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Furto in abitazione e pertinenze: la decisione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto aggravato. La Corte conferma che il furto in un giardino costituisce reato di furto in abitazione, essendo il giardino una pertinenza dell’edificio. Viene inoltre ribadito che il furto di un portafogli contenente documenti non può beneficiare dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in Abitazione: Quando Anche il Giardino è Considerato Casa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di furto in abitazione, fornendo chiarimenti cruciali sulla configurabilità del reato quando questo avviene nelle pertinenze di un’abitazione, come un giardino. La decisione ribadisce principi consolidati anche in materia di circostanze attenuanti, in particolare quella relativa al danno di speciale tenuità. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Il Furto nel Giardino

Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato ai danni di un cittadino. Il furto era avvenuto all’interno del giardino antistante l’edificio di proprietà della persona offesa. Gli imputati, non contenti della decisione della Corte d’Appello, decidevano di ricorrere per Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la corretta qualificazione del fatto come furto in abitazione e il mancato riconoscimento di alcune circostanze attenuanti.

L’Analisi della Corte di Cassazione

Gli Ermellini hanno esaminato i motivi del ricorso, dichiarandoli inammissibili in quanto riproduttivi di censure già correttamente valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali del diritto penale.

La Configurazione del Reato di Furto in Abitazione

Il punto centrale della difesa era che un furto in giardino non potesse essere equiparato a un furto in abitazione. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. La Corte ha sottolineato la natura pacifica di “pertinenza” del luogo in cui il reato era stato commesso. Era evidente, secondo i giudici, il nesso di strumentalità tra l’introduzione illegittima nel giardino e il furto dei beni della vittima. L’ingresso degli imputati non aveva altra giustificazione se non quella di sottrarre i beni, rendendo così pienamente applicabile l’aggravante del furto commesso in un luogo di privata dimora o nelle sue pertinenze.

La Questione delle Attenuanti: Danno di Speciale Tenuità e Generiche

Gli imputati avevano richiesto l’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4 c.p.), dato che l’oggetto del furto era un portafogli. Anche su questo punto, la Corte ha seguito il suo orientamento consolidato. È stato ribadito che il furto di un portafogli contenente bancomat e documenti d’identità non consente l’applicazione di tale attenuante. Il valore, infatti, non si esaurisce nel mero costo del portafogli, ma include il valore non determinabile dei documenti e gli effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima, come le pratiche necessarie per la duplicazione dei documenti sottratti.

Infine, riguardo alla richiesta di concessione delle attenuanti generiche nella massima estensione, la Corte ha precisato che il giudice di merito non è obbligato a confutare analiticamente ogni singolo elemento favorevole addotto dalla difesa. È sufficiente che la motivazione evidenzi gli elementi sfavorevoli di preponderante rilevanza (come la personalità negativa, l’intensità del dolo e l’allarme sociale) per giustificare un trattamento sanzionatorio più severo.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione di inammissibilità sulla manifesta infondatezza e sulla natura ripetitiva dei motivi di ricorso. Le argomentazioni dei giudici di merito sono state ritenute logiche, coerenti e giuridicamente corrette. La sentenza impugnata aveva applicato correttamente i principi di diritto affermati dalla giurisprudenza di legittimità, sia per quanto riguarda la qualificazione del reato come furto in abitazione, sia per il diniego delle attenuanti. La Corte ha ritenuto il trattamento sanzionatorio applicato congruo rispetto alle esigenze di individualizzazione della pena, come previsto dall’art. 27 della Costituzione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma due principi di notevole importanza pratica. In primo luogo, il concetto di “privata dimora” si estende anche alle sue pertinenze, come giardini e cortili, quando l’accesso a tali aree è finalizzato alla commissione di un reato contro il patrimonio. In secondo luogo, il furto di documenti e carte di pagamento, a causa del danno non meramente patrimoniale che provoca, esclude quasi automaticamente la possibilità di riconoscere l’attenuante del danno di speciale tenuità. Questa decisione rafforza la tutela della proprietà privata in ogni sua articolazione e fornisce un chiaro indirizzo interpretativo per casi analoghi.

Il furto commesso in un giardino privato è considerato furto in abitazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che un giardino è una pertinenza dell’abitazione. Se l’introduzione nel giardino è strumentale al furto, il reato si qualifica come furto in abitazione, che è una forma aggravata del reato.

Il furto di un portafogli con documenti può beneficiare dell’attenuante del danno di speciale tenuità?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, il furto di un portafogli contenente documenti di identità, bancomat o carte di credito non permette l’applicazione di questa attenuante. Il motivo è che il valore del danno non è solo quello materiale del portafogli, ma include il valore non determinabile dei documenti e il grave pregiudizio arrecato alla vittima (es. tempo e costi per rifare i documenti).

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve confutare ogni elemento a favore dell’imputato?
No. La Corte ha chiarito che non è necessario. Per negare le attenuanti o non concederle nella massima estensione, è sufficiente che il giudice motivi la sua decisione evidenziando gli elementi sfavorevoli ritenuti prevalenti, come la personalità negativa degli imputati, l’intensità del dolo o l’allarme sociale generato dal fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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