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Furto energia elettrica: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione ha stabilito che il furto di energia elettrica è procedibile d’ufficio, anche dopo la Riforma Cartabia, se dal capo d’imputazione emerge chiaramente che la sottrazione è avvenuta tramite allaccio alla rete pubblica. Questa descrizione, infatti, costituisce una contestazione “in fatto” dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, rendendo superflua la querela della persona offesa. La Corte ha quindi annullato la sentenza di non doversi procedere del tribunale di merito, disponendo la trasmissione degli atti per la celebrazione del giudizio.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto Energia Elettrica: Procedibilità d’Ufficio e Contestazione dell’Aggravante

Con la sentenza n. 37444 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità: il furto di energia elettrica e le sue condizioni di procedibilità dopo la Riforma Cartabia. La decisione chiarisce quando la descrizione del fatto nel capo d’imputazione sia sufficiente a integrare una contestazione dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, rendendo il reato perseguibile d’ufficio anche in assenza di querela.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso del Pubblico Ministero contro una sentenza del Tribunale di primo grado. Quest’ultimo aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un’imputata per furto aggravato di energia elettrica. La ragione della decisione risiedeva nella Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha reso il reato di furto, in assenza di specifiche aggravanti, procedibile solo a querela di parte. Poiché la società erogatrice del servizio elettrico non aveva sporto querela nei termini previsti dalla normativa transitoria, il Tribunale aveva concluso per l’improcedibilità dell’azione penale.

Il giudice di merito aveva inoltre ritenuto che non fosse stata formalmente contestata l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, c.p. (aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità), l’unica idonea a mantenere la procedibilità d’ufficio del reato.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Questione del Furto Energia Elettrica

La Procura ha impugnato la sentenza, sostenendo un’erronea applicazione della legge penale. Secondo il ricorrente, l’aggravante della destinazione a pubblico servizio doveva considerarsi implicitamente contestata, o “contestata in fatto”. Il capo d’imputazione, infatti, descriveva la condotta come un “allacciamento abusivo ai cavi della rete” della società erogatrice. Questo riferimento univoco alla sottrazione di energia dalla rete pubblica sarebbe stato, di per sé, sufficiente a far comprendere all’imputato la natura pubblica del bene sottratto, garantendo la procedibilità d’ufficio del furto di energia elettrica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato.

I giudici di legittimità hanno innanzitutto ricostruito il quadro giurisprudenziale, evidenziando un contrasto interpretativo. Secondo un primo orientamento, la natura stessa dell’energia elettrica, intrinsecamente destinata a pubblico servizio, renderebbe l’aggravante in re ipsa. Un secondo orientamento, a cui la Corte aderisce, ritiene invece che l’aggravante abbia una natura “valutativa” e non “autoevidente”. Essa richiede una verifica giuridica sulla natura della res, sulla sua destinazione e sul concetto di pubblico servizio, che non può essere data per scontata.

Richiamando i principi enunciati dalle Sezioni Unite (sentenza Sorge, n. 24906/2019), la Corte ha ribadito che una circostanza aggravante può essere ritenuta validamente contestata anche in assenza di un esplicito riferimento normativo, a condizione che l’imputazione descriva adeguatamente gli elementi di fatto che la integrano. Questo principio di “contestazione in fatto” garantisce il diritto di difesa dell’imputato, mettendolo in condizione di comprendere pienamente il disvalore del fatto addebitatogli.

Nel caso specifico del furto di energia elettrica, la Corte ha stabilito che la descrizione della condotta come “allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore” è sufficiente a rendere manifesto all’imputato che l’accusa riguarda la sottrazione di un bene posto al servizio della collettività. La menzione della “rete” e dell’allaccio diretto a un sistema di distribuzione verso un numero indeterminato di utenti integra gli elementi fattuali dell’aggravante.

Di conseguenza, l’aggravante della destinazione a pubblico servizio doveva ritenersi validamente contestata sin dall’origine. Tale circostanza, tuttora idonea a determinare la procedibilità d’ufficio ai sensi dell’art. 624, ultimo comma, c.p., rende irrilevante la mancata presentazione della querela.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale per la prosecuzione del giudizio. La decisione afferma un principio di fondamentale importanza pratica: anche dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica rimane procedibile d’ufficio se il capo d’imputazione descrive una condotta di allacciamento abusivo alla rete pubblica di distribuzione. Tale descrizione è sufficiente a integrare una contestazione “in fatto” dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, garantendo così la prosecuzione dell’azione penale da parte dello Stato.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica è sempre procedibile a querela?
No. Rimane procedibile d’ufficio se è contestata, anche solo in fatto, la circostanza aggravante della destinazione a pubblico servizio, come nel caso di allaccio abusivo alla rete di distribuzione.

Cosa significa “contestazione in fatto” di una circostanza aggravante?
Significa che, anche senza un esplicito richiamo all’articolo di legge, la descrizione della condotta nel capo d’imputazione contiene tutti gli elementi materiali che costituiscono l’aggravante, consentendo all’imputato di comprendere pienamente l’accusa e di difendersi.

La semplice sottrazione di energia elettrica è sufficiente a integrare l’aggravante del pubblico servizio?
Secondo la sentenza, no. L’aggravante non è “autoevidente” ma ha una natura valutativa che richiede una verifica giuridica. Tuttavia, la contestazione dell’allaccio alla rete pubblica di distribuzione è considerata una descrizione sufficiente a contestare di fatto tale aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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