LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto energia elettrica: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione ha chiarito che il furto di energia elettrica, se commesso tramite allaccio abusivo alla rete di distribuzione pubblica, costituisce un’ipotesi di furto aggravato procedibile d’ufficio. Un tribunale di primo grado aveva archiviato un caso per mancanza di querela, ma la Procura ha presentato ricorso. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e stabilendo che l’aggravante della destinazione a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.) rende il reato perseguibile automaticamente dallo Stato, a prescindere dalla presenza di altre aggravanti e dalla volontà della parte offesa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Quando Serve la Querela? La Cassazione Fa Chiarezza

Il furto di energia elettrica tramite allaccio abusivo alla rete pubblica è un reato che solleva importanti questioni legali, in particolare riguardo alla sua perseguibilità. È sempre necessaria la denuncia della società erogatrice o lo Stato può procedere autonomamente? Con la sentenza n. 19012/2025, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: quando il furto avviene su beni destinati a un pubblico servizio, la procedibilità è d’ufficio.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una decisione del Tribunale di Taranto, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un’imputata accusata di furto aggravato di energia elettrica. La motivazione del Tribunale era puramente procedurale: il reato era stato considerato procedibile solo a querela di parte e, in assenza di una formale denuncia da parte della società elettrica, il processo non poteva proseguire.

Il Ricorso del Procuratore e il furto di energia elettrica

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso in Cassazione. La tesi dell’accusa era chiara: il furto di energia elettrica contestato all’imputata non era un furto semplice, ma aggravato ai sensi dell’articolo 625, comma 1, n. 7 del codice penale. L’aggravante specifica contestata era l’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio, ovvero la rete di distribuzione dell’energia.

Secondo il Procuratore, questa specifica aggravante rende il reato procedibile d’ufficio, come previsto dall’ultimo comma dell’articolo 624 c.p. Di conseguenza, la decisione del Tribunale di richiedere la querela era basata su un’errata interpretazione della legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi del Procuratore. I giudici hanno chiarito che l’aggravante della destinazione a pubblico servizio era stata esplicitamente contestata sin dall’inizio, poiché l’imputazione descriveva un “abusivo allacciamento alla rete di distribuzione destinata a pubblico servizio”.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la rete di distribuzione elettrica, che garantisce l’erogazione di un servizio essenziale a un numero indeterminato di persone, rientra a pieno titolo nella nozione di “cosa destinata a pubblico servizio”.

Il punto cruciale della sentenza risiede nella gestione delle circostanze aggravanti ai fini della procedibilità. Anche se nel caso specifico era stata contestata un’altra aggravante (l’uso del mezzo fraudolento, art. 625 n. 2 c.p.), che di per sé non renderebbe il reato procedibile d’ufficio, la presenza dell’aggravante di cui al n. 7 è decisiva. La Cassazione ha infatti affermato che, laddove siano contestate più aggravanti e almeno una di esse comporti la procedibilità d’ufficio, quest’ultima prevale e determina il regime di perseguibilità dell’intero reato. Pertanto, il reato diventa procedibile d’ufficio, a nulla rilevando la presenza di altre aggravanti che non avrebbero lo stesso effetto.

Conclusioni

La sentenza annulla la decisione del Tribunale di Taranto e rinvia il caso per un nuovo giudizio. Il principio che ne emerge è di grande importanza pratica: chi commette un furto di energia elettrica allacciandosi abusivamente alla rete pubblica non può sperare nell’inerzia della società erogatrice. Il reato è talmente grave da ledere non solo il patrimonio dell’azienda, ma anche l’interesse pubblico a un servizio essenziale. Per questo motivo, lo Stato interviene autonomamente, avviando il procedimento penale non appena ne viene a conoscenza. Questa decisione rafforza la tutela delle infrastrutture pubbliche e conferma la ferma volontà dell’ordinamento di perseguire con determinazione questo tipo di illeciti.

Il furto di energia elettrica è sempre procedibile d’ufficio?
No, non sempre. Diventa procedibile d’ufficio quando è aggravato da specifiche circostanze, come l’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio, ad esempio tramite un allaccio abusivo alla rete di distribuzione pubblica.

Cosa succede se vengono contestate più aggravanti, ma solo una prevede la procedibilità d’ufficio?
Secondo la Corte, la regola della procedibilità d’ufficio prevale. Se anche una sola delle aggravanti contestate rende il reato perseguibile d’ufficio, l’intero reato diventa procedibile senza necessità di querela.

Perché l’allaccio abusivo alla rete pubblica rende il furto di energia procedibile d’ufficio?
Perché tale condotta integra l’aggravante prevista dall’art. 625, comma 1, n. 7 del codice penale, ovvero l’aver commesso il furto su una cosa (la rete di distribuzione) destinata a un pubblico servizio. Questa circostanza è ritenuta di particolare gravità e giustifica l’intervento automatico dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati