprudenza di legittimità”.
La decisione si fonda su un principio di diritto chiaro: nel procedimento di esecuzione, l’acquisizione di atti, anche in copia, dal procedimento di cognizione non richiede un nuovo contraddittorio tra le parti. La ragione è semplice: l’intero fascicolo del procedimento di cognizione è già considerato nella piena disponibilità del giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo, quindi, non compie un’attività istruttoria “nuova”, ma si limita a consultare atti che fanno già parte del compendio processuale a sua disposizione.
La Corte ha richiamato una propria precedente pronuncia (Sez. 3, n. 36363 del 21/05/2021) che aveva già consolidato questo orientamento, confermando la correttezza dell’operato del giudice di Napoli.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce l’ampiezza dei poteri del giudice dell’esecuzione nella gestione della fase post-decisionale. Viene chiarito che il principio del contraddittorio, pur fondamentale, non si applica in modo assoluto all’attività di mera acquisizione documentale di atti già noti e disponibili. Questa pronuncia consolida un orientamento che mira a snellire la procedura esecutiva, evitando inutili formalismi quando non vengono lese le garanzie sostanziali della difesa. Di conseguenza, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

Può il giudice dell’esecuzione acquisire atti di un processo senza avvisare le parti?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’acquisizione di atti del procedimento di cognizione non richiede l’instaurazione di un nuovo contraddittorio, poiché l’intero fascicolo è già considerato nella disponibilità del giudice dell’esecuzione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le argomentazioni presentate erano in palese contrasto con la normativa e con la consolidata giurisprudenza di legittimità sul tema dei poteri del giudice dell’esecuzione.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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