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Furto in ospedale: l’aggravante del pubblico ufficio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto aggravato a un uomo che aveva sottratto un telefono cellulare a un altro paziente in ospedale. La sentenza stabilisce che il furto in ospedale rientra nell’aggravante del fatto commesso su cose esistenti in un pubblico ufficio, poiché tale tutela si estende anche ai beni privati presenti in quei luoghi per garantire il corretto svolgimento delle funzioni pubbliche.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in ospedale: perché è un reato aggravato? La Cassazione chiarisce

Il furto di un bene personale, come un cellulare, all’interno di una struttura sanitaria, può sembrare un reato comune. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11957 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale: il furto in ospedale è un reato aggravato. Questo perché l’ospedale è considerato un “pubblico ufficio o stabilimento”, una qualifica che estende una protezione rafforzata a tutti i beni presenti al suo interno, anche a quelli di proprietà privata dei pazienti. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti: la sottrazione di un cellulare in corsia

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, ricoverato in un ospedale, per due episodi di furto. Il primo riguardava beni di proprietà della struttura sanitaria, mentre il secondo, al centro della decisione della Cassazione, concerneva la sottrazione del telefono cellulare di un altro paziente, anch’egli ricoverato. Inizialmente contestato come ricettazione, il reato è stato poi riqualificato come furto aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7, del codice penale, ovvero per essere stato commesso “su cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici”.

Il ricorso in Cassazione: i motivi della difesa

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata applicazione dell’aggravante: Secondo il difensore, l’aggravante del pubblico ufficio non poteva applicarsi al furto di un bene strettamente personale (il cellulare) e privato, non pertinente alla struttura ospedaliera. Al massimo, si sarebbe dovuta considerare l’aggravante dell’esposizione a pubblica fede, che però avrebbe richiesto una diversa condizione di procedibilità.
2. Sussistenza della recidiva: La difesa contestava il riconoscimento della recidiva, data la lontananza nel tempo e la diversa natura dei precedenti penali dell’imputato.
3. Mancata applicazione della continuazione: Si lamentava il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati giudicati e una precedente condanna, sostenendo che i giudici di merito avessero commesso un errore materiale nel valutare la richiesta.

La decisione sul furto in ospedale: l’analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, ritenendoli infondati. La sentenza offre chiarimenti cruciali sulla qualificazione del furto in ospedale.

L’ospedale come “pubblico ufficio”

Il punto centrale della decisione riguarda l’aggravante di cui all’art. 625, n. 7, c.p. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: nella nozione di “uffici o stabilimenti pubblici” rientra a pieno titolo anche una struttura ospedaliera. La ratio di questa norma è quella di accordare una tutela rafforzata ai luoghi in cui si svolge una funzione pubblica, per garantirne l’ordine e la disciplina necessari al corretto espletamento del servizio.

La tutela si estende ai beni privati

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, i giudici hanno specificato che l’aggravante si applica non solo ai beni di proprietà dell’ente pubblico (come arredi o attrezzature), ma anche ai beni di proprietà privata che si trovano al suo interno. Ciò include gli effetti personali dei pazienti. Il telefono cellulare di un degente, poggiato sul comodino, non è un oggetto occasionalmente presente, ma fa parte del normale corredo che una persona porta con sé durante un ricovero. La sua presenza è legata alla funzione pubblica dell’ospedale, e la sua tutela contribuisce a preservare la fiducia e la tranquillità necessarie in un luogo di cura.

Le valutazioni su recidiva e continuazione

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero motivato in modo logico e coerente la decisione di applicare la recidiva, valutando non solo i precedenti penali ma anche la “perdurante volontà e attitudine dell’imputato verso la delinquenza”.
Riguardo alla continuazione, la Cassazione ha evidenziato che, pur in presenza di un probabile errore materiale nell’indicare una sentenza, i giudici d’appello avevano correttamente valutato l’istanza, escludendo il vincolo del medesimo disegno criminoso a causa dell'”assoluta divergenza geografica” tra i luoghi dei reati.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di garantire una tutela penale rafforzata ai luoghi in cui si esercitano funzioni di pubblica necessità o utilità, come gli ospedali. Questa protezione non può essere limitata ai soli beni appartenenti all’ente pubblico, ma deve necessariamente estendersi anche a quelli di proprietà privata che si trovano legittimamente in tali luoghi, come gli effetti personali dei pazienti. La sottrazione di questi beni, infatti, turba l’ordine e la fiducia indispensabili per il corretto funzionamento del servizio pubblico sanitario. Pertanto, la qualificazione dell’ospedale come “pubblico stabilimento” ai fini dell’applicazione dell’aggravante è pienamente giustificata dalla funzione sociale e pubblica che esso svolge.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma che chiunque commetta un furto all’interno di un ospedale, anche se l’oggetto rubato è un bene personale di un altro paziente, risponde del reato di furto aggravato. Questa decisione rafforza la tutela dei cittadini in luoghi di particolare vulnerabilità come le strutture sanitarie, ribadendo che la protezione dello Stato si estende non solo al patrimonio pubblico, ma anche a quello privato, quando la sua sicurezza è funzionale al sereno svolgimento di un servizio essenziale per la collettività.

Il furto di un oggetto personale, come un cellulare, all’interno di un ospedale è considerato un furto aggravato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il furto commesso in un ospedale è aggravato ai sensi dell’art. 625, comma 1, n. 7, del codice penale, poiché l’ospedale è considerato un “pubblico ufficio o stabilimento”.

Perché un ospedale è qualificato come “pubblico ufficio o stabilimento” ai fini del reato di furto?
Perché al suo interno si svolge un servizio di pubblica necessità e utilità. La norma mira a garantire una maggiore tutela a questi luoghi per consentire il corretto e ordinato espletamento della funzione pubblica, preservando la fiducia dei cittadini.

È necessario che l’oggetto rubato appartenga all’ospedale o a un suo dipendente perché scatti l’aggravante?
No. La giurisprudenza consolidata, confermata da questa sentenza, chiarisce che l’aggravante si applica anche quando il bene sottratto è di proprietà privata (come il telefono di un paziente), purché si trovi all’interno del pubblico ufficio o stabilimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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