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Furto in abitazione: reato sempre procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza del Tribunale di Cosenza che aveva erroneamente dichiarato estinto un reato di furto in abitazione per remissione di querela. La Suprema Corte ha chiarito che, nonostante le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, il furto in abitazione rimane un reato procedibile d’ufficio, non essendo stata modificata la sua specifica disciplina.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: la Cassazione conferma la procedibilità d’ufficio anche dopo la Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche nel panorama del diritto penale, ampliando il catalogo dei reati procedibili a querela di parte. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6764 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale: il furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) rimane un reato procedibile d’ufficio. Questa decisione sottolinea come alcune fattispecie criminose, per la loro particolare gravità e per il bene giuridico tutelato (l’inviolabilità del domicilio), non siano state toccate dalla riforma.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una decisione del Tribunale di Cosenza. Un individuo era stato imputato per il reato di furto in abitazione, accusato di essersi impossessato di un motociclo custodito all’interno di un garage. In primo grado, il Tribunale aveva dichiarato il non doversi procedere, ritenendo il reato estinto a seguito della remissione di querela da parte della persona offesa. Il giudice di merito, evidentemente, aveva interpretato le novità della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) come estensive anche a questa specifica tipologia di furto.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Catanzaro ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto. L’accusa principale era che il furto in abitazione, essendo commesso in un luogo di privata dimora, è e rimane un reato per cui lo Stato deve procedere autonomamente, a prescindere dalla volontà della vittima.

La Procedibilità d’ufficio del furto in abitazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il ragionamento dei giudici supremi è stato lineare e inequivocabile, basandosi su una precisa interpretazione della normativa vigente.

La Corte ha spiegato che la Riforma Cartabia, pur avendo reso procedibili a querela una vasta serie di reati contro il patrimonio (come il furto semplice), ha deliberatamente escluso da questa modifica proprio le ipotesi più gravi: il furto in abitazione e il furto con strappo. Queste due fattispecie criminose, disciplinate dall’art. 624-bis c.p., mantengono la loro originaria procedibilità d’ufficio.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla volontà del legislatore di non depotenziare la tutela penale per quei reati che ledono non solo il patrimonio, ma anche beni giuridici di primaria importanza come la libertà personale e la sicurezza del domicilio. Il furto commesso all’interno di un’abitazione (o delle sue pertinenze, come un garage) genera un allarme sociale e una percezione di insicurezza tali da giustificare l’intervento d’ufficio dello Stato.

La Riforma, pur orientata a deflazionare il carico giudiziario e a promuovere percorsi di giustizia riparativa, ha tracciato una linea netta. Ha ampliato la procedibilità a querela per i furti meno gravi, ma ha mantenuto un regime più severo per quelli che, per le loro modalità esecutive, destano maggiore preoccupazione sociale. L’errore del Tribunale è stato quello di applicare estensivamente un principio (l’ampliamento della procedibilità a querela) a una fattispecie che il legislatore aveva volutamente escluso dall’ambito della riforma.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento offre un chiarimento cruciale per operatori del diritto e cittadini. Stabilisce in modo definitivo che, anche dopo la Riforma Cartabia, la remissione della querela non ha alcun effetto estintivo sul reato di furto in abitazione. Il procedimento penale, una volta avviato, deve proseguire il suo corso indipendentemente dalla volontà della persona offesa.

Questa decisione riafferma l’importanza del domicilio come spazio inviolabile e la necessità di una tutela penale forte e non condizionata. Per le vittime di questo tipo di reato, ciò significa che la giustizia farà il suo corso anche se, per motivi personali, decidessero di ritirare la querela. Per gli autori del reato, invece, resta la certezza che non potranno contare sulla remissione della querela per evitare le conseguenze penali della loro condotta.

Il furto in abitazione è diventato procedibile a querela di parte dopo la Riforma Cartabia?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) resta procedibile d’ufficio. La Riforma Cartabia non ha modificato la procedibilità per questa specifica fattispecie.

Perché il Tribunale aveva dichiarato il reato estinto?
Il Tribunale aveva erroneamente applicato le nuove disposizioni della Riforma Cartabia, che hanno ampliato i casi di procedibilità a querela, ritenendo che queste si estendessero anche al furto in abitazione. Di conseguenza, aveva dichiarato l’estinzione del reato a seguito della remissione di querela.

Cosa succede se la vittima di un furto in abitazione ritira la querela?
La remissione (ritiro) della querela non ha alcun effetto sul procedimento penale per il reato di furto in abitazione. Essendo un reato procedibile d’ufficio, il processo continuerà il suo corso indipendentemente dalla volontà della persona offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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