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Furto in B&B: è privata dimora? La Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per furto in un Bed & Breakfast. La Corte conferma che la stanza di un B&B è da considerarsi ‘privata dimora’ ai sensi dell’art. 624-bis c.p., rendendo il reato un furto aggravato. I motivi del ricorso sono stati respinti perché non correlati con le motivazioni della sentenza d’appello, che aveva già ampiamente giustificato sia la sussistenza della violenza sulle cose per accedere alla struttura, sia la qualificazione giuridica del luogo del reato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in B&B: la Cassazione conferma che è reato aggravato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di furto in B&B, stabilendo principi importanti sulla nozione di privata dimora e sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi. La decisione chiarisce che sottrarre beni dalla stanza di una struttura ricettiva come un Bed & Breakfast integra il più grave reato di furto in abitazione, e non un furto semplice. Analizziamo insieme questa pronuncia per capirne la portata.

I Fatti del Caso: Il Ricorso contro la Condanna

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), aggravato dalla violenza sulle cose, ha presentato ricorso in Cassazione. I motivi principali della sua difesa erano quattro:

1. Assenza di violenza: sosteneva che non vi fossero prove sufficienti per dimostrare che l’accesso alla struttura fosse avvenuto con violenza.
2. Nozione di privata dimora: contestava che una stanza di un B&B potesse essere considerata ‘privata dimora’, elemento essenziale per configurare il reato di cui all’art. 624-bis c.p.
3. Mancata prevalenza delle attenuanti: chiedeva il riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sull’aggravante contestata.
4. Diniego di misure alternative: lamentava il mancato riconoscimento di una sanzione sostitutiva alla pena detentiva.

La Corte di Appello di Messina aveva già respinto queste argomentazioni, confermando la condanna. Il caso è quindi giunto al vaglio della Suprema Corte.

La Decisione della Corte: il Caso del Furto in B&B

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in tutti i suoi punti. Questa decisione non entra nel merito di una nuova valutazione dei fatti, ma si concentra sulla correttezza giuridica della sentenza d’appello e sulla validità dei motivi proposti dal ricorrente.

I Motivi del Ricorso e la loro Inammissibilità

I giudici hanno ritenuto i primi due motivi inammissibili perché privi della ‘necessaria correlazione con le ragioni poste a fondamento del provvedimento impugnato’. In altre parole, il ricorrente ha riproposto le sue tesi senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni logico-giuridiche con cui la Corte d’Appello le aveva già respinte. Allo stesso modo, il motivo sulle circostanze attenuanti è stato giudicato ‘manifestamente infondato’ e quello sulla misura alternativa ‘infondato’, poiché la Corte territoriale aveva fornito motivazioni adeguate e congrue per le sue decisioni.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha respinto i punti centrali del ricorso.

La Corte ha sottolineato che, per quanto riguarda la violenza sulle cose, la sentenza d’appello aveva fornito un’ampia e logica giustificazione sull’uso della forza per accedere alla struttura e asportare i beni. Il ricorso, invece, si limitava a ignorare tale motivazione.

Sulla questione cruciale del furto in B&B e della sua qualificazione come privata dimora, la Cassazione ha confermato l’orientamento della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente applicato i principi giuridici vigenti, supportati da sentenze precedenti. La Cassazione ha persino richiamato una recentissima pronuncia (Sez. 5, n. 8043 del 4.2.25) che, in un caso analogo, aveva esplicitamente affermato che la stanza di un B&B è un luogo di privata dimora. Questo perché l’ospite, anche se per un periodo di tempo limitato, vi svolge atti della vita privata, godendo di una protezione della privacy e dell’inviolabilità del domicilio.

Infine, la Corte ha validato le motivazioni della sentenza d’appello anche riguardo al bilanciamento delle circostanze e alla scelta della sanzione, evidenziando come i giudici di merito avessero tenuto conto negativamente (‘in malam partem’) sia delle circostanze del reato sia della precedente violazione di misure cautelari da parte dell’imputato.

Le Conclusioni: Cosa Implica questa Sentenza

L’ordinanza in esame ribadisce due importanti principi giuridici:

1. La stanza di un B&B è privata dimora: commettere un furto all’interno di essa configura il più grave reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), punito più severamente del furto semplice. Questo estende la massima tutela penale a luoghi dove le persone dimorano anche solo temporaneamente, come strutture ricettive.
2. I ricorsi in Cassazione devono essere specifici: non è sufficiente riproporre le proprie tesi difensive. Un ricorso, per essere ammissibile, deve criticare in modo puntuale e specifico le argomentazioni della sentenza che si intende impugnare, dimostrandone l’erroneità giuridica o la manifesta illogicità. In caso contrario, il ricorso verrà dichiarato inammissibile con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La stanza di un Bed & Breakfast è considerata ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto?
Sì. La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello e richiamando precedenti specifici, ha stabilito che la stanza di un B&B è un luogo di privata dimora, poiché in essa si svolgono atti della vita privata, anche se in modo transitorio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché i motivi proposti non si confrontavano adeguatamente con le ragioni della sentenza impugnata. Il ricorrente ha insistito sulle proprie tesi senza contestare in modo specifico e pertinente le ampie giustificazioni fornite dalla Corte d’Appello.

È sufficiente negare l’uso della violenza per evitare l’aggravante del furto?
No, non è sufficiente una semplice negazione. Se la Corte di merito, come in questo caso, ha fornito un’ampia e logica giustificazione basata sulle prove per dimostrare l’uso della violenza per accedere a un luogo e rubare, il ricorrente deve smontare quella specifica motivazione, non solo riproporre la propria versione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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