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Furto energia: quando non è aggravato da servizio pubblico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13307/2025, ha stabilito che il furto di energia elettrica commesso tramite la manipolazione del contatore con un magnete non integra automaticamente l’aggravante della destinazione del bene a pubblico servizio. Di conseguenza, in assenza di tale aggravante, il reato non è procedibile d’ufficio e richiede la querela della persona offesa. La Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore Generale, il quale sosteneva che l’aggravante fosse implicitamente contestata, distinguendo nettamente tale fattispecie da quella dell’allaccio abusivo diretto alla rete pubblica.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia: La Cassazione e l’Aggravante del Pubblico Servizio

Il furto di energia elettrica è un reato che presenta diverse sfaccettature giuridiche, specialmente riguardo le circostanze aggravanti. Con la recente sentenza n. 13307 del 2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un punto cruciale: la manomissione del contatore con un magnete non è sufficiente, da sola, a configurare l’aggravante della destinazione della cosa a pubblico servizio. Questa decisione ha importanti implicazioni sulla procedibilità del reato.

I Fatti del Caso

Due persone venivano accusate di furto pluriaggravato di energia elettrica. La modalità della sottrazione non consisteva in un allaccio abusivo alla rete pubblica, ma nella manipolazione del contatore di un’utenza privata attraverso l’applicazione di un magnete. Il Tribunale di primo grado dichiarava il non doversi procedere per difetto di querela, ritenendo non applicabile l’aggravante che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio.

Il Ricorso del Procuratore e il Furto di Energia

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ricorreva per Cassazione, sostenendo che l’aggravante della destinazione a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.) dovesse considerarsi implicitamente contestata. Secondo il ricorrente, il semplice fatto di sottrarre energia dalla rete di distribuzione nazionale implicava un’offesa a un bene destinato a soddisfare un’esigenza di rilevanza pubblica. Inoltre, faceva riferimento a una contestazione suppletiva dell’aggravante avvenuta nel corso di un’udienza.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Furto di Energia

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno ritenuto il ricorso infondato, delineando una chiara distinzione tra le diverse modalità di furto di energia e le relative conseguenze giuridiche in termini di contestazione delle aggravanti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la propria decisione su argomenti precisi e distinti.

La Natura dell’Aggravante del Pubblico Servizio

I giudici hanno ribadito che l’aggravante della destinazione a pubblico servizio ha una natura valutativa. Ciò significa che non basta l’oggettiva qualità del bene, ma è necessaria una contestazione, formale o di fatto, che metta l’imputato in condizione di difendersi dall’accusa di aver sottratto un bene al servizio della collettività.

La Differenza tra Allaccio Abusivo e Manomissione del Contatore

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra le modalità di sottrazione. Un allaccio diretto alla rete di distribuzione è un’azione che, per sua natura, manifesta l’intenzione di appropriarsi di un bene destinato a un servizio per un numero indeterminato di persone. In tal caso, l’aggravante può considerarsi contestata “in fatto”.

Al contrario, la manipolazione di un contatore privato con un magnete, come nel caso di specie, è una condotta che si esaurisce nell’ambito di una singola utenza. Non espone in modo esplicito ed inequivocabile la natura pubblica del servizio leso. Pertanto, in questa fattispecie, non si può desumere una contestazione implicita dell’aggravante.

L’Irrilevanza della Contestazione Suppletiva

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevante la contestazione suppletiva dell’aggravante mossa dal Pubblico Ministero in udienza. In primo luogo, il ricorrente non aveva sollevato una specifica censura processuale sulla tardività di tale contestazione. In secondo luogo, e in modo dirimente, il Procuratore non ha dimostrato che tale contestazione fosse avvenuta prima della scadenza del termine concesso alla persona offesa per presentare querela, come previsto dalla riforma Cartabia (d.lgs. n. 150 del 2022).

Conclusioni

La sentenza in esame stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica. Per il furto di energia commesso tramite alterazione del contatore, l’aggravante della destinazione a pubblico servizio non è automatica. Di conseguenza, per poter procedere penalmente, diventa indispensabile la querela presentata dalla società erogatrice del servizio entro i termini di legge. La decisione rafforza le garanzie difensive, esigendo che l’accusa sia formulata in modo chiaro e completo, senza lasciare elementi essenziali, come le aggravanti, a presunzioni implicite.

Tamperare il contatore con un magnete per rubare elettricità costituisce sempre un furto aggravato dalla destinazione a pubblico servizio?
No, secondo questa sentenza, tale specifica modalità di sottrazione non è di per sé sufficiente a integrare in modo implicito l’aggravante della destinazione a pubblico servizio, a differenza di un allaccio diretto alla rete.

In caso di furto di energia tramite manomissione del contatore, è necessaria la querela della società elettrica per procedere penalmente?
Sì. Se l’aggravante del pubblico servizio non è contestata in modo esplicito o desumibile inequivocabilmente dai fatti (come nel caso della manomissione del contatore), il reato non è procedibile d’ufficio e la querela della parte offesa è una condizione necessaria per l’azione penale.

Perché la contestazione dell’aggravante fatta dal PM durante l’udienza è stata ritenuta irrilevante?
È stata ritenuta irrilevante per due motivi: primo, il ricorrente non ha adeguatamente contestato la tardività della contestazione stessa; secondo, e più importante, non è stato dimostrato che tale contestazione sia avvenuta prima della scadenza del termine utile per la presentazione della querela da parte della persona offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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