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Furto in privata dimora: una scuola è privata dimora?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33322/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in una scuola. La Corte ha confermato che il reato si qualifica come furto in privata dimora (art. 624-bis c.p.) perché commesso in aree riservate dell’istituto, non accessibili al pubblico. Questa decisione estende la nozione di ‘privata dimora’ ai luoghi di lavoro, rafforzando la tutela penale contro le intrusioni illecite.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in privata dimora: la Cassazione chiarisce quando una scuola è luogo protetto

Il concetto di furto in privata dimora, disciplinato dall’articolo 624-bis del Codice Penale, è spesso associato all’intrusione in abitazioni private. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un’interpretazione più ampia, estendendo questa tutela anche a luoghi di lavoro come una scuola. Analizziamo insieme la decisione per capire le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per un furto commesso all’interno di una scuola primaria. L’imputato si era introdotto in alcune zone dell’edificio, in particolare di un asilo, caratterizzate da particolare riservatezza e accessibili soltanto con il consenso del gestore, per appropriarsi della refurtiva.

La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la prima sentenza, revocando la dichiarazione di delinquente abituale, ma confermando la condanna a 5 anni di reclusione e 1.000 euro di multa. L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando principalmente due aspetti: la qualificazione del reato come furto in privata dimora e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Qualificazione del Reato come Furto in Privata Dimora

Il cuore della questione giuridica risiedeva nel definire se una scuola potesse essere considerata ‘privata dimora’. Secondo la difesa, tale qualificazione era errata. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa tesi, giudicandola manifestamente infondata.

I giudici hanno chiarito che la nozione di ‘privata dimora’ è più ampia di quella di ‘abitazione’. Essa comprende tutti i luoghi in cui si svolgono, anche in modo non occasionale, atti della vita privata. Questo include anche gli spazi destinati ad attività lavorative o professionali, a condizione che non siano aperti al pubblico o accessibili a terzi senza il previo consenso del titolare. Poiché l’imputato si era introdotto in aree riservate della scuola, la cui accessibilità era limitata, la Corte ha confermato che la sua condotta integrava pienamente il reato di furto in privata dimora.

Il Diniego delle Circostanze Attenuanti

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato respinto. La Corte ha osservato che, sebbene la sentenza d’appello non si fosse pronunciata esplicitamente su questo punto, la conferma del trattamento sanzionatorio deciso in primo grado costituiva una motivazione implicita di rigetto. Il giudice di merito, infatti, aveva già ponderato la gravità delle circostanze aggravanti, ritenendo impossibile una mitigazione della pena.

Inoltre, la Corte ha smontato la tesi difensiva secondo cui l’imputato avrebbe ammesso le proprie responsabilità, sottolineando come, al momento della perquisizione, egli avesse negato di essere in possesso della refurtiva.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su due principi giuridici consolidati. In primo luogo, l’interpretazione estensiva del concetto di ‘privata dimora’ (art. 624-bis c.p.), che tutela non solo il domicilio, ma ogni luogo in cui l’individuo esplica la propria personalità in un contesto di riservatezza. Rientrano in questa categoria anche uffici, studi professionali e, come nel caso di specie, aree riservate di un istituto scolastico. In secondo luogo, il principio secondo cui la richiesta di concessione delle attenuanti generiche può ritenersi implicitamente disattesa quando il giudice d’appello motiva adeguatamente la conferma di una pena severa, basandosi sulla pregnanza delle circostanze aggravanti.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale importante: la tutela penale garantita contro il furto in privata dimora non si ferma alla porta di casa, ma si estende a tutti quegli spazi in cui si svolge la vita privata, inclusa quella professionale. Questa pronuncia ribadisce che l’intrusione in luoghi non liberamente accessibili al pubblico, anche se non destinati ad abitazione, costituisce un reato grave, punito più severamente rispetto al furto semplice, a protezione della sfera di libertà e riservatezza dell’individuo.

Un furto commesso all’interno di una scuola può essere considerato furto in privata dimora?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, un furto in una scuola si qualifica come furto in privata dimora se viene commesso in aree non aperte al pubblico e accessibili solo con il consenso del titolare, poiché in tali luoghi si svolgono atti della vita privata, inclusa quella professionale.

Cosa si intende per ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto?
La nozione di ‘privata dimora’ include non solo l’abitazione, ma ogni luogo in cui una persona svolge atti non occasionali della propria vita privata. Questo comprende anche luoghi destinati ad attività lavorativa o professionale, purché non siano liberamente accessibili a terzi senza il consenso di chi ne ha diritto.

La mancata concessione delle attenuanti generiche deve essere sempre esplicitamente motivata in appello?
No. La Corte ha stabilito che la richiesta di attenuanti generiche può considerarsi implicitamente respinta quando il giudice d’appello conferma la pena decisa in primo grado, motivando la sua scelta sulla base della gravità delle circostanze aggravanti, rendendo così incompatibile una mitigazione della sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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