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Furto in garage: quando è furto in abitazione?

La Corte di Cassazione ha confermato che il furto in garage condominiale, anche se non fisicamente collegato all’appartamento, si configura come furto in abitazione. La sentenza chiarisce che il vincolo funzionale tra il garage e l’abitazione è sufficiente per qualificare il reato come aggravato ai sensi dell’art. 624-bis c.p. Il ricorso dell’imputato, che lamentava anche un’eccessiva severità della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato rigettato.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in garage: la Cassazione chiarisce quando è furto in abitazione

Un recente intervento della Corte di Cassazione torna a fare luce su una questione di grande interesse pratico: un furto in garage può essere considerato a tutti gli effetti un furto in abitazione, con le relative conseguenze in termini di pena? La risposta, affermativa e consolidata, si basa sul concetto di ‘pertinenza’. Con la sentenza in esame, i giudici supremi ribadiscono che non serve un collegamento fisico diretto tra il box auto e l’appartamento, essendo sufficiente un legame funzionale per far scattare la fattispecie aggravata prevista dall’articolo 624-bis del codice penale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un tentativo di furto avvenuto in un complesso condominiale. Un individuo, in concorso con un complice, dopo aver scavalcato la recinzione del condominio, si era introdotto nei garage pertinenziali a due diverse abitazioni, forzando le serrande metalliche. L’obiettivo era impossessarsi dei beni contenuti all’interno, ma l’azione non andò a buon fine per cause indipendenti dalla loro volontà. Condannato in appello per tentato furto in abitazione aggravato, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando principalmente tre aspetti: la qualificazione del garage come pertinenza di privata dimora, la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’eccessiva entità della pena.

La qualificazione del furto in garage

Il punto centrale del ricorso riguardava la configurabilità del reato di furto in abitazione. La difesa sosteneva che i garage, essendo situati in un luogo ‘lontano’ rispetto alle abitazioni, non potessero essere considerati pertinenze ai sensi dell’art. 624-bis c.p. Questa tesi mirava a derubricare il reato a furto semplice, punito meno severamente.

Il Vincolo Pertinenziale Funzionale

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa argomentazione, richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai solido. I giudici hanno chiarito che la nozione di ‘pertinenza di luogo destinato a privata dimora’ non richiede necessariamente una contiguità fisica tra il bene principale (l’abitazione) e quello accessorio (il garage).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi di diritto chiari e consolidati. In primo luogo, ha definito la ‘pertinenza’ come ogni bene idoneo ad arrecare una diretta utilità economica all’immobile principale o che sia destinato al suo servizio od ornamento in modo durevole. Ciò che conta è la natura pertinenziale del luogo in cui avviene l’azione criminosa, inteso come spazio per attività complementari e strumentali a quelle abitative. Un garage, anche se ubicato in un diverso complesso condominiale all’interno dello stesso territorio comunale, rientra in questa categoria perché è funzionalmente asservito all’abitazione.

In secondo luogo, riguardo alle attenuanti generiche, la Corte ha ribadito l’ampia discrezionalità del giudice di merito. Non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento a favore o sfavore dell’imputato; è sufficiente che motivi la sua decisione basandosi sugli elementi ritenuti decisivi. Nel caso di specie, le modalità ‘allarmanti’ del fatto (scasso, orario notturno, violazione di un complesso abitativo) e i precedenti penali dell’imputato sono stati considerati elementi sufficienti per negare il beneficio.

Infine, per quanto riguarda l’entità della pena, la Cassazione ha ricordato che quando la sanzione è fissata in una misura vicina ai minimi edittali, non è richiesto un onere motivazionale particolarmente dettagliato. La valutazione complessiva degli elementi indicati nell’art. 133 c.p., anche se sintetica, è sufficiente a giustificare la decisione del giudice.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante principio: la tutela della sfera privata si estende a tutti quei luoghi che, pur non essendo l’abitazione in senso stretto, ne costituiscono un’estensione funzionale. Chi commette un furto in garage condominiale deve essere consapevole di non commettere un semplice furto, ma un più grave reato di furto in abitazione, con pene significativamente più aspre. Questa interpretazione estensiva della norma garantisce una protezione più efficace del domicilio e delle sue pertinenze, riconoscendo che la sicurezza della persona e dei suoi beni non si esaurisce sulla soglia di casa, ma comprende anche spazi come garage, cantine e cortili, essenziali per la vita quotidiana.

Un garage condominiale, non direttamente collegato all’appartamento, è considerato pertinenza di privata dimora ai fini del reato di furto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessaria la contiguità fisica. È sufficiente un rapporto funzionale, ovvero che il garage sia destinato in modo durevole al servizio dell’abitazione principale, per qualificarlo come pertinenza e far scattare il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.).

Perché la Corte ha negato la concessione delle circostanze attenuanti generiche all’imputato?
La Corte ha ritenuto che le modalità allarmanti del fatto (compiuto con scasso, in orario notturno e all’interno di un complesso abitativo) e i precedenti penali a carico dell’imputato fossero elementi prevalenti e sufficienti a giustificare il diniego delle attenuanti.

È necessaria una motivazione dettagliata da parte del giudice quando la pena inflitta è vicina al minimo previsto dalla legge?
No. La sentenza chiarisce che se la pena è irrogata in una misura non superiore alla media edittale, e in particolare se prossima al minimo, non è necessaria un’argomentazione particolarmente dettagliata da parte del giudice. Una valutazione sintetica degli elementi previsti dall’art. 133 c.p. è considerata sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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