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Furto tentato in supermercato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per furto tentato in un supermercato. L’imputato sosteneva l’impossibilità del reato a causa della costante videosorveglianza. La Corte ha ribadito che la sorveglianza, pur permettendo un intervento per bloccare l’azione, non rende il reato impossibile ai sensi dell’art. 49 c.p., poiché l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e valutata ex ante. Di conseguenza, la sottrazione di merce sotto l’occhio delle telecamere integra pienamente il delitto di furto tentato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Tentato al Supermercato: La Videosorveglianza Non Esclude il Reato

Il furto tentato nei supermercati è un fenomeno diffuso, spesso contrastato da sistemi di videosorveglianza sempre più sofisticati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione giuridica cruciale: la presenza costante di telecamere che monitorano i clienti può trasformare un tentativo di furto in un ‘reato impossibile’, e quindi non punibile? La risposta della Suprema Corte è stata netta e conferma un orientamento consolidato.

Il Caso in Esame: Dalle Corsie del Supermercato alle Aule di Giustizia

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per furto tentato, confermata sia in primo grado che in appello. L’imputato aveva sottratto della merce all’interno di un supermercato, ma la sua azione era stata interamente monitorata dal sistema di videosorveglianza del negozio. Il personale, allertato, era quindi stato in grado di intervenire e bloccare il tentativo prima che si completasse. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico, ma significativo, motivo: la violazione dell’articolo 49, comma 2, del codice penale, che disciplina il cosiddetto ‘reato impossibile’.

La Tesi Difensiva: Può Esistere un Furto Tentato Sotto Sorveglianza?

Secondo la difesa, la costante sorveglianza rendeva l’azione del tutto inidonea a raggiungere il suo scopo. In altre parole, poiché ogni fase del tentativo di furto era osservata, il personale avrebbe potuto interromperla in qualsiasi istante, rendendo di fatto ‘impossibile’ la consumazione del reato. Questa situazione, secondo il ricorrente, doveva portare all’esclusione della punibilità, poiché l’evento dannoso (la perdita definitiva del bene da parte del proprietario) non avrebbe mai potuto verificarsi.

La Decisione della Cassazione sul Furto Tentato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno chiarito che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato le norme e i principi giurisprudenziali in materia. La presenza di un sistema di videosorveglianza non è sufficiente a rendere l’azione furtiva ‘assolutamente inidonea’, come richiesto dall’art. 49 c.p. per configurare il reato impossibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una distinzione fondamentale. Per aversi reato impossibile, l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta e originaria, valutata con un giudizio ex ante (la cosiddetta prognosi postuma), cioè riportandosi al momento in cui l’azione è stata compiuta. La sorveglianza, sebbene aumenti esponenzialmente il rischio per il ladro di essere scoperto, non elimina in astratto la possibilità che il furto venga portato a compimento. Il personale potrebbe distrarsi, il sistema potrebbe avere un malfunzionamento momentaneo, o l’agente potrebbe essere così abile da eludere i controlli fino all’uscita. La giurisprudenza citata dalla Corte (Cass. n. 11592/2010) è chiara: la sorveglianza che permette di monitorare e interrompere l’azione furtiva configura il furto tentato, non il reato impossibile. L’azione, infatti, è idonea a creare una situazione di pericolo per il bene giuridico tutelato, ovvero il patrimonio del proprietario della merce.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: la tecnologia di sicurezza, come la videosorveglianza, è uno strumento di prova e di deterrenza, ma la sua presenza non concede un’immunità a chi tenta di commettere un reato. La condotta di chi si impossessa di merce con l’intento di non pagarla, anche se osservato, costituisce un atto idoneo e diretto in modo non equivoco a commettere il delitto di furto. Pertanto, se l’azione non si conclude per l’intervento del personale allertato dalla sorveglianza, si configurerà pienamente il delitto di furto tentato. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Rubare in un supermercato con telecamere è considerato furto tentato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la sottrazione di merce in un’area monitorata da un sistema di videosorveglianza integra il reato di furto tentato, in quanto l’azione è comunque idonea a mettere in pericolo il bene giuridico protetto.

Perché la presenza di videosorveglianza non rende il furto un ‘reato impossibile’?
Perché, ai fini del reato impossibile secondo l’art. 49 c.p., l’inidoneità dell’azione deve essere assoluta. La sorveglianza rende solo più probabile l’interruzione del reato, ma non elimina in astratto la possibilità che questo venga consumato, quindi non rende l’azione assolutamente inidonea.

Qual è stata la decisione finale della Corte sul ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per furto tentato e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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