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Gioco d’azzardo: quando il Mahjong è reato?

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per esercizio di gioco d’azzardo legata al gioco del Mahjong. Secondo la Corte, per configurare il reato non è sufficiente una generica descrizione del gioco, ma è necessaria una prova rigorosa che dimostri, nel caso concreto, la predominanza dell’aleatorietà sulla abilità e l’effettiva finalità di lucro. La sentenza è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su prove concrete e non sulla ‘scienza privata’ del giudice.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gioco d’Azzardo e Mahjong: Quando un Gioco Diventa Reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15869 del 2025, interviene su un tema delicato: la qualificazione del gioco d’azzardo. La pronuncia chiarisce che per condannare il gestore di un circolo dove si pratica il Mahjong non è sufficiente affermare genericamente la natura aleatoria del gioco. È indispensabile una prova concreta e specifica, acquisita nel contraddittorio tra le parti, che dimostri la sussistenza di tutti gli elementi del reato.

I Fatti del Caso

Il presidente di un’associazione di promozione sociale era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 718 del codice penale. L’accusa era quella di aver gestito una bisca clandestina all’interno dei locali dell’associazione, agevolando il gioco d’azzardo, nello specifico il Mahjong. La condanna prevedeva una pena di tre mesi di arresto e 300 euro di ammenda.

I Motivi del Ricorso e la definizione di gioco d’azzardo

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di motivazione. In particolare, si contestava che i giudici di merito avessero definito il Mahjong come gioco d’azzardo basandosi sulla loro ‘scienza privata’, senza un’adeguata istruttoria dibattimentale. Non era stata effettuata alcuna perizia tecnica per analizzare le regole del gioco e il peso effettivo della fortuna rispetto all’abilità del giocatore. Inoltre, si contestava la responsabilità dell’imputato, sostenendo che non vi fosse prova della sua consapevolezza che nel circolo si giocasse con denaro.

Cosa dice la legge?

Per comprendere la decisione, è fondamentale richiamare la definizione di gioco d’azzardo fornita dal codice penale. L’art. 721 c.p. stabilisce che un gioco è d’azzardo quando ricorrono due condizioni cumulative:
1. Il fine di lucro: si gioca per vincere una somma di denaro o un’altra utilità economica.
2. L’aleatorietà: la vincita o la perdita sono ‘interamente o quasi’ dipendenti dalla sorte, e non dall’abilità del giocatore.
La giurisprudenza ha precisato che l’abilità del giocatore deve assumere un ruolo minimo o irrilevante rispetto alla fortuna.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata. La motivazione dei giudici di merito è stata ritenuta insufficiente e assertiva. I giudici avevano descritto sinteticamente il Mahjong come un gioco da tavolo che, oltre ad abilità e calcolo, richiede una componente di aleatorietà, concludendo che si trattasse di gioco d’azzardo. Tuttavia, non avevano indicato su quali prove si basasse tale conclusione.

La Cassazione sottolinea che gli elementi raccolti durante l’irruzione delle forze dell’ordine – due tavoli con le tessere del Mahjong, la somma di 100 euro trovata su un tavolino adiacente e la reazione dei presenti – non sono sufficienti a provare il reato. Mancava la prova cruciale:
* Le concrete modalità di svolgimento del gioco: non è stato accertato come si stesse giocando in quella specifica occasione.
* Il nesso tra il denaro e il gioco: non è stato provato che i 100 euro costituissero la posta in gioco, dato che non si trovavano sul tavolo da gioco.

In sostanza, il giudice non può sostituire l’accertamento probatorio con la propria conoscenza personale. È necessario dimostrare, caso per caso e attraverso prove acquisite nel processo, che il gioco praticato risponda ai requisiti di aleatorietà e fine di lucro previsti dalla legge.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Firenze. Il nuovo giudice dovrà verificare, sulla base degli elementi istruttori, se nel circolo si stesse effettivamente giocando d’azzardo. Sarà necessario un accertamento specifico sulla presenza della componente aleatoria nel modo in cui il Mahjong veniva giocato e sull’effettiva esistenza di un fine di lucro. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: una condanna penale richiede prove certe e rigorose, non mere supposizioni o la generica classificazione di un’attività ludica.

Un giudice può stabilire che un gioco come il Mahjong è d’azzardo basandosi sulla propria conoscenza personale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la natura di un gioco come d’azzardo deve essere provata attraverso elementi acquisiti nel corso del dibattimento. Il giudice non può basare la sua decisione sulla propria ‘scienza privata’, ma deve fondarla su prove concrete che dimostrino l’aleatorietà e il fine di lucro nel caso specifico.

Per configurare il reato di gioco d’azzardo è sufficiente trovare del denaro vicino a un tavolo da gioco?
No. La sentenza chiarisce che la sola presenza di denaro in prossimità dell’area di gioco (in questo caso, su un tavolo ‘attiguo’) non è sufficiente a provare che quella somma costituisca la posta in gioco. È necessario dimostrare un collegamento diretto ed effettivo tra il denaro e l’attività ludica in corso.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna e ha disposto un nuovo processo d’appello (annullamento con rinvio). Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso e accertare, sulla base di prove concrete, se le modalità specifiche con cui si svolgeva il gioco del Mahjong integrassero effettivamente il reato di esercizio di gioco d’azzardo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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