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Furto in abitazione: il cortile è pertinenza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per furto in abitazione. Gli imputati avevano sottratto due motoseghe da un cortile, scavalcando la recinzione. La Corte ha confermato che il cortile è una pertinenza dell’abitazione, rendendo applicabile la fattispecie aggravata. Inoltre, ha ribadito che il reato si considera consumato, e non solo tentato, nel momento in cui l’agente acquisisce l’autonoma disponibilità del bene, anche se per un tempo brevissimo.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Quando il Cortile Diventa Scena del Crimine

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sulla definizione di furto in abitazione, un reato che suscita sempre grande allarme sociale. La vicenda, riguardante il furto di due motoseghe da un cortile, ha permesso ai giudici di ribadire due principi fondamentali: la nozione di ‘pertinenza’ e il momento esatto in cui il furto si considera ‘consumato’. Approfondiamo questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per furto in abitazione. In particolare, uno dei complici, dopo aver scavalcato la recinzione di una proprietà privata, era entrato nel cortile e aveva passato al complice, rimasto all’esterno, due motoseghe da giardino. Sorpresi dall’arrivo delle forze dell’ordine, i due avevano lasciato cadere la refurtiva e si erano dati alla fuga, venendo però fermati poco dopo. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione contestando la qualificazione del reato.

I Motivi del Ricorso

La difesa degli imputati si basava su tre argomentazioni principali:
1. Errata applicazione dell’art. 624-bis c.p.: Si sosteneva che il cortile non fosse una pertinenza dell’abitazione, e quindi non si potesse configurare il reato di furto in abitazione.
2. Mancata consumazione del reato: Secondo i ricorrenti, il reato avrebbe dovuto essere qualificato come tentato furto, dato che avevano avuto il possesso dei beni solo per un tempo brevissimo prima di essere scoperti.
3. Applicabilità della ‘particolare tenuità del fatto’: La difesa chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di minima offensività.

L’Analisi della Corte sul Furto in Abitazione

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni difensive, dichiarando i ricorsi inammissibili. L’ordinanza è un’importante sintesi dei principi che governano il reato di furto in abitazione.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici hanno chiarito punto per punto perché le tesi difensive non potessero essere accolte.

In primo luogo, è stato confermato che il cortile è a tutti gli effetti una pertinenza del luogo destinato a privata dimora. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, secondo cui rientra in questa nozione “ogni bene idoneo ad arrecare una diretta utilità economica all’immobile principale o, comunque, funzionalmente ad esso asservito e destinato al suo servizio od ornamento in modo durevole”. Non è quindi necessario un rapporto di contiguità fisica; è sufficiente il legame funzionale, che nel caso di un cortile è evidente. Entrare in un cortile per rubare equivale, per la legge, a entrare nell’abitazione stessa.

In secondo luogo, la Cassazione ha respinto la tesi del tentato furto. Il reato di furto si consuma nel momento in cui la cosa sottratta passa, anche per un tempo brevissimo, sotto l’autonoma disponibilità dell’agente. Nel caso specifico, nel momento in cui gli imputati si sono impossessati delle motoseghe, acquisendo su di esse un controllo indipendente dal proprietario, il reato si era già perfezionato. Il fatto di essere stati scoperti subito dopo e di aver abbandonato la refurtiva non trasforma il reato da consumato a tentato.

Infine, è stata esclusa l’applicabilità dell’istituto della particolare tenuità del fatto. I giudici hanno spiegato che, sia sotto la vecchia che la nuova disciplina (introdotta dal D.Lgs 150/2022), il furto in abitazione è un reato per il quale tale beneficio è precluso. I limiti di pena previsti per questa fattispecie, considerata di particolare gravità per la violazione della sfera privata della vittima, non consentono di qualificare il fatto come di lieve entità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un’interpretazione rigorosa del reato di furto in abitazione. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:
1. La tutela della privata dimora si estende a tutte le sue pertinenze, come giardini, cortili, garage e cantine, purché funzionalmente collegate all’abitazione.
2. Il furto si considera consumato non appena il ladro ottiene la disponibilità autonoma del bene rubato, indipendentemente dalla durata di tale possesso.
3. Il furto in abitazione è considerato un reato troppo grave per beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Questa decisione sottolinea la volontà del legislatore e della giurisprudenza di offrire una protezione rafforzata al domicilio, inteso come spazio di vita privata che include non solo le mura domestiche ma anche le aree esterne a loro servizio.

Un cortile o un giardino sono considerati parte dell’abitazione ai fini del reato di furto?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che ogni bene che arreca una diretta utilità economica o è funzionalmente asservito a un immobile (come un cortile o un giardino) è considerato ‘pertinenza di luogo destinato a privata dimora’. Pertanto, rubare in queste aree configura il reato di furto in abitazione.

Perché il furto è stato considerato consumato e non solo tentato, anche se gli imputati hanno tenuto la refurtiva per poco tempo?
Il reato si considera consumato nel momento in cui la cosa sottratta passa sotto l’autonoma disponibilità dell’agente, anche se per un tempo brevissimo. Nel caso di specie, gli imputati si erano impossessati delle motoseghe, perfezionando il reato prima di essere scoperti e di abbandonare i beni.

È possibile applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di furto in abitazione?
No. La Corte ha stabilito che i limiti di pena previsti per il furto in abitazione non consentono l’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), né con la disciplina precedente né con quella attuale introdotta dal D.Lgs. 150/2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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