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Furto persona offesa anziana: quando è procedibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33203/2024, ha confermato la condanna per furto aggravato nei confronti di due imputati, chiarendo importanti principi. Il caso riguardava un furto ai danni di una donna di quasi ottanta anni. La Corte ha stabilito che, in caso di furto a persona offesa anziana e vulnerabile, il reato è procedibile d’ufficio, rendendo irrilevante la remissione della querela. Inoltre, ha ribadito che un risarcimento del danno solo parziale non è sufficiente per il riconoscimento della relativa attenuante.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto a persona offesa anziana: la querela non è sempre necessaria

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33203/2024) affronta un tema di grande attualità e rilevanza sociale: il furto a persona offesa anziana. La pronuncia chiarisce un aspetto fondamentale della procedibilità di questo reato, stabilendo che la particolare vulnerabilità della vittima può rendere il delitto perseguibile d’ufficio, anche se la querela viene ritirata. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

Il caso in esame

Due individui sono stati condannati in primo grado e in appello per un furto aggravato commesso ai danni di una donna di quasi ottanta anni. Il reato è stato perpetrato con l’inganno: i malviventi si sono finti carabinieri per poter raggirare la vittima, che viveva da sola. Durante il processo, la difesa ha sollevato diverse questioni, tra cui due di particolare interesse: la remissione della querela da parte della vittima e la richiesta di applicazione dell’attenuante per avvenuto risarcimento del danno.

Nonostante la vittima avesse ritirato la querela prima della sentenza di primo grado, i giudici di merito hanno proceduto ugualmente, confermando la condanna. Gli imputati hanno quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione.

La procedibilità nel furto a persona offesa anziana

Il punto centrale della sentenza riguarda la procedibilità del reato. A seguito della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), la regola generale per il reato di furto è la procedibilità a querela della persona offesa. Tuttavia, la legge prevede importanti eccezioni.

La Corte di Cassazione ha evidenziato come l’art. 624 del codice penale stabilisca che si procede d’ufficio quando la persona offesa è “incapace per età o per infermità”. I giudici hanno fornito un’interpretazione estensiva di questa norma.

L’interpretazione del concetto di “incapacità per età”

La Suprema Corte ha chiarito che l'”incapacità” legata all’età avanzata non deve essere intesa come una condizione patologica o una totale infermità mentale. Si tratta, piuttosto, di una condizione di peculiare “vulnerabilità” che rende la vittima più fragile e meno capace di opporre una difesa efficace. Nel caso specifico, l’età avanzata della donna (quasi ottant’anni), il fatto che vivesse sola e le modalità ingannevoli del reato (i finti carabinieri) sono stati considerati elementi sufficienti a dimostrare una condizione di minorata difesa, tale da giustificare la procedibilità d’ufficio.

Di conseguenza, la remissione della querela da parte della vittima è stata ritenuta irrilevante ai fini della prosecuzione dell’azione penale.

La valutazione sul risarcimento del danno

Un altro motivo di ricorso riguardava il mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.). Gli imputati sostenevano di aver versato una somma di 10.000 euro a titolo di ristoro prima dell’inizio del processo.

Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la linea dei giudici di merito. È stato ribadito un principio consolidato: per ottenere l’attenuante, il risarcimento deve essere “integrale ed effettivo”. Una riparazione solo parziale del danno subito dalla vittima non è sufficiente. Il giudice ha il potere e il dovere di valutare l’adeguatezza della somma offerta, indipendentemente da eventuali dichiarazioni di soddisfazione rilasciate dalla persona offesa. Nel caso di specie, la somma è stata ritenuta non congrua a coprire l’intero danno.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri principali. Il primo è la tutela rafforzata per le vittime vulnerabili. La procedibilità d’ufficio per il furto a persona offesa anziana mira a proteggere soggetti che, a causa della loro condizione, potrebbero non essere in grado di difendere i propri diritti o potrebbero essere indotti a ritirare una querela. La decisione della Corte interpreta la volontà del legislatore in senso protettivo, estendendo la nozione di “incapacità” a situazioni di fragilità concreta, valutate caso per caso.

Il secondo pilastro è il rigore nella valutazione delle circostanze attenuanti. Il risarcimento del danno, per poter ridurre la pena, deve rappresentare una riparazione completa e non un mero gesto simbolico. La Corte sottolinea l’autonomia del giudice nel valutare la congruità del ristoro, al di là degli accordi tra le parti, per garantire che l’attenuante risponda alla sua reale finalità riparatoria.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, rafforza la protezione penale per gli anziani e le altre categorie vulnerabili, confermando che lo Stato interviene d’ufficio quando la loro fragilità viene sfruttata per commettere reati. In secondo luogo, ribadisce che le vie per ottenere sconti di pena, come l’attenuante del risarcimento, sono subordinate a requisiti seri e non aggirabili, come l’integralità della riparazione del danno. Una decisione che bilancia la necessità di punire i colpevoli con l’esigenza di tutelare le fasce più deboli della popolazione.

Quando il reato di furto è procedibile d’ufficio anche se la vittima ritira la querela?
Il reato di furto è procedibile d’ufficio, e quindi la remissione di querela è inefficace, quando la persona offesa risulta “incapace per età o per infermità”. La Corte di Cassazione interpreta questa incapacità non solo come una condizione patologica, ma anche come una situazione di particolare vulnerabilità e minorata difesa, come nel caso di una persona molto anziana raggirata con modalità insidiose.

Un risarcimento parziale del danno è sufficiente per ottenere l’attenuante?
No. La Corte ha ribadito che per il riconoscimento della circostanza attenuante del risarcimento del danno, prevista dall’art. 62 n. 6 del codice penale, è necessario che il ristoro sia “integrale ed effettivo”. Un risarcimento solo parziale non è sufficiente, e il giudice ha il potere di valutarne la congruità in modo autonomo, anche in presenza di una dichiarazione di soddisfazione da parte della vittima.

Cosa significa il principio della “doppia conforme” citato nella sentenza?
Il principio della “doppia conforme” si applica quando sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno emesso sentenze di condanna concordanti sulla responsabilità dell’imputato. In questi casi, le due sentenze vengono considerate come un unico corpo decisionale, e le censure presentate in Cassazione, se si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, possono essere considerate generiche o infondate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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