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Furto in abitazione: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione aggravato. I motivi sono stati ritenuti generici e ripetitivi, incapaci di confutare le prove schiaccianti come il ritrovamento della refurtiva in breve tempo e le tracce biologiche di un complice. La Corte ha inoltre confermato la congruità della pena inflitta, motivata dalla personalità negativa dell’imputato e dalle modalità del reato.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei rigorosi criteri di ammissibilità dei ricorsi dinanzi alla Corte di Cassazione, specialmente in casi di furto in abitazione. La Suprema Corte ha respinto il ricorso di un imputato, confermando la condanna e sottolineando l’importanza di presentare motivi di impugnazione specifici e non meramente ripetitivi di questioni già valutate nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo grado e in appello per il reato di furto in abitazione aggravato, ha presentato ricorso per cassazione. L’imputato basava la sua difesa su due motivi principali:

1. Un’errata qualificazione giuridica del fatto, contestando l’applicazione dell’articolo 624-bis del codice penale.
2. La sproporzione della pena inflitta, ritenuta eccessiva rispetto alla gravità del reato commesso.

La Corte d’Appello di Roma aveva già confermato la sentenza di primo grado, ma l’imputato ha tentato di ottenere un annullamento dalla Suprema Corte.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul furto in abitazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, dichiarandoli entrambi inammissibili. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione.

Il Primo Motivo: la Qualificazione Giuridica del Fatto

La Corte ha definito il primo motivo come inammissibile per due ragioni fondamentali: la sua genericità e la sua natura riproduttiva. L’imputato, infatti, si era limitato a riproporre le stesse censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte territoriale. I giudici di legittimità hanno evidenziato come le prove a carico dell’imputato fossero solide e inequivocabili. In particolare, due elementi sono risultati decisivi:

* Il breve lasso di tempo: Il rinvenimento dei beni rubati nella disponibilità dell’imputato è avvenuto pochissimo tempo dopo la sottrazione.
* Le prove scientifiche: L’imputato è stato trovato in compagnia di un altro soggetto, la cui presenza sul luogo del furto era stata scientificamente accertata tramite tracce ematiche e un campione salivare.

Questi elementi, secondo la Corte, non lasciavano alcun dubbio sulla riconducibilità dell’azione furtiva all’imputato.

Il Secondo Motivo di ricorso: la Proporzionalità della Pena

Anche il secondo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ritenuto che la pena inflitta fosse stata correttamente motivata e risultasse congrua. La Corte d’Appello aveva tenuto conto di diversi fattori aggravanti per determinare l’entità della pena, tra cui:

* La personalità negativa dell’imputato.
* Il coinvolgimento di un soggetto minore nella commissione dei fatti.
* Le specifiche modalità della condotta criminale.

La valutazione del giudice di merito sul trattamento sanzionatorio è stata considerata immune da vizi logici o giuridici, rendendo la censura dell’imputato infondata.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione di dichiarare inammissibile il ricorso si fonda sul principio secondo cui il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. I ricorsi devono sollevare questioni di diritto o vizi di motivazione evidenti, non limitarsi a riproporre doglianze già esaminate. In questo caso, le prove raccolte (tempestività del ritrovamento della refurtiva e prove scientifiche) formavano un quadro accusatorio solido che le generiche censure dell’imputato non sono riuscite a scalfire. Allo stesso modo, la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che nel caso specifico l’ha esercitata in modo logico e conforme alla legge, tenendo conto di elementi concreti come la personalità dell’imputato e le modalità del reato.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: per accedere al giudizio della Corte di Cassazione, è necessario formulare motivi di ricorso specifici, pertinenti e non meramente ripetitivi. Un appello basato su censure generiche, che non si confronta analiticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità. La decisione conferma inoltre che la valutazione della congruità della pena, se correttamente motivata dal giudice di merito sulla base di elementi concreti, difficilmente può essere messa in discussione in sede di legittimità. Per i professionisti e i cittadini, questo caso serve da monito sull’importanza di strutturare un’impugnazione in modo rigoroso e giuridicamente fondato.

Perché il ricorso per furto in abitazione è stato giudicato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e riproducevano censure già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove questioni di diritto o vizi di motivazione rilevanti.

Quali prove sono state considerate decisive per confermare la colpevolezza dell’imputato?
Le prove decisive sono state il brevissimo lasso di tempo tra il furto e il ritrovamento dei beni rubati in possesso dell’imputato e le prove scientifiche (tracce ematiche e campione salivare) che hanno accertato la presenza di un suo complice sul luogo del delitto.

La Corte ha ritenuto la pena sproporzionata?
No, la Corte ha ritenuto la pena congrua e correttamente motivata. La sua entità è stata giustificata dalla personalità negativa dell’imputato, dal coinvolgimento di un minore nel reato e dalle specifiche modalità della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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