LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto in abitazione sul pianerottolo: è reato?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto in abitazione per un individuo che aveva sottratto un ombrello e una piccola somma di denaro dal pianerottolo di un condominio. La sentenza chiarisce che il pianerottolo è considerato una “pertinenza” della privata dimora, estendendo così la tutela penale a queste aree comuni. Il furto in abitazione è quindi configurabile anche se il bene non si trova fisicamente dentro l’appartamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Anche il Pianerottolo è Zona Protetta?

Un recente caso esaminato dalla Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito sui confini del reato di furto in abitazione. La domanda al centro della vicenda è tanto semplice quanto rilevante: sottrarre un oggetto lasciato sul pianerottolo condominiale, fuori dalla porta di un appartamento, costituisce un semplice furto o la più grave fattispecie di furto in abitazione? Con la sentenza in esame, i giudici hanno fornito una risposta chiara, consolidando un orientamento che estende la tutela della sfera privata anche alle aree comuni immediatamente adiacenti all’abitazione.

I Fatti del Caso: Un Ombrello e Pochi Euro sul Pianerottolo

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo per aver rubato un ombrello e la somma di 5 euro. Gli oggetti non si trovavano all’interno di un appartamento, bensì sul pianerottolo del secondo piano di un edificio: l’ombrello era appeso alla ringhiera antistante la porta della vittima, mentre il denaro si trovava nella tasca di un giubbotto, anch’esso lasciato fuori casa.

La Corte d’Appello aveva già confermato la colpevolezza dell’imputato per questo reato, pur rideterminando la pena. L’imputato, tuttavia, ha deciso di ricorrere in Cassazione, sollevando questioni sia sulla prova della sua colpevolezza sia, soprattutto, sulla corretta qualificazione giuridica del fatto.

L’Appello e i Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha basato il suo ricorso su tre principali argomentazioni:

1. Mancanza di prove: Sosteneva che i video della sorveglianza mostravano solo la sua presenza sul pianerottolo, ma non l’atto di appropriazione dei beni.
2. Errata applicazione della legge: Il punto cruciale del ricorso. La difesa ha sostenuto che un pianerottolo condominiale non può essere considerato né una “privata dimora” né una sua “pertinenza”, elementi necessari per configurare il reato di furto in abitazione previsto dall’art. 624-bis del codice penale.
3. Violazione del divieto di reformatio in peius: Lamentava che la Corte d’Appello, nel ricalcolare la pena, fosse partita da una base più alta di quella del primo grado, peggiorando di fatto la sua posizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti su ciascuno dei punti sollevati. I giudici hanno ritenuto il primo motivo inammissibile, in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. Le prove, incluse le dichiarazioni della vittima e la presenza ingiustificata dell’imputato sul luogo del furto, erano state considerate sufficienti dai giudici di merito.

La nozione di pertinenza nel reato di furto in abitazione

Il cuore della decisione riguarda il secondo motivo. La Corte ha ribadito con forza che il pianerottolo condominiale costituisce una pertinenza dell’abitazione. La nozione penalistica di “pertinenza” è più ampia di quella civilistica e si fonda su un rapporto di strumentalità e complementarità funzionale con il bene principale (l’abitazione). Un luogo è considerato pertinenza quando arreca un’utilità che soddisfa le esigenze della vita domestica del proprietario.

Nel caso specifico, il fatto stesso che la vittima avesse lasciato oggetti personali come giubbotti e un ombrello sul pianerottolo dimostra che quell’area era utilizzata come un’estensione della propria sfera privata e domestica. Si tratta di un’area, spiegano i giudici, che sebbene non sia parte dell’abitazione in senso stretto, ne rappresenta una “propaggine” e un'”estensione”. Lo scopo della norma, infatti, è quello di rafforzare la tutela della sicurezza individuale e patrimoniale in tutti quei luoghi strettamente connessi alla vita privata di una persona, proteggendola da intrusioni esterne.

La questione della reformatio in peius

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Corte ha spiegato che non vi è stata alcuna violazione del divieto di peggioramento della pena. Sebbene la pena base considerata in appello fosse formalmente più alta, ciò era dovuto alla necessità di rispettare il minimo edittale previsto dalla legge per il reato di furto in abitazione. Inoltre, la pena finale inflitta all’imputato in appello era notevolmente inferiore a quella decisa in primo grado. Pertanto, la sua posizione complessiva non solo non era peggiorata, ma era addirittura migliorata.

Le Conclusioni: La Portata Estesa della Tutela Domiciliare

Questa sentenza consolida un principio di grande rilevanza pratica: la tutela penale garantita al domicilio si estende oltre le mura dell’appartamento. Aree come pianerottoli, androni e scale condominiali, in quanto funzionalmente collegate alla vita privata dei residenti, rientrano a pieno titolo nel concetto di pertinenza tutelato dall’articolo 624-bis c.p. Di conseguenza, chi commette un furto in questi spazi non risponde di furto semplice, ma del più grave reato di furto in abitazione, con pene significativamente più severe. La decisione riafferma l’importanza di proteggere non solo il luogo dove si dorme, ma l’intera sfera spaziale in cui si manifesta la vita domestica e personale dell’individuo.

Rubare un oggetto lasciato sul pianerottolo di un condominio è considerato furto in abitazione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il pianerottolo condominiale è una pertinenza della privata dimora, in quanto funzionalmente collegato a essa per soddisfare le esigenze della vita domestica. Pertanto, la sottrazione di beni da tale area integra il reato di furto in abitazione previsto dall’art. 624-bis del codice penale.

Cosa si intende per “pertinenza” di una privata dimora nel diritto penale?
Nel diritto penale, la nozione di pertinenza è più ampia di quella civilistica. Non richiede l’uso esclusivo da parte di un solo proprietario, ma si basa su un rapporto di strumentalità e funzionalità rispetto all’abitazione principale. Include tutti i luoghi accessori che arrecano un’utilità alla vita domestica, come androni, scale e pianerottoli condominiali.

Cosa significa il divieto di “reformatio in peius” e perché non è stato violato in questo caso?
È il principio secondo cui la posizione dell’imputato non può essere peggiorata a seguito del suo solo ricorso. In questo caso, la Corte ha stabilito che non vi è stata violazione perché, sebbene la pena base teorica applicata fosse più alta per rispettare i minimi di legge, la pena finale concreta inflitta all’imputato era notevolmente più bassa di quella della sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati