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Furto in abitazione: ricorso inammissibile in Cassazione

Un individuo condannato per furto in abitazione ha presentato ricorso in Cassazione contestando la costituzionalità della norma, il diniego delle attenuanti generiche e la mancata revoca dell’espulsione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Le motivazioni si basano sulla manifesta infondatezza delle questioni sollevate, sulla corretta valutazione della gravità del fatto, dei precedenti dell’imputato e della sua pericolosità sociale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in abitazione: la Cassazione conferma la linea dura

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. Questa decisione ribadisce principi consolidati in materia, in particolare riguardo la valutazione delle circostanze attenuanti generiche e la legittimità costituzionale della norma incriminatrice. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia per comprendere le ragioni che hanno portato i giudici a una conclusione così netta.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che aveva confermato la condanna di un individuo per il reato di furto in abitazione, previsto dall’articolo 624-bis del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: la presunta incostituzionalità della norma, la mancata concessione delle attenuanti generiche e il mancato accoglimento della richiesta di revoca della misura di sicurezza dell’espulsione.

I Motivi del Ricorso: Un’Analisi Dettagliata

Il ricorrente ha sollevato tre questioni principali:
1. Eccezione di illegittimità costituzionale: Si contestava la costituzionalità dell’art. 624-bis c.p., ritenendo la pena minima eccessiva, specialmente se comparata ad altri reati contro il patrimonio.
2. Diniego delle attenuanti generiche: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse concesso le attenuanti, nonostante alcuni elementi che, a dire della difesa, avrebbero dovuto giocare a favore dell’imputato.
3. Mancata revoca dell’espulsione: Si criticava la decisione di non revocare la misura di sicurezza dell’espulsione, prevista per gli stranieri condannati per determinati reati.

La Decisione della Corte di Cassazione sul furto in abitazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso con argomentazioni precise e basate su una giurisprudenza consolidata.

* Sulla questione di costituzionalità: I giudici hanno chiarito che la Corte Costituzionale si è già espressa su un tema analogo, dichiarando inammissibile la questione. Il reato di furto in abitazione non lede solo il patrimonio, ma anche un bene fondamentale come l’inviolabilità del domicilio, tutelato dall’art. 14 della Costituzione. Pertanto, il legislatore ha un’ampia discrezionalità nello stabilire pene più severe per proteggere questo bene giuridico.

* Sul diniego delle attenuanti generiche: La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello logica, congrua e corretta. I giudici di merito avevano negato le attenuanti non in modo arbitrario, ma sulla base di una valutazione complessiva negativa. Sono stati considerati elementi sfavorevoli come l’uso di violenza sulle cose, l’orario notturno, il valore della refurtiva e l’atteggiamento minaccioso tenuto dopo essere stato scoperto. Inoltre, è stato dato peso determinante ai precedenti penali dell’imputato, già condannato per tentato furto, che indicavano una chiara tendenza a delinquere. La confessione, essendo avvenuta su circostanze già evidenti, è stata giudicata irrilevante.

* Sulla misura dell’espulsione: Anche su questo punto, la decisione è stata confermata. La mancata revoca dell’espulsione è stata giustificata dalla ‘perdurante pericolosità sociale’ del soggetto. Tale pericolosità non derivava solo dai precedenti, ma, in modo ancora più significativo, dal fatto che l’imputato aveva violato una misura cautelare proprio nell’ambito dello stesso procedimento. Questo comportamento è stato visto come un sintomo chiaro della sua inclinazione a trasgredire le norme dell’ordinamento.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che, per il reato di furto in abitazione, la giurisprudenza mantiene una linea di rigore. Diventa estremamente difficile ottenere una revisione della pena in Cassazione quando la decisione dei giudici di merito è fondata su una motivazione logica e completa, che tiene conto di tutti gli aspetti oggettivi e soggettivi del reato. La pronuncia sottolinea l’ampia discrezionalità del giudice di merito nel valutare la concessione delle attenuanti generiche e ribadisce che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti, ma deve limitarsi a individuare vizi di legittimità, che in questo caso sono stati ritenuti inesistenti.

È possibile ottenere una riduzione di pena per un furto in abitazione di lieve entità?
No, la Corte di Cassazione, richiamando una precedente pronuncia della Corte Costituzionale, ha ribadito che per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis cod. pen.) non è prevista un’ipotesi attenuata per i casi di lieve entità.

Quali elementi valuta il giudice per negare le circostanze attenuanti generiche in un caso di furto in abitazione?
Il giudice valuta negativamente elementi come l’uso di violenza sulle cose, la consumazione del reato in orario notturno, la pluralità di azioni criminose, un valore non trascurabile della refurtiva, un atteggiamento minaccioso e, soprattutto, i precedenti penali specifici dell’imputato. Una confessione su fatti già evidenti non è considerata un elemento utile.

Perché la Corte ha confermato la mancata revoca della misura di sicurezza dell’espulsione?
La Corte ha ritenuto corretta la decisione perché basata sulla ‘perdurante pericolosità sociale’ del ricorrente, dimostrata non solo dai precedenti penali ma anche dalla violazione di una misura cautelare durante lo stesso procedimento, un fatto che indica una forte inclinazione a trasgredire le leggi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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