LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto in privata dimora: lo spogliatoio dell’ospedale

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per tentato furto in privata dimora a carico di una donna che aveva rovistato negli armadietti dello spogliatoio di un ospedale. La Corte ha stabilito che lo spogliatoio, sebbene in un luogo pubblico, è da considerarsi privata dimora. Inoltre, ha escluso il reato impossibile per la sola assenza occasionale di oggetti di valore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Privata Dimora: Anche lo Spogliatoio di un Ospedale è Tutelato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su un tema tanto dibattuto quanto rilevante: la nozione di furto in privata dimora. Il caso specifico riguarda un tentativo di furto avvenuto all’interno dello spogliatoio di un ospedale, un luogo che, pur essendo inserito in un edificio pubblico, è stato ritenuto meritevole della tutela rafforzata prevista dall’art. 624-bis del codice penale. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere i confini del concetto di ‘privata dimora’ e la differenza tra reato tentato e reato impossibile.

I Fatti del Caso: Il Tentativo di Furto nello Spogliatoio Ospedaliero

La vicenda ha origine da un tentativo di furto perpetrato da un’imputata all’interno degli armadietti dello spogliatoio riservato al personale medico di un ospedale. La donna, dopo aver forzato gli armadietti, aveva rovistato tra gli indumenti senza però asportare nulla, presumibilmente per la mancanza di oggetti di valore.

In primo grado, il Tribunale l’aveva condannata per tentato furto aggravato commesso in edificio pubblico. La Corte d’appello, pur confermando la condanna, aveva riqualificato il reato, ritenendo più corretta la fattispecie di tentato furto in privata dimora (artt. 56 e 624-bis c.p.), aggravando di fatto il titolo di reato.

Le Questioni Giuridiche Sottoposte alla Cassazione

L’imputata ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Il reato impossibile: La difesa sosteneva che, data l’assenza di beni di valore negli armadietti, l’azione fosse inidonea a ledere il patrimonio, configurando così un reato impossibile ai sensi dell’art. 49 c.p.
2. L’errata qualificazione del luogo: Si contestava che uno spogliatoio ospedaliero, situato in un edificio pubblico, potesse essere classificato come ‘privata dimora’.
3. La mancata applicazione della non punibilità: Si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. per la particolare tenuità del fatto, argomentando che la pena minima per il tentativo rientrava nei limiti di legge e che una precedente condanna doveva considerarsi estinta.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Furto in Privata Dimora

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte. Le motivazioni della sentenza sono un’importante lezione di diritto che chiarisce punti essenziali della materia.

L’Esclusione del “Reato Impossibile”

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il reato impossibile si configura solo quando l’inesistenza dell’oggetto del reato è assoluta e originaria (in rerum natura), non quando è meramente casuale e temporanea. Secondo i giudici, è del tutto normale e prevedibile, secondo le massime di esperienza, che negli armadietti di uno spogliatoio possano trovarsi beni di valore. La circostanza che, in quel preciso momento, non ve ne fossero, è un evento accidentale estraneo alla volontà dell’agente, che non rende l’azione inidonea e quindi non fa venir meno la punibilità del tentativo.

La Nozione Estesa di “Privata Dimora”

La motivazione centrale riguarda la qualificazione dello spogliatoio come furto in privata dimora. La Cassazione ha confermato l’orientamento delle Sezioni Unite (sent. D’Amico, n. 31345/2017), secondo cui la nozione di privata dimora si estende a tutti i luoghi, anche diversi dall’abitazione, in cui la persona svolge atti della vita privata in modo non occasionale e al riparo da ingerenze esterne.

Uno spogliatoio riservato al personale è esattamente questo: un luogo destinato ad attività personali e private (come cambiarsi d’abito), con accesso precluso al pubblico e a terzi non autorizzati. Il fatto che si trovi all’interno di un ospedale pubblico è irrilevante, poiché ciò che conta è la funzione del luogo e il suo carattere riservato. Si tratta di uno spazio che, pur in un contesto lavorativo, garantisce una sfera di privatezza meritevole della stessa tutela di un’abitazione.

Il Diniego della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, la Corte ha respinto la richiesta di applicazione della causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p. Sebbene la cornice edittale del reato tentato lo consentisse astrattamente, i giudici hanno confermato la valutazione della Corte d’appello circa l’abitualità del comportamento dell’imputata. Una precedente condanna non poteva considerarsi estinta, poiché l’imputata aveva commesso un altro reato (truffa) entro i termini di legge, dimostrando una tendenza a delinquere. Inoltre, la Corte d’appello aveva evidenziato anche le ‘allarmanti modalità del fatto’ come ulteriore e autonoma ragione di diniego, motivazione non adeguatamente contestata dalla ricorrente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un’interpretazione estensiva e protettiva della nozione di privata dimora, allineandola alla necessità di tutelare la sfera di riservatezza individuale ovunque essa si esplichi con un minimo di stabilità. La decisione chiarisce che la tutela rafforzata contro il furto in privata dimora non dipende dalla natura pubblica o privata dell’edificio principale, ma dalla funzione specifica dello spazio violato. Questo principio ha importanti implicazioni pratiche, estendendo la protezione a uffici, studi professionali, spogliatoi e altre aree riservate all’interno di strutture complesse, e ribadendo che la punibilità del tentativo di furto non viene meno per la semplice, e fortuita, assenza di refurtiva.

Quando un tentativo di furto è considerato “reato impossibile”?
Secondo la sentenza, il reato impossibile (non punibile) si verifica solo quando l’oggetto del reato è assolutamente e originariamente inesistente. Non si configura se l’assenza di beni da rubare è puramente temporanea e casuale, come nel caso di un armadietto momentaneamente vuoto in un luogo dove normalmente si custodiscono oggetti.

Uno spogliatoio all’interno di un edificio pubblico come un ospedale può essere considerato “privata dimora”?
Sì. La Cassazione ha stabilito che rientrano nella nozione di privata dimora tutti i luoghi in cui si svolgono atti non occasionali della vita privata e che non sono aperti al pubblico, compresi quelli destinati ad attività lavorativa. Uno spogliatoio riservato al personale, essendo un luogo per attività private (cambiarsi) e ad accesso limitato, è considerato privata dimora ai fini del reato di furto.

Perché non è stata applicata la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Nonostante il reato fosse solo tentato, la non punibilità è stata negata per due ragioni: in primo luogo, il comportamento dell’imputata è stato ritenuto ‘abituale’ a causa di precedenti condanne per reati della stessa indole non estinti. In secondo luogo, la Corte d’appello aveva già ritenuto ostativa la valutazione delle ‘allarmanti modalità del fatto’, una motivazione ritenuta sufficiente a escludere il beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati