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Furto in garage: quando è furto in abitazione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 45390/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per furto in abitazione. Il caso verteva sulla qualificazione giuridica di un furto in garage. La Corte ha ribadito la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui il garage costituisce una pertinenza della privata dimora. Di conseguenza, il reato commesso rientra nella fattispecie più grave dell’art. 624-bis c.p. (furto in abitazione) e non in quella di furto semplice. La Corte ha specificato che neanche un cancello d’accesso comune non funzionante può mutare la natura privata del luogo.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in garage: La Cassazione conferma che si tratta di furto in abitazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per la tutela della proprietà privata: un furto in garage deve essere qualificato come furto in abitazione, un reato punito più severamente. Questa decisione chiarisce il concetto di “pertinenza” e le sue implicazioni legali, anche quando l’accesso all’area comune dei garage appare facilitato. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante ordinanza.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in Corte d’Appello per essersi introdotti in un box auto e aver sottratto dei beni. Uno degli imputati decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo un’errata qualificazione giuridica del fatto. Secondo la difesa, il garage non poteva essere considerato una pertinenza dell’abitazione, e quindi il reato avrebbe dovuto essere classificato come furto semplice (art. 624 c.p.) e non come furto in abitazione (art. 624-bis c.p.). La tesi difensiva si basava, tra le altre cose, sul fatto che il cancello principale di accesso all’area dei box non funzionava correttamente, rendendo di fatto l’area accessibile.

La Questione Giuridica: Il furto in garage e il concetto di pertinenza

Il fulcro della questione legale ruota attorno alla definizione di “luogo di privata dimora” e delle sue “pertinenze”. L’articolo 624-bis del Codice Penale punisce più gravemente chi commette un furto introducendosi in un edificio o altro luogo destinato a privata dimora o nelle sue pertinenze. La difesa sosteneva che un garage, specialmente se parte di un complesso condominiale e con un accesso comune non protetto, non rientrasse in questa definizione.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se questa interpretazione fosse corretta e se le circostanze specifiche del caso potessero declassare il reato a furto semplice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si basano su una giurisprudenza ormai consolidata e molto chiara.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che integra il reato di furto in abitazione la condotta di chi si introduce in un garage che costituisce pertinenza di un luogo di privata dimora. Per “pertinenza” si intende qualsiasi bene, anche non fisicamente contiguo all’abitazione principale, che sia funzionalmente asservito ad essa per arrecare un’utilità economica, di servizio o di ornamento in modo durevole. Un garage rientra pienamente in questa definizione.

In secondo luogo, la Corte ha smontato l’argomento difensivo relativo al cancello comune non funzionante. I giudici hanno spiegato, con un efficace paragone, che così come un appartamento non diventa luogo pubblico solo perché la porta d’ingresso è stata lasciata aperta, allo stesso modo un’area garage non perde la sua natura privata se il cancello principale è rotto. Ciò che conta è che i singoli box auto fossero dotati di chiusure proprie, violando le quali gli imputati si sono introdotti in uno spazio di esclusiva pertinenza privata.

La Corte ha citato numerosi precedenti conformi, sottolineando come la nozione di privata dimora e delle sue pertinenze sia ampia e volta a tutelare tutti gli spazi in cui si svolge la vita privata di un individuo, anche in modo non continuativo.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di grande rilevanza pratica. Sottrae ogni dubbio sulla qualificazione del furto in garage come furto in abitazione. I cittadini possono sentirsi tutelati non solo all’interno delle mura domestiche, ma anche in tutti quegli spazi, come garage, cantine o soffitte, che sono funzionalmente legati alla loro vita quotidiana. La decisione sottolinea che la protezione penale non viene meno a causa di negligenze o guasti nelle protezioni comuni (come un cancello condominiale), poiché la natura privata del singolo spazio (il box) rimane inviolabile. Di conseguenza, chi commette un furto in un garage rischia pene significativamente più severe rispetto a quelle previste per il furto semplice.

Un furto commesso in un garage è considerato furto semplice o furto in abitazione?
Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, un furto commesso all’interno di un garage è qualificato come furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), poiché il garage è considerato una pertinenza di un luogo di privata dimora.

Se il cancello di accesso all’area dei garage è rotto o aperto, la natura del luogo cambia?
No. La Corte ha chiarito che il malfunzionamento o l’apertura del cancello di accesso comune non fa perdere all’area la sua natura privata. La violazione avviene con l’introduzione nel singolo box, che rimane uno spazio privato protetto dalla legge.

Cosa si intende per “pertinenza” ai fini del reato di furto in abitazione?
Per pertinenza si intende ogni bene che, pur non essendo fisicamente unito all’abitazione, è destinato in modo durevole al suo servizio o ornamento, arrecandole un’utilità diretta. I garage rientrano pienamente in questa categoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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