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Furto in spogliatoio: quando è furto in abitazione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32730/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto in abitazione. Il caso riguardava un furto in spogliatoio di un centro velico privato. La Corte ha confermato che anche luoghi come gli spogliatoi di club, riservati ai soci per attività private, rientrano nella nozione di ‘privata dimora’ ai sensi dell’art. 624-bis c.p., rendendo il reato più grave. La decisione chiarisce che la gravità del tentativo non dipende solo dal momento dell’interruzione dell’azione, ma dall’intero contesto criminale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in spogliatoio: Quando si configura il reato di furto in abitazione?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: la nozione di ‘privata dimora’ è molto più ampia di quanto si possa comunemente pensare. La vicenda, che riguarda un furto in spogliatoio di un centro velico, offre lo spunto per analizzare i confini dell’art. 624-bis del codice penale, che punisce più severamente il furto commesso in luoghi destinati alla vita privata. Questa ordinanza chiarisce non solo cosa si intende per ‘privata dimora’, ma anche come viene valutata la gravità di un tentativo di reato.

I Fatti del Caso

L’imputato aveva presentato ricorso contro una sentenza di condanna per tentato furto aggravato. Il fatto si era svolto all’interno dello spogliatoio di un centro velico, un’area riservata esclusivamente ai soci del club. Qui, gli iscritti erano soliti lasciare i propri effetti personali, come zaini e marsupi, mentre svolgevano attività sportiva. L’imputato era stato sorpreso dai Carabinieri mentre tentava di sottrarre questi beni.

I Motivi del Ricorso e la Qualificazione del Furto in Spogliatoio

La difesa dell’imputato contestava la qualificazione del fatto come tentato furto in abitazione. Sosteneva che lo spogliatoio di un centro sportivo non potesse essere equiparato a una privata dimora, data la sua natura e l’accesso, seppur limitato, di più persone. Inoltre, si lamentava che la riduzione di pena per il tentativo fosse stata minima, nonostante l’azione criminale fosse stata interrotta sul nascere grazie all’intervento delle forze dell’ordine.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. Le argomentazioni dei giudici sono state chiare e si sono concentrate su due punti cruciali.

La Nozione Estesa di Privata Dimora

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta interpretazione dell’art. 624-bis c.p. La Corte ha ribadito l’orientamento consolidato, inaugurato dalle Sezioni Unite, secondo cui la nozione di ‘privata dimora’ comprende tutti quei luoghi, non aperti al pubblico, in cui le persone svolgono atti della loro vita privata, anche se non in modo continuativo. Questo include non solo la casa, ma anche luoghi di lavoro, studi professionali e, come nel caso di specie, gli spogliatoi di un club privato.

Lo spogliatoio del centro velico, essendo un’area riservata ai soci dove questi si cambiano e depositano i loro beni personali più stretti, è a tutti gli effetti un luogo destinato ad atti della vita privata e protetto da interferenze esterne. L’accesso è consentito solo ai titolari (i soci), escludendo il pubblico indistinto. Pertanto, il furto in spogliatoio è stato correttamente qualificato come furto in abitazione.

La Valutazione della Pena per il Tentativo

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha chiarito che, ai fini della determinazione della pena per il delitto tentato, il giudice non deve limitarsi a considerare solo il momento in cui l’azione è stata interrotta. Sebbene l’intervento dei Carabinieri abbia impedito il completamento del furto, il tentativo era già in uno stato avanzato e diretto a sottrarre una pluralità di oggetti di valore.

La valutazione della gravità del fatto, e quindi della riduzione di pena, deve tenere conto di un insieme di parametri, tra cui la pericolosità dell’imputato e il valore dei beni presi di mira. Interrompere il reato non cancella la gravità dell’intenzione e degli atti già compiuti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di grande importanza pratica. Conferma che la tutela penale della sfera privata si estende ben oltre le mura domestiche, proteggendo tutti i luoghi in cui si esplica la nostra vita personale. Chi commette un furto in uno spogliatoio di una palestra, di una piscina o di un club sportivo privato non risponderà di furto semplice, ma della più grave fattispecie di furto in abitazione. Inoltre, la decisione ribadisce che la valutazione della pena per un reato tentato è un processo complesso, che non si esaurisce nella mera constatazione che il reato non è stato portato a termine, ma richiede un’analisi completa della condotta e della sua potenziale offensività.

Uno spogliatoio di un club privato è considerato ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che rientrano nella nozione di privata dimora tutti i luoghi in cui si svolgono, anche in modo non continuativo, atti della vita privata e che non sono aperti al pubblico. Uno spogliatoio riservato ai soci di un club rientra in questa categoria.

Come viene determinata la riduzione di pena per il delitto tentato?
La riduzione della pena non dipende unicamente dal momento in cui l’azione criminale viene interrotta. Il giudice deve valutare la gravità complessiva del fatto, considerando lo stato di avanzamento dell’azione, la pericolosità dell’imputato e il valore dei beni che si intendeva sottrarre.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati e riproponevano questioni già correttamente valutate e respinte dal giudice di merito, senza presentare una critica argomentata della decisione impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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