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Furto per stato di necessità: quando non si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per furto di metano, sottratto dopo il distacco della fornitura per morosità. L’imputato invocava il furto per stato di necessità a causa della sua condizione di indigenza. La Corte ha ribadito che la difficoltà economica non integra la scriminante dello stato di necessità, la quale richiede un pericolo attuale di un danno grave alla persona, non configurabile per la semplice mancanza di una fornitura energetica. Anche la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa della reiterazione della condotta nel tempo.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto per stato di necessità: la Cassazione nega la giustificazione per indigenza

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione affronta il delicato tema del furto per stato di necessità, chiarendo i limiti di applicazione di questa causa di giustificazione. La Corte ha stabilito che la condizione di difficoltà economica, pur se grave, non è sufficiente a legittimare la sottrazione di beni come il gas, poiché non integra il requisito del “pericolo attuale di un danno grave alla persona”.

I Fatti del Caso: La Sottrazione di Gas dopo il Distacco per Morosità

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di furto di metano. A seguito dell’interruzione della fornitura per morosità, l’imputato aveva effratto i sigilli apposti al contatore, ripristinando abusivamente l’erogazione del gas. La Corte di Appello di Palermo aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendolo colpevole del reato contestato.

I Motivi del Ricorso: Stato di Necessità e Tenuità del Fatto

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomentazioni principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che la sua condotta dovesse essere giustificata dallo stato di necessità, derivante dalla sua condizione di indigenza, che lo avrebbe costretto a commettere il furto per soddisfare bisogni primari.
2. Vizio di motivazione: Lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131 bis del codice penale, ritenendo l’offesa di lieve entità.

La Decisione della Cassazione sul furto per stato di necessità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni del ricorrente fossero generiche e non si confrontassero adeguatamente con la logica e corretta motivazione della sentenza d’appello.

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte di Cassazione ha confermato la valutazione del giudice di merito, il quale aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131 bis c.p. La decisione si fondava su due elementi cruciali: il valore complessivo della fornitura sottratta e, soprattutto, la reiterazione della condotta nel tempo. Questo comportamento ripetuto, secondo la Corte, è espressione di una particolare rimproverabilità e di una tendenza a delinquere che impedisce di qualificare il fatto come di “particolare tenuità”.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: lo stato di bisogno economico non può, di per sé, integrare la scriminante dello stato di necessità. Quest’ultima richiede presupposti molto più stringenti: un pericolo attuale di un danno grave alla persona, non volontariamente causato dall’agente e non altrimenti evitabile. La mancanza di energia elettrica o gas, pur creando un disagio, non è considerata una minaccia così grave da mettere in pericolo la vita o l’incolumità fisica, trattandosi di beni non indispensabili per la sopravvivenza. I giudici hanno richiamato precedenti pronunce che escludono l’efficacia scriminante in situazioni simili, dove il bisogno economico può essere affrontato con mezzi leciti e non criminali.
Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, la motivazione si è concentrata sulla condotta dell’imputato nel suo complesso. La reiterazione del furto nel tempo, anche se non configura l’abitualità vera e propria, dimostra una maggiore colpevolezza e una persistenza nella violazione della legge che sono incompatibili con la ratio dell’art. 131 bis c.p., norma pensata per fatti del tutto sporadici e di minima offensività.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di furto e stato di necessità. Le conclusioni pratiche che se ne possono trarre sono chiare:
1. La povertà o l’indigenza non costituiscono una “licenza di rubare”. La legge penale non giustifica la commissione di reati per far fronte a difficoltà economiche.
2. Lo stato di necessità è una causa di giustificazione eccezionale, applicabile solo in situazioni di pericolo imminente e grave per la vita o l’integrità fisica di una persona.
3. La ripetizione di un illecito nel tempo, anche se di modesta entità, può precludere l’applicazione di benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto, poiché dimostra una maggiore riprovevolezza della condotta.

La povertà può giustificare il furto di gas o elettricità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, lo stato di bisogno economico non integra la causa di giustificazione dello stato di necessità, poiché la mancanza di una fornitura energetica non costituisce un pericolo attuale di un danno grave alla persona, requisito indispensabile per l’applicazione della scriminante.

Quando si applica la causa di giustificazione dello stato di necessità?
Si applica quando un soggetto commette un reato perché costretto dalla necessità di salvare sé stesso o altri da un pericolo attuale di un danno grave alla persona. Tale pericolo non deve essere stato volontariamente causato dall’agente e non deve essere altrimenti evitabile.

Perché il furto continuato nel tempo non è stato considerato di “particolare tenuità”?
La Corte ha ritenuto che la reiterazione della condotta nel tempo, pur non integrando l’abitualità, costituisce espressione di una particolare rimproverabilità e di una tendenza a delinquere. Questo comportamento ripetuto è incompatibile con la finalità della norma sulla particolare tenuità del fatto, che si applica solo a offese di minima gravità e a condotte non abituali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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