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Furto energia elettrica: quando è aggravato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati condannati per furto di energia elettrica. La Corte ha confermato che tale reato è sempre aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7 c.p., poiché la ‘res furtiva’ destinata a pubblico servizio è l’energia stessa, e non il contatore. Di conseguenza, il reato rimane procedibile d’ufficio, senza necessità di querela.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Perché è Sempre un Reato Aggravato? L’Analisi della Cassazione

Il furto di energia elettrica è una problematica diffusa che presenta importanti risvolti giuridici, soprattutto per quanto riguarda la sua qualificazione e le modalità di persecuzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia, chiarendo perché tale condotta integri sempre un’ipotesi di furto aggravato e, di conseguenza, sia procedibile d’ufficio. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Due soggetti venivano condannati in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato. La loro colpa era aver sottratto energia elettrica. I condannati, non accettando la decisione, proponevano ricorso per Cassazione basando le loro difese su un unico motivo: la violazione di legge in merito alla condizione di procedibilità. Sostenevano, infatti, che il reato non potesse essere perseguito senza una querela da parte della società erogatrice, mettendo in discussione la sussistenza dell’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio.

L’Aggravante nel Furto di Energia Elettrica

Il punto centrale della questione legale ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 625, n. 7 del codice penale. Questa norma prevede un’aggravante quando il furto ha per oggetto cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità.

Secondo la tesi difensiva, l’aggravante non sussisterebbe perché a essere destinato al pubblico servizio sarebbe il contatore, e non l’energia elettrica in sé. Poiché l’oggetto del furto (la res furtiva) era l’energia e non l’apparecchio di misurazione, secondo i ricorrenti l’aggravante non poteva essere applicata, rendendo il reato procedibile solo a querela di parte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto questa interpretazione, definendola manifestamente infondata e in palese contrasto con il dato normativo e la giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito un concetto cruciale: nel furto di energia elettrica, la cosa destinata a pubblico servizio è proprio l’energia stessa.

L’energia elettrica, per sua natura, è un bene destinato a soddisfare un bisogno primario della collettività ed è erogata attraverso una rete pubblica per essere fruibile da tutti i cittadini. Non è quindi il contatore a essere destinato al pubblico servizio, ma il bene che attraverso di esso viene erogato.

La Corte ha rafforzato il suo ragionamento richiamando precedenti pronunce, tra cui la sentenza n. 1094 del 2021, la quale ha stabilito che ‘la cosa destinata al pubblico servizio di cui tratta l’art. 625 n. 7 c.p. è quella la cui destinazione è per un servizio fruibile dal pubblico’. L’energia elettrica rientra perfettamente in questa definizione. Di conseguenza, la contestazione dell’aggravante era corretta e il delitto rimane procedibile d’ufficio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi e la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali. La decisione riafferma con forza un principio consolidato: chi sottrae energia elettrica non commette un furto semplice, ma un furto aggravato.

Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Procedibilità d’ufficio: Il reato può essere perseguito dalle autorità ogni volta che ne vengano a conoscenza, anche senza una formale denuncia da parte della società elettrica. Questo garantisce una tutela più forte contro un fenomeno che danneggia l’intera collettività.
2. Pena più severa: La presenza di un’aggravante comporta un aumento della pena prevista per il reato base di furto.
3. Chiarezza interpretativa: Viene eliminato ogni dubbio su quale sia l’oggetto del reato che determina l’aggravante, identificandolo inequivocabilmente nell’energia stessa.

Per il furto di energia elettrica è necessaria la denuncia della società fornitrice per avviare un processo?
No, non è necessaria. La Corte di Cassazione ha confermato che il furto di energia elettrica è un reato aggravato dalla destinazione a pubblico servizio del bene rubato (l’energia stessa), e pertanto è procedibile d’ufficio.

Cosa si intende per ‘cosa destinata a pubblico servizio’ nel caso del furto di energia?
La ‘cosa’ destinata a pubblico servizio è l’energia elettrica stessa, non il contatore. L’energia è un bene destinato a essere fruito dalla collettività per soddisfare bisogni essenziali, e questa sua funzione determina la sussistenza dell’aggravante.

Qual è la conseguenza della qualificazione del furto di energia elettrica come reato aggravato?
La principale conseguenza è che il reato è procedibile d’ufficio, il che significa che le autorità possono agire autonomamente senza attendere la querela della parte lesa. Inoltre, la presenza di un’aggravante comporta un aumento della pena rispetto a un furto semplice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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