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Furto in garage: quando è furto in abitazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42621/2024, ha confermato che il furto in garage costituisce il reato di furto in abitazione. La Corte ha chiarito che i garage, essendo pertinenze di un’abitazione, rientrano nella tutela rafforzata dell’art. 624 bis c.p. La sentenza ha però annullato con rinvio la decisione per un imputato, a causa della mancata risposta della Corte d’Appello sulla richiesta di pene sostitutive, sottolineando l’importanza della motivazione su ogni punto del ricorso.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in garage: la Cassazione conferma che si tratta di furto in abitazione

Il furto in garage è un reato che genera spesso dubbi sulla sua corretta qualificazione giuridica. È un furto semplice, aggravato o rientra nella più severa fattispecie del furto in abitazione? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 42621/2024) ha fornito chiarimenti decisivi, confermando un orientamento ormai consolidato. La Corte ha stabilito che un garage, in quanto pertinenza di un’abitazione privata, gode della stessa tutela rafforzata, rendendo il reato molto più grave. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da due episodi delittuosi commessi da due soggetti, in concorso con un minorenne. Il primo episodio riguardava un tentato furto all’interno di alcuni garage situati in un residence condominiale. Il secondo, invece, era un furto consumato di un’automobile, asportata nottetempo da un garage privato dopo aver forzato l’ingresso.

In entrambi i gradi di giudizio, i due imputati erano stati ritenuti responsabili e condannati. La difesa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sollevando questioni diverse per i due assistiti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I ricorsi presentati si basavano su argomentazioni distinte:

1. Per il primo imputato, la difesa ha contestato la qualificazione giuridica dei fatti, sostenendo che un furto in garage condominiale non potesse essere equiparato a un furto in abitazione (art. 624 bis c.p.). Secondo l’avvocato, i garage non sono luoghi di privata dimora, specialmente se l’area condominiale in cui si trovano non è protetta da cancelli che impediscano l’accesso a terzi.

2. Per il secondo imputato, il ricorso si concentrava su un vizio procedurale. La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse fornito alcuna risposta alla richiesta, avanzata nell’atto di gravame, di applicare le pene sostitutive previste dall’art. 20 bis c.p., nonostante l’imputato avesse mantenuto una condotta impeccabile durante gli arresti domiciliari.

La Decisione della Corte sul Furto in Garage

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del primo imputato, confermando la condanna. I giudici hanno ribadito con forza un principio consolidato: i garage sono da considerarsi pertinenze di abitazioni private. Di conseguenza, introdursi al loro interno per commettere un furto integra la fattispecie più grave di cui all’art. 624 bis c.p.

La Corte ha specificato che non è necessario un rapporto di contiguità fisica tra il garage e l’abitazione; ciò che conta è il vincolo funzionale che lega il primo alla seconda. Il garage è un luogo destinato al servizio dell’immobile principale, dove si compiono atti della vita privata e il cui accesso è precluso a terzi senza il consenso del proprietario.

L’Annullamento per Mancata Risposta sulle Pene Sostitutive

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo al ricorso del secondo imputato. I giudici hanno riscontrato che la Corte d’Appello aveva effettivamente omesso di pronunciarsi sulla richiesta di pene sostitutive. La sentenza impugnata aveva erroneamente attribuito tale richiesta solo al coimputato, ignorando completamente le argomentazioni della difesa del secondo ricorrente.

Questo silenzio costituisce un vizio di motivazione che ha portato all’accoglimento del ricorso. La Cassazione ha quindi annullato la sentenza limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Palermo per un nuovo esame sulla possibile applicazione delle pene sostitutive.

Le Motivazioni

Nella sua motivazione, la Suprema Corte ha spiegato che la ratio dell’art. 624 bis c.p. è quella di offrire una tutela rafforzata ai luoghi in cui si svolge la vita privata di una persona, anche in modo non continuativo. Un garage, essendo una pertinenza strettamente connessa all’abitazione e destinata ad attività complementari, rientra a pieno titolo in questa categoria. La condotta di chi si introduce in tali luoghi forzando un ingresso è considerata particolarmente grave dal legislatore, perché viola la sfera privata della vittima e crea un concreto rischio di incontro con il soggetto passivo.

La Corte ha inoltre precisato che la giurisprudenza che esclude l’applicazione dell’art. 624 bis per furti in esercizi commerciali (come un ristorante in orario di chiusura) non è pertinente. In quel caso, si tratta di luoghi aperti al pubblico, mentre un garage privato non è accessibile senza il consenso del titolare, configurandosi come un’estensione dello spazio privato.

Per quanto riguarda il secondo ricorso, la motivazione è prettamente procedurale: il giudice ha l’obbligo di rispondere a tutte le doglianze sollevate dalla difesa. L’omessa motivazione su un punto specifico, come la richiesta di pene alternative, integra un vizio che impone l’annullamento della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza 42621/2024 offre due importanti insegnamenti:

1. Sostanziale: Chi commette un furto in garage, anche condominiale, risponde del più grave reato di furto in abitazione. La nozione di “privata dimora” e delle sue pertinenze viene interpretata in senso ampio per garantire la massima protezione alla sfera personale e patrimoniale dei cittadini.

2. Processuale: Viene riaffermato il principio fondamentale del diritto alla difesa e dell’obbligo di motivazione del giudice. Ogni istanza difensiva merita una risposta argomentata, e la sua omissione può portare all’annullamento della sentenza, anche se la responsabilità penale per il fatto non è in discussione.

Un garage condominiale è considerato ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che un garage, anche se situato in un’area condominiale, costituisce una pertinenza di un’abitazione privata. Pertanto, un furto commesso al suo interno integra il più grave reato di furto in abitazione previsto dall’art. 624 bis del codice penale.

Cosa succede se il giudice d’appello non risponde a un motivo specifico del ricorso, come la richiesta di pene sostitutive?
Se il giudice d’appello omette di motivare su un punto specifico sollevato dall’imputato, la sentenza può essere annullata su quel punto. Il caso viene quindi rinviato a un’altra sezione della stessa corte per un nuovo giudizio limitatamente a quella specifica questione.

La qualificazione come furto in abitazione dipende dal fatto che l’area condominiale sia protetta da cancelli?
No. Nel caso di specie, la difesa aveva sottolineato che l’area condominiale non era protetta da cancelli, ma la Corte ha ritenuto irrilevante questa circostanza. L’elemento decisivo è che i garage stessi erano chiusi (da saracinesche) e rappresentavano pertinenze di abitazioni, luoghi in cui si svolgono atti della vita privata e il cui accesso richiede il consenso del titolare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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