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Furto in chiesa: la Cassazione esclude un’aggravante

Un uomo condannato per furto in chiesa da una cassetta delle elemosine ricorre in Cassazione. La Corte esclude l’aggravante della destinazione a pubblica reverenza, ritenendo il denaro strumentale al culto. Di conseguenza, il reato diviene procedibile a querela e, essendo questa stata rimessa, viene dichiarato estinto.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Chiesa: Quando le Offerte non sono Oggetto di “Pubblica Reverenza”

Un recente caso di furto in chiesa ha portato la Corte di Cassazione a pronunciarsi su un aspetto cruciale del diritto penale: la corretta applicazione delle circostanze aggravanti. La sentenza n. 22558/2024 chiarisce i confini dell’aggravante della destinazione di un bene alla “pubblica reverenza”, con conseguenze determinanti sull’esito del procedimento penale, fino a giungere all’estinzione del reato per remissione di querela.

I Fatti: il Furto nella Cassetta delle Elemosine

Il caso ha origine dal furto di 75 euro dalla cassetta delle elemosine di una chiesa. L’imputato era stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza mentre utilizzava un metro metallico con nastro biadesivo per estrarre il denaro. Sulla base di questi elementi, era stato condannato in primo e secondo grado per furto aggravato da tre circostanze: l’uso del mezzo fraudolento, la destrezza e, appunto, la destinazione dei beni sottratti alla pubblica reverenza.

Il Ricorso in Cassazione e l’Aggravante Contestata

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione contestando diversi aspetti della sentenza d’appello. Il punto focale, che si rivelerà decisivo, è stata la critica alla sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale, relativa alle cose “esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede”, inclusi i beni destinati a pubblica reverenza.
Secondo il ricorrente, né la cassetta delle offerte né il denaro in essa contenuto potevano essere considerati beni con una funzione diretta di culto o devozione, ma rappresentavano piuttosto oggetti meramente strumentali all’esercizio del culto stesso.

L’impatto della remissione di querela sul furto in chiesa

La questione assume un’importanza fondamentale alla luce delle recenti riforme legislative. Con l’esclusione dell’aggravante della pubblica reverenza, il reato contestato non rientrava più tra quelli perseguibili d’ufficio, ma diventava procedibile solo a querela della persona offesa. Nel corso del giudizio di legittimità, la difesa ha depositato l’atto di remissione della querela da parte del parroco della chiesa, ritualmente accettato dall’imputato. Questo atto, reso possibile proprio dalla riqualificazione giuridica del fatto operata dalla Corte, ha portato all’estinzione del reato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo all’aggravante della pubblica reverenza. Richiamando un proprio precedente, i giudici hanno ribadito che tale circostanza è configurabile solo quando le cose sottratte abbiano una “funzione di culto o di devozione, in quanto rispettate dalla generalità dei consociati per essere espressione del sentimento religioso o di elevati valori civili”. Non è sufficiente, quindi, che i beni si trovino semplicemente all’interno di un luogo di culto.
Nel caso specifico, l’azione furtiva ha avuto ad oggetto il denaro contenuto in una cassetta per le offerte. La Corte ha ritenuto che tanto la cassetta quanto il denaro avessero una natura puramente strumentale all’esercizio delle attività di culto e di beneficenza, e non potessero essere considerati di per sé espressione di un sentimento religioso o oggetto di venerazione da parte dei fedeli. Di conseguenza, l’aggravante è stata esclusa.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro: per l’applicazione dell’aggravante della pubblica reverenza non basta che il furto avvenga in un luogo sacro, ma è necessario che l’oggetto del reato abbia una intrinseca funzione di culto. Questa decisione ha avuto un effetto a catena: escludendo l’aggravante, il reato è diventato procedibile a querela. La remissione della querela, intervenuta nelle more del giudizio, ha quindi determinato l’annullamento senza rinvio della sentenza di condanna e la declaratoria di estinzione del reato. Gli altri motivi di ricorso sono stati assorbiti da questa decisione. La pronuncia offre un importante spunto di riflessione sulla corretta interpretazione delle norme penali e sull’impatto delle riforme processuali sui giudizi in corso.

Il denaro contenuto nella cassetta delle elemosine è considerato un bene destinato alla pubblica reverenza?
No, secondo la Corte di Cassazione, il denaro e la cassetta delle offerte sono considerati meramente strumentali all’esercizio del culto e non espressione diretta di sentimento religioso. Pertanto, il loro furto non integra l’aggravante della destinazione alla pubblica reverenza.

Cosa succede se viene esclusa l’aggravante che rendeva un furto procedibile d’ufficio?
Se l’unica aggravante che rendeva il furto procedibile d’ufficio viene esclusa, il reato diventa procedibile solo a querela della persona offesa, come avvenuto nel caso di specie in seguito alla riforma legislativa (d.lgs. 150/2022).

Qual è l’effetto della remissione di querela in Cassazione?
Se la querela viene rimessa (ritirata) e l’imputato accetta, e il ricorso in Cassazione è stato tempestivamente proposto, la Corte dichiara l’estinzione del reato, annullando la sentenza di condanna senza rinvio ad altro giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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