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Furto per bisogno: cosa dice la Cassazione?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una persona condannata per furto aggravato. Secondo la Corte, il furto di beni non essenziali, come birra e mostarda di ciliegie per un valore di 64 euro, non può configurare l’ipotesi di furto per bisogno, la quale richiede un bisogno grave, urgente e la sottrazione di beni di prima necessità.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto per bisogno: Quando è Reato? L’Analisi della Cassazione

Il concetto di furto per bisogno rappresenta una delle questioni più delicate e socialmente rilevanti del diritto penale. Quando una persona in difficoltà economica sottrae un bene di poco valore per soddisfare una necessità impellente, commette reato? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 42911/2024, è tornata a fare chiarezza sui confini di questa particolare scriminante, distinguendola nettamente dallo stato di necessità e sottolineando l’importanza della natura dei beni sottratti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Una persona veniva condannata in primo e secondo grado per furto aggravato. La difesa, nel ricorrere in Cassazione, sosteneva che la condotta dovesse essere inquadrata diversamente, invocando tre argomenti principali: lo stato di necessità, l’ipotesi di furto lieve per bisogno e l’applicazione di un’attenuante per il danno di speciale tenuità. In sostanza, si affermava che l’imputata avesse agito spinta da un bisogno impellente. Tuttavia, i beni sottratti, del valore complessivo di 64 euro, includevano prodotti come mostarda di ciliegie, mentre l’imputata aveva scelto di pagare regolarmente solo alcune lattine di birra.

La decisione della Corte di Cassazione e il furto per bisogno

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto il ricorso manifestamente infondato, ribadendo principi consolidati in materia. La Corte ha colto l’occasione per tracciare una linea netta tra le diverse cause di giustificazione invocate dalla difesa, chiarendo perché in questo caso nessuna di esse potesse trovare applicazione.

Le motivazioni: la distinzione tra necessità e miseria

Le motivazioni della Corte sono state chiare e rigorose.

In primo luogo, è stata esclusa l’applicabilità dello stato di necessità (art. 54 c.p.). Questa scriminante richiede un pericolo attuale di un danno grave alla persona, non causato volontariamente e non altrimenti evitabile. Nel caso di specie, non sussisteva alcuna situazione di pericolo imminente per l’incolumità fisica, ma piuttosto una condizione di difficoltà economica.

In secondo luogo, la Corte ha analizzato la fattispecie del furto per bisogno (art. 626, n. 2 c.p.). Questa norma prevede la non punibilità per chi commette un furto spinto da un ‘grave ed urgente bisogno’ e si appropria di cose di ‘tenue valore’. I giudici hanno specificato che un generico stato di miseria o di indigenza non è sufficiente. È necessaria una situazione di ‘grave ed indilazionabile bisogno’ alla quale non si può far fronte se non sottraendo la cosa. La scelta di rubare beni non essenziali, definiti ‘voluttuari’ come la mostarda di ciliegie e la birra, ha reso impossibile applicare questa norma. Il bisogno, per essere ‘grave ed urgente’, deve essere legato al sostentamento primario, come cibo o medicine.

Infine, è stata negata anche l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.). La Corte ha considerato il valore della merce sottratta (64 euro) non così esiguo, ma soprattutto ha dato peso ai numerosi precedenti specifici dell’imputata, che indicavano una propensione a delinquere piuttosto che un episodio isolato dettato dalla disperazione.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la legge distingue nettamente tra un bisogno primario e indifferibile e una generica difficoltà economica. Per beneficiare della non punibilità per furto per bisogno, non basta essere poveri, ma è necessario che la sottrazione riguardi beni di valore minimo e essenziali per far fronte a una necessità impellente e non altrimenti soddisfacibile. La scelta dei beni rubati diventa, quindi, un indicatore decisivo per il giudice nel valutare la reale natura del bisogno dell’agente. La decisione, inoltre, conferma che la presenza di numerosi precedenti penali può influenzare negativamente la valutazione complessiva del fatto, anche per quanto riguarda la concessione di attenuanti.

Quando un furto può essere considerato “furto per bisogno” non punibile?
Un furto è considerato “per bisogno” e non punibile solo se l’oggetto rubato ha un valore esiguo ed è strettamente necessario a soddisfare un bisogno grave e urgente, come la fame. Non è sufficiente trovarsi in una generica condizione di povertà.

Qual è la differenza tra “furto per bisogno” e “stato di necessità”?
Lo “stato di necessità” (art. 54 c.p.) giustifica un reato se compiuto per salvare sé o altri da un pericolo attuale di danno grave alla persona. Il “furto per bisogno” (art. 626 c.p.) è più specifico: riguarda solo il furto di beni di scarso valore per un bisogno impellente, anche quando non c’è un pericolo grave e immediato per la vita.

Perché il furto di beni come birra e mostarda è stato considerato reato in questo caso?
La Corte ha ritenuto che birra e mostarda di ciliegie siano beni “voluttuari”, ovvero non essenziali. Il loro furto non può soddisfare un bisogno grave e urgente di sostentamento, escludendo così la configurabilità del “furto per bisogno”. Inoltre, il valore totale di 64 euro non è stato considerato esiguo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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