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Furto in abitazione: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una condanna per furto in abitazione aggravato. I motivi del ricorso, relativi alla qualificazione del reato, all’aggravante della violenza e al diniego delle attenuanti generiche, sono stati giudicati generici, manifestamente infondati e volti a un riesame del merito non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, in particolare nel contesto del reato di furto in abitazione. La decisione sottolinea la netta distinzione tra questioni di legittimità, di competenza della Suprema Corte, e questioni di merito, già valutate nei gradi precedenti di giudizio. Analizziamo insieme questo caso per comprendere perché un ricorso, seppur formalmente presentato, possa essere respinto senza un esame approfondito.

I Fatti del Caso

L’imputato presentava ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello che, pur dichiarando prescritto il reato di atti persecutori, aveva confermato la sua responsabilità per il reato di furto in abitazione aggravato. La difesa contestava la decisione su tre fronti principali: la qualificazione giuridica del fatto, la sussistenza di un’aggravante e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

Il ricorrente ha tentato di smontare l’impianto accusatorio attraverso tre specifici motivi, tutti però respinti dalla Corte di Cassazione.

La Qualificazione Giuridica del Furto in Abitazione

Il primo motivo mirava a riqualificare il reato da furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) a furto semplice (art. 624 c.p.) o a un reato minore. La Corte ha bollato questa doglianza come generica e inammissibile. I giudici hanno evidenziato come tale contestazione fosse una mera riproposizione di argomenti già ampiamente discussi e respinti dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti basato la sua decisione su prove concrete emerse durante il processo, come la forzatura delle finestre per introdursi in un’abitazione di proprietà esclusiva della persona offesa.

La Contestazione dell’Aggravante

Il secondo motivo lamentava una presunta mancanza di motivazione riguardo all’aggravante della violenza sulle cose (art. 625 n. 2 c.p.). Anche in questo caso, la Cassazione ha ritenuto il motivo manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sussistenza dell’aggravante, facendo esplicito riferimento alle deposizioni dei militari intervenuti, i quali avevano constatato la violenza esercitata sulla porta d’ingresso e sulle finestre.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, il terzo motivo denunciava la violazione di legge nel negare le attenuanti generiche. La Suprema Corte ha confermato la logicità della decisione di merito. L’imputato non aveva mostrato alcun comportamento positivo che potesse giustificare uno sconto di pena; al contrario, il suo curriculum criminale, caratterizzato da vari precedenti, dimostrava una spiccata capacità a delinquere.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. La Corte non può rivalutare i fatti o le prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici del primo e del secondo grado. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano:
* Generici e ripetitivi: si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la logica della sentenza impugnata.
* Versati in fatto: chiedevano alla Cassazione una nuova valutazione delle prove (come la proprietà dei beni o le modalità dell’effrazione), cosa non consentita in sede di legittimità.
* Manifestamente infondati: le contestazioni sulle aggravanti e sulle attenuanti si scontravano con una motivazione della Corte d’Appello considerata logica, coerente e priva di vizi giuridici.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale per la pratica legale: un ricorso per cassazione deve essere mirato a censurare vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma di legge o un difetto palese di motivazione. Non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti. Per i cittadini, questa decisione conferma che il sistema giudiziario pone dei limiti precisi ai mezzi di impugnazione, al fine di garantire la certezza del diritto e di evitare la reiterazione infinita dei processi. La condanna per furto in abitazione è stata quindi resa definitiva, con l’ulteriore condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il motivo sulla qualificazione del reato come furto in abitazione è stato respinto?
È stato respinto perché considerato generico, una mera ripetizione di argomenti già valutati e disattesi in appello, e perché richiedeva una rivalutazione dei fatti (come la forzatura delle finestre e la proprietà dell’immobile) non consentita in sede di Cassazione.

Su quali prove si è basata la conferma dell’aggravante della violenza sulle cose?
La Corte ha ritenuto adeguatamente motivata la presenza dell’aggravante sulla base di un congruo riferimento agli elementi probatori, in particolare la deposizione dei militari intervenuti che avevano constatato la violenza utilizzata sulla porta d’ingresso e sulle finestre dell’abitazione.

Per quale ragione sono state negate le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate perché la Corte di merito ha fornito una motivazione logica, evidenziando che l’imputato non aveva assunto alcun comportamento positivo per meritare uno sconto di pena e possedeva un curriculum criminale con precedenti che ne indicavano una spiccata capacità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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