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Furto in abitazione: quando è perseguibile d’ufficio

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la disciplina del furto in abitazione a seguito della Riforma Cartabia. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che sosteneva la necessità della querela per procedere. I giudici hanno ribadito che il furto in abitazione, a differenza del furto semplice, rimane un reato procedibile d’ufficio, data la sua maggiore gravità. Il ricorso è stato respinto anche per la genericità degli altri motivi.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Procedibilità d’Ufficio Confermata dalla Cassazione

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche al sistema penale, soprattutto per quanto riguarda le condizioni di procedibilità di numerosi reati. Tuttavia, alcune fattispecie criminose, data la loro particolare gravità, mantengono il regime originario. Un’ordinanza della Corte di Cassazione interviene per fare chiarezza sul furto in abitazione, confermando che questo reato resta perseguibile d’ufficio, a prescindere dalla volontà della persona offesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di furto in abitazione aggravato, pronunciata sia in primo grado che in appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha presentato ricorso per Cassazione tramite il suo difensore, sollevando due questioni principali volte a scardinare l’impianto accusatorio e la sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso: Procedibilità e Responsabilità Penale

Il ricorso si fondava su due argomentazioni distinte:

1. Mancanza della condizione di procedibilità: Il difensore sosteneva che, per effetto della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), anche il furto in abitazione fosse diventato un reato procedibile a querela di parte. Poiché nel caso di specie mancava la querela, l’azione penale non avrebbe dovuto essere iniziata.
2. Errata affermazione della responsabilità penale: In subordine, la difesa contestava genericamente le conclusioni dei giudici di merito riguardo alla colpevolezza dell’imputato, riproponendo censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

La Decisione della Cassazione sul furto in abitazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa con motivazioni nette e precise.

I giudici hanno innanzitutto qualificato come “palesemente destituito di fondamento” il primo motivo. Hanno chiarito che il novum normativo introdotto dalla Riforma Cartabia, che ha esteso il regime della procedibilità a querela, riguarda l’ipotesi del furto semplice (art. 624 c.p.) e non si applica alla fattispecie autonoma e più grave del furto in abitazione, disciplinata dall’art. 624-bis del Codice Penale. Quest’ultimo reato, per la sua intrinseca capacità di ledere non solo il patrimonio ma anche l’inviolabilità del domicilio e la sfera di intimità della persona, continua a essere perseguibile d’ufficio.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la scelta del legislatore di mantenere la procedibilità d’ufficio per il furto in abitazione risponde a una precisa esigenza di tutela rafforzata. Violare un domicilio privato per commettere un furto è un fatto che allarma la collettività e lede beni giuridici di primaria importanza, giustificando l’intervento dello Stato a prescindere dalla querela della vittima.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Cassazione lo ha ritenuto inammissibile perché le censure erano formulate in modo generico e si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già vagliate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ricordato che il loro compito non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, che in questo caso è stata giudicata immune da vizi.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia non hanno indebolito la risposta sanzionatoria per i reati che destano maggiore allarme sociale. Il furto in abitazione resta saldamente nel novero dei delitti procedibili d’ufficio. La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a conferma della definitività della sentenza di condanna.

Perché il furto in abitazione è ancora perseguibile d’ufficio dopo la Riforma Cartabia?
La Corte di Cassazione ha chiarito che la riforma ha modificato il regime di procedibilità solo per il furto semplice. Il furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) è una fattispecie di reato autonoma e più grave, che per la sua lesività nei confronti del domicilio privato e della sicurezza personale rimane perseguibile d’ufficio.

Per quale motivo il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni erano generiche e si limitavano a riproporre questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza individuare vizi logici o giuridici specifici nella sentenza impugnata, come richiesto in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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