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Furto in abitazione: quando l’accesso è legittimo?

Un sovrintendente di Polizia, durante una perquisizione legittima, si impossessava di una pennetta USB. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si tratta di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), ma di furto semplice (art. 624 c.p.), poiché l’ingresso nell’abitazione era autorizzato. Questa riqualificazione ha portato alla dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione. La Corte ha inoltre annullato la condanna al risarcimento danni in favore di una parte civile, ritenendo inammissibile il suo appello avverso un proscioglimento per motivi procedurali.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in abitazione: la Cassazione chiarisce quando l’accesso è legittimo

Il reato di furto in abitazione è una fattispecie complessa che mira a proteggere non solo il patrimonio ma anche la sfera privata del domicilio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha offerto un’importante precisazione sui confini di questo reato, stabilendo che se l’agente si introduce nell’abitazione in modo legittimo, il reato configurabile è quello di furto semplice e non la più grave ipotesi del furto in abitazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un sovrintendente della Polizia di Stato accusato di diversi reati, tra cui la sottrazione di una pennetta USB durante una perquisizione domiciliare. Inizialmente, il fatto era stato contestato come peculato, per poi essere riqualificato dalla Corte d’Appello come furto in abitazione ai sensi dell’art. 624-bis del codice penale.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, l’errata qualificazione giuridica del fatto. La sua difesa ha argomentato che, essendo la sua presenza nell’abitazione giustificata da un atto autoritativo (il decreto di perquisizione), non poteva configurarsi la violazione del domicilio richiesta per il reato di furto in abitazione. L’introduzione nell’immobile, secondo il ricorrente, era stata solo l’occasione per commettere il furto, non un elemento costitutivo del reato più grave.

L’analisi della Cassazione sul furto in abitazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla qualificazione del reato. I giudici hanno chiarito che l’art. 624-bis c.p. descrive una fattispecie complessa che unisce la sottrazione di un bene (art. 624 c.p.) con la violazione del domicilio (art. 614 c.p.). L’elemento cruciale che distingue il furto in abitazione dal furto semplice è proprio l’illegittimità dell’introduzione nel luogo di privata dimora.

Nel caso specifico, l’agente di polizia si trovava all’interno dell’abitazione in virtù di un legittimo atto autoritativo, la perquisizione. La sua presenza, quindi, non era abusiva. Di conseguenza, secondo la Corte, la sua permanenza nell’immobile ha rappresentato una mera occasione per la condotta illecita della sottrazione, ma non integra uno degli elementi essenziali della fattispecie di cui all’art. 624-bis.

La riqualificazione e la prescrizione del reato

Sulla base di questo ragionamento, la Cassazione ha riqualificato il fatto come furto semplice, ai sensi dell’art. 624 c.p. Questa diversa qualificazione giuridica ha avuto una conseguenza decisiva: il reato di furto semplice è soggetto a un termine di prescrizione più breve rispetto al furto in abitazione. Calcolando il tempo trascorso dalla commissione del fatto (avvenuto nel 2011), la Corte ha dichiarato l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando la logica alla base dell’art. 624-bis c.p. La norma è stata introdotta per rafforzare la tutela del domicilio, considerato l’ambito primario di estrinsecazione della personalità individuale. Pertanto, l’aggravamento della pena rispetto al furto semplice si giustifica solo quando vi è una violazione di questo spazio privato. Se l’accesso avviene con il consenso del proprietario o, come in questo caso, sulla base di un provvedimento legale, viene meno uno dei presupposti specifici della fattispecie incriminatrice.

Sostenere il contrario, afferma la Corte, significherebbe richiedere un consenso specifico anche per l’apprensione del bene, il che logicamente escluderebbe non solo la violazione del domicilio ma anche lo stesso reato di furto. Per questo motivo, la presenza legittima dell’agente degrada il contesto a semplice occasione del delitto, rendendo applicabile la meno grave fattispecie del furto semplice.

Inoltre, la Corte ha accolto un altro motivo di ricorso, annullando le statuizioni civili in favore di una delle parti danneggiate. I giudici hanno ritenuto che la parte civile non avesse interesse a impugnare una sentenza di proscioglimento basata su un motivo puramente processuale (il difetto di querela), poiché tale decisione non le precludeva la possibilità di agire in sede civile per il risarcimento del danno.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nella distinzione tra furto semplice e furto in abitazione: la legittimità dell’accesso al domicilio è dirimente. Anche quando un furto avviene materialmente all’interno di una casa, se l’autore vi si è introdotto legalmente, non si applicherà la norma più severa dell’art. 624-bis c.p. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, non solo per la determinazione della pena, ma anche per i termini di prescrizione del reato, che, come dimostra questo caso, possono portare all’estinzione dell’azione penale.

Quando un furto commesso in una casa non è qualificato come ‘furto in abitazione’?
Non si configura il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) quando l’autore del furto si è introdotto nell’abitazione in modo legittimo, ad esempio con il consenso del proprietario o, come nel caso di specie, in virtù di un atto autoritativo come un decreto di perquisizione. In tali circostanze, il fatto viene qualificato come furto semplice (art. 624 c.p.).

Perché il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione?
La Corte ha riqualificato il reato da furto in abitazione a furto semplice. Il furto semplice ha un termine di prescrizione più breve. Poiché dalla data del commesso reato era trascorso il tempo massimo previsto dalla legge per questa fattispecie meno grave, la Corte ha dovuto dichiararne l’estinzione.

La parte civile può appellare una sentenza di proscioglimento per un motivo procedurale come il difetto di querela?
No. Secondo la Corte, la parte civile non ha interesse a impugnare una sentenza di proscioglimento basata su motivi meramente processuali, come il difetto di querela. Questo perché tale tipo di pronuncia non pregiudica le sue legittime pretese al risarcimento, che possono essere fatte valere in un separato giudizio civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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