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Furto in pertinenza: quando il garage è privata dimora

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19489/2025, ha confermato la condanna per furto in pertinenza di un’abitazione, specificando che un garage costituisce privata dimora se esiste un collegamento funzionale e di servizio con l’abitazione principale. Questo legame prevale sulla contiguità fisica o sulla titolarità dell’immobile. La Corte ha rigettato i ricorsi degli imputati, ribadendo la propria consolidata giurisprudenza in materia di furto in luoghi pertinenziali, come garage e depositi parrocchiali.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Pertinenza: La Cassazione Conferma che il Garage è Privata Dimora

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la qualificazione del furto in pertinenza di un’abitazione. Nello specifico, i giudici hanno chiarito una volta per tutte quando un garage, anche se non fisicamente annesso all’appartamento, debba essere considerato parte della privata dimora, con conseguente applicazione della più grave fattispecie di reato prevista dall’art. 624-bis del codice penale. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per la tutela della sfera privata dei cittadini.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso presentato da due individui, condannati in appello per una serie di furti aggravati e tentati. L’episodio centrale riguardava la sottrazione di due bidoni d’olio da un garage. La difesa degli imputati sosteneva che il furto non potesse essere qualificato come furto in abitazione, poiché il garage non era parte integrante della dimora della vittima e non vi era prova di una sua effettiva disponibilità da parte di quest’ultima. Inoltre, venivano contestate le aggravanti della violenza sulle cose (la presunta manomissione della saracinesca) e della commissione del fatto in orario notturno.

L’analisi del furto in pertinenza e la decisione della Corte

La Suprema Corte ha rigettato integralmente i ricorsi, ritenendoli infondati. Il cuore della decisione si concentra sulla nozione penalistica di pertinenza, discostandosi da una rigida interpretazione civilistica. I giudici hanno stabilito che, ai fini della configurabilità del reato di cui all’art. 624-bis c.p., ciò che rileva è il collegamento funzionale e servente tra il locale (il garage) e l’abitazione principale.

Il Concetto Penalistico di Pertinenza

Secondo la Cassazione, un garage è considerato pertinenza di una privata dimora a prescindere da tre fattori:
1. La titolarità: non è necessario che il proprietario dell’abitazione sia anche proprietario del garage.
2. La contiguità fisica: il garage non deve essere necessariamente attaccato o nello stesso edificio dell’abitazione.
3. Il titolo di possesso: è irrilevante il titolo giuridico (proprietà, affitto, comodato) in base al quale si utilizza il garage.

L’elemento decisivo è l’esistenza di un rapporto durevole di servizio o ornamento che lega il bene accessorio a quello principale. Un garage, essendo destinato a custodire l’auto o altri beni personali legati alla vita privata, assolve a questa funzione di servizio, rientrando a pieno titolo nel concetto di luogo di privata dimora tutelato dalla norma.

Le Altre Motivazioni del Ricorso

La Corte ha respinto anche le altre doglianze difensive. La manomissione della saracinesca, provata dalle immagini di videosorveglianza, è stata correttamente qualificata come ‘violenza sulle cose’. Allo stesso modo, il furto commesso di notte integra l’aggravante della ‘minorata difesa’, poiché in tali condizioni la sorveglianza e la capacità di reazione della vittima sono naturalmente diminuite. Infine, la Corte ha esteso il concetto di pertinenza anche al furto commesso nel deposito di una parrocchia, considerandolo un locale funzionale all’attività principale e quindi meritevole della stessa tutela.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione teleologica dell’art. 624-bis c.p., volta a garantire una tutela rafforzata a tutti quei luoghi in cui si svolge la vita privata di una persona, anche in modo non continuativo. I giudici hanno ribadito che la nozione di ‘privata dimora’ comprende non solo l’abitazione in senso stretto, ma anche tutti gli spazi accessori e pertinenziali, come cantine, soffitte e, appunto, i garage, dove si compiono atti della vita privata. La consolidata giurisprudenza citata nella sentenza dimostra come questo principio sia ormai un pilastro del diritto penale. Rigettare gli argomenti della difesa significava, per la Corte, impedire un tentativo di rivalutazione del merito dei fatti, precluso in sede di legittimità, e confermare la coerenza logica delle decisioni dei giudici di primo e secondo grado.

Le conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione: la tutela penale della proprietà non si ferma sulla soglia di casa, ma si estende a tutti gli spazi che ne costituiscono un’appendice funzionale. Per i cittadini, ciò significa una maggiore protezione per i beni custoditi in garage e cantine. Per gli operatori del diritto, la decisione conferma che la valutazione della pertinenzialità deve basarsi su un criterio sostanziale (l’uso effettivo) e non meramente formale (la distanza o la titolarità). Di conseguenza, un furto in un garage sarà quasi sempre trattato come un più grave furto in abitazione, con pene significativamente più severe.

Un garage non direttamente collegato all’abitazione può essere considerato ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto?
Sì. Secondo la sentenza, ciò che conta è il collegamento funzionale e di servizio del garage con l’abitazione, a prescindere dalla contiguità fisica, dalla titolarità o dal titolo di possesso. Se il garage è utilizzato in modo durevole a servizio dell’abitazione, è considerato sua pertinenza e quindi luogo di privata dimora.

Cosa si intende per ‘violenza sulle cose’ in un furto in garage?
Si intende qualsiasi azione che implichi la manomissione, il danneggiamento o la forzatura dei sistemi di chiusura per commettere il furto. Nel caso specifico, la manomissione della saracinesca del garage, provata da video di sorveglianza, è stata considerata sufficiente a integrare tale aggravante.

Commettere un furto di notte costituisce sempre l’aggravante della ‘minorata difesa’?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata richiamata dalla Corte, la commissione di un reato in tempo di notte è di per sé idonea a integrare la circostanza aggravante della cosiddetta ‘minorata difesa’, poiché si presume che in tali condizioni la difesa pubblica o privata sia concretamente ostacolata, a meno che non ricorrano circostanze specifiche che neutralizzino tale effetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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