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Furto in supermercato: tentato o consumato? La prova

Un soggetto, condannato per furto in supermercato, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo di declassificare il reato a tentato furto, a causa della presenza di sistemi di sorveglianza. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per configurare il tentativo è necessaria la prova di un monitoraggio costante ed effettivo al momento del fatto, prova che nel caso di specie mancava. Pertanto, la condanna per furto consumato è stata confermata.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Supermercato: Quando è Tentato e Quando è Consumato?

Il furto in supermercato rappresenta una delle casistiche più frequenti nei tribunali. Una questione legale centrale è determinare il momento esatto in cui il reato si considera ‘consumato’ e non semplicemente ‘tentato’, specialmente in presenza di sistemi di videosorveglianza e personale di sicurezza. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: l’onere della prova del monitoraggio costante.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato per il reato di furto aggravato, commesso all’interno di un esercizio commerciale. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sostenendo una tesi difensiva precisa: il reato non si sarebbe mai consumato, ma sarebbe rimasto allo stadio di tentativo. La ragione, a suo dire, risiedeva nel fatto che l’intera azione furtiva si era svolta sotto il controllo del personale di sorveglianza, il che gli avrebbe impedito di acquisire un’effettiva e autonoma disponibilità della merce sottratta.

La Decisione della Corte sul Furto in Supermercato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Pur riconoscendo il principio giuridico secondo cui il monitoraggio costante può impedire la consumazione del reato, i giudici hanno sottolineato come, nel caso specifico, mancasse la prova fondamentale a sostegno della tesi difensiva. Di conseguenza, la condanna per furto consumato è stata confermata, con l’aggiunta della condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: La Prova del Monitoraggio Costante

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra la mera presenza di un sistema di sorveglianza e la prova di un suo effettivo e costante utilizzo. La Corte ha richiamato un importante principio stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 52117/2014): il furto in supermercato rimane allo stadio di tentativo quando l’azione è costantemente monitorata. Questo monitoraggio può avvenire tramite apparati di rilevazione automatica, osservazione diretta da parte del personale, o la presenza di forze dell’ordine, a condizione che l’intervento per bloccare il ladro avvenga ‘in continenti’, cioè immediatamente.

Tuttavia, il punto focale dell’ordinanza in esame è che la prova di tale monitoraggio continuo spetta a chi lo invoca. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva già evidenziato come non fosse stato dimostrato che, al momento del fatto, vi fosse un soggetto concretamente addetto a visionare le immagini della videosorveglianza. In assenza di una prova positiva che dimostri un controllo ininterrotto, il reato si considera consumato nel momento in cui l’agente acquisisce, anche se per breve tempo, la disponibilità autonoma della merce, superando le barriere casse senza pagare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio di notevole importanza pratica: per sostenere che un furto in supermercato sia solo tentato, non è sufficiente affermare l’esistenza di telecamere. La difesa deve fornire la prova concreta che, in quel preciso momento, l’azione delittuosa era sotto un controllo talmente stringente da non aver mai lasciato al reo una reale possibilità di impossessarsi della refurtiva. Questa pronuncia chiarisce che il confine tra tentativo e consumazione dipende da un accertamento fattuale rigoroso, la cui prova ricade sulla parte che intende beneficiare della qualificazione giuridica più favorevole.

La semplice presenza di telecamere in un supermercato è sufficiente a qualificare un furto come ‘tentato’?
No. Secondo l’ordinanza, non è sufficiente la mera presenza di un sistema di videosorveglianza. È necessario provare che al momento del fatto vi fosse un monitoraggio costante ed effettivo, ad esempio con un addetto che visionava le immagini in tempo reale, tale da impedire all’agente di ottenere un’autonoma disponibilità della merce.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. L’imputato non ha fornito la prova del monitoraggio costante della sua azione, e la sua richiesta si traduceva in una non consentita rivalutazione dei fatti già accertati dai giudici di merito.

Cosa distingue il furto consumato dal furto tentato in un supermercato secondo la giurisprudenza?
Il furto è ‘tentato’ se, a causa di un monitoraggio costante (da parte di personale o tramite telecamere visionate in diretta), l’autore del fatto non riesce mai a conseguire un’autonoma ed effettiva disponibilità della merce, perché viene fermato prima di uscire dalla sfera di controllo del negozio. È ‘consumato’ quando, in assenza di tale controllo ininterrotto, l’agente riesce, anche solo per un istante, ad avere il pieno controllo della refurtiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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