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Gestione illecita di rifiuti: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante la gestione illecita di rifiuti speciali e pericolosi. L’ordinanza conferma la condanna, respingendo le censure sulla classificazione dei rifiuti e sulla confisca di un veicolo non di proprietà degli imputati, condannandoli al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gestione Illecita di Rifiuti: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

L’ordinanza in esame offre importanti chiarimenti sulla gestione illecita di rifiuti e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in Cassazione. La Suprema Corte ha esaminato il caso di due soggetti condannati per trasporto e scarico di rifiuti speciali e pericolosi, confermando la decisione della Corte d’Appello e dichiarando i loro ricorsi inammissibili per diversi motivi, sia di merito che procedurali.

I Fatti del Caso

Due persone venivano condannate nei gradi di merito per aver trasportato e scaricato illegalmente rifiuti classificati come speciali e pericolosi. Nello specifico, si trattava di imballaggi in plastica, materiali da costruzione a base di gesso e imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose. Inoltre, veniva loro contestata la realizzazione di una discarica abusiva, in violazione dell’articolo 256 del D.Lgs. 152/2006.

Avverso la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Gestione Illecita di Rifiuti

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre argomenti principali, tutti ritenuti infondati dalla Suprema Corte.

### La Classificazione dei Rifiuti e la Natura del Reato

Il primo motivo contestava la violazione dell’art. 256 del D.Lgs. 152/2006, sostenendo un’errata classificazione dei rifiuti. I ricorrenti ritenevano che i materiali non fossero né speciali né pericolosi. La Cassazione ha respinto questa censura, qualificandola come una contestazione di fatto, già adeguatamente valutata e motivata dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente ribadito che, per quanto riguarda il reato di discarica abusiva, esso si consuma con la semplice realizzazione dell’area di scarico, a prescindere dal verificarsi di un danno ambientale immediato.

### La Genericità delle Censure sulla Pena

Con il secondo motivo, i ricorrenti lamentavano l’eccessività della pena inflitta, il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la mancata concessione della sospensione condizionale. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile perché ritenuto generico, ovvero privo di specifiche argomentazioni di fatto e di diritto che potessero sostenerlo efficacemente.

### La Confisca del Mezzo: la Carenza di Interesse

Il terzo motivo riguardava la confisca del veicolo utilizzato per il trasporto dei rifiuti. La Corte ha dichiarato inammissibile anche questa doglianza per ‘carenza di interesse’. Dalla sentenza impugnata emergeva, infatti, che il veicolo non era di proprietà degli imputati, ma di un terzo soggetto. Di conseguenza, i ricorrenti non avevano un interesse giuridicamente tutelato a contestare il provvedimento di confisca.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di tutti i motivi di ricorso. Il primo motivo è stato rigettato perché mirava a una rivalutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità, dove la Corte si pronuncia solo sulla corretta applicazione della legge. La Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione logica e coerente sulla classificazione dei rifiuti e sulla consumazione del reato di gestione illecita di rifiuti.

Il secondo motivo è stato considerato inammissibile per la sua indeterminatezza, non essendo supportato da argomentazioni specifiche. Infine, il terzo motivo è stato respinto per un difetto di legittimazione attiva: non essendo i proprietari del veicolo, gli imputati non potevano impugnare la relativa confisca.

A fronte dell’inammissibilità dei ricorsi, e non ravvisando un’assenza di colpa nella loro proposizione, la Corte ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce principi fondamentali in materia di reati ambientali e di diritto processuale penale. In primo luogo, conferma che il reato di discarica abusiva è un reato di pericolo, che si perfeziona con la sola condotta illecita, senza che sia necessario un danno effettivo all’ambiente. In secondo luogo, sottolinea l’importanza di formulare ricorsi specifici e ben argomentati, poiché la genericità delle censure porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Infine, chiarisce che per poter contestare un provvedimento, come la confisca, è necessario avere un interesse diretto e concreto, quale quello derivante dal diritto di proprietà sul bene.

Quando si perfeziona il reato di discarica abusiva?
Il reato di discarica abusiva, secondo l’ordinanza, si consuma con la semplice realizzazione della stessa, a prescindere dal verificarsi immediato di un danno ambientale.

Perché un ricorso generico sulla pena viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso che lamenta l’eccessività della pena senza fornire specifiche argomentazioni di fatto e di diritto a sostegno della richiesta è considerato generico e, pertanto, inammissibile.

È possibile contestare la confisca di un bene se non se ne è proprietari?
No, la Corte ha stabilito che non si ha interesse a ricorrere (c.d. ‘carenza di interesse’) contro la confisca di un bene se non si è il proprietario dello stesso, in quanto la decisione non inciderebbe sulla propria sfera giuridica patrimoniale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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