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Furto in abitazione: quando una stanza è privata dimora

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per vari reati, tra cui il furto in abitazione. Il caso verteva sulla qualificazione di una stanza chiusa a chiave come ‘privata dimora’. La Corte ha confermato che qualsiasi luogo, debitamente chiuso e non accessibile a terzi, dove si svolgono in maniera non occasionale atti della vita privata, rientra nella nozione di privata dimora ai fini della configurabilità del reato di furto in abitazione, respingendo così il ricorso come manifestamente infondato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: la Cassazione Definisce i Confini della Privata Dimora

Il reato di furto in abitazione, disciplinato dall’articolo 624-bis del Codice Penale, rappresenta una delle figure criminose che maggiormente incide sulla percezione di sicurezza dei cittadini. Ma cosa si intende esattamente per ‘privata dimora’? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo concetto, estendendolo anche a spazi specifici come una stanza chiusa, a patto che in essa si svolgano atti della vita privata. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso sottoposto all’attenzione della Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un individuo condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bologna per una serie di reati, tra cui furto, furto in abitazione aggravato e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. Il ricorrente contestava, in particolare, la configurazione del reato di furto in abitazione, sostenendo che il luogo in cui era stato commesso uno dei furti – una stanza specifica – non potesse essere qualificato come ‘privata dimora’.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Furto in Abitazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. Secondo i giudici, il ricorrente non è riuscito a scalfire la logicità e la correttezza giuridica della motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti sottolineato come la stanza in questione fosse debitamente chiusa a chiave e non accessibile a persone terze. Elemento ancora più rilevante, in quella stanza si svolgevano in maniera non occasionale atti della vita privata della persona offesa.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la propria decisione richiamando un principio di diritto fondamentale, consolidato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 31345 del 2017. Secondo tale orientamento, la nozione di ‘privata dimora’ include esclusivamente i luoghi in cui si svolgono non occasionalmente atti della vita privata, e che non sono aperti al pubblico né accessibili a terzi senza il consenso del titolare. Questa definizione non si limita all’abitazione in senso stretto, ma si estende anche a luoghi destinati ad attività lavorativa o professionale, purché vi si esplichino, anche solo in parte, atti della sfera privata dell’individuo.
La stanza oggetto del furto, essendo chiusa e utilizzata per attività private in modo stabile, rientrava a pieno titolo in questa definizione, giustificando così l’applicazione dell’aggravante prevista per il furto in abitazione.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un’interpretazione estensiva e protettiva del concetto di privata dimora. La decisione chiarisce che la tutela penale non si ferma alla porta d’ingresso di una casa, ma si estende a ogni spazio riservato e protetto in cui un individuo svolge la propria vita privata, anche se si tratta di una singola stanza all’interno di una struttura più ampia. Di conseguenza, l’intrusione in tali spazi per commettere un furto configura il più grave reato di furto in abitazione, con pene più severe, garantendo così una maggiore protezione alla sfera personale e intima della vittima.

Quando una stanza può essere considerata ‘privata dimora’ ai fini del reato di furto in abitazione?
Secondo la Corte, una stanza è ‘privata dimora’ quando è destinata allo svolgimento non occasionale di atti della vita privata e non è aperta al pubblico né accessibile a terzi senza il consenso del titolare. Il fatto che sia debitamente chiusa rafforza questa qualifica.

Il reato di furto in abitazione si applica solo alle case tradizionali?
No. La nozione di privata dimora, come chiarito dalla sentenza, include tutti i luoghi, compresi quelli destinati ad attività lavorativa o professionale, in cui si svolgono atti della vita privata in modo non occasionale e che sono protetti dall’accesso di terzi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. L’appellante non ha contestato efficacemente la motivazione del giudice di merito, il quale aveva correttamente applicato i principi di diritto stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione sulla nozione di privata dimora.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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