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Furto e querela: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto aggravato. La decisione si fonda sulla modifica normativa introdotta dal D.Lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia), che ha reso il reato di furto procedibile a querela della persona offesa. Poiché nel caso di specie mancava la querela, ma era presente solo una denuncia, l’azione penale non poteva essere proseguita. La Corte ha applicato il principio della legge più favorevole all’imputato, annullando la condanna senza rinvio per mancanza di una condizione di procedibilità, un chiaro esempio di come la questione del furto e querela sia determinante.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Querela: Come una Riforma Legislativa Può Annullare una Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10131/2024) ha messo in luce l’impatto decisivo delle riforme legislative sui processi in corso, in particolare per quanto riguarda il binomio furto e querela. La Suprema Corte ha annullato una condanna per furto aggravato non per l’insussistenza del fatto, ma per una sopravvenuta mancanza di una condizione di procedibilità. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere come le modifiche al regime di procedibilità dei reati possano cambiare le sorti di un imputato.

I Fatti di Causa

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato, commesso su beni esposti alla pubblica fede. La difesa, non rassegnandosi alla decisione della Corte d’Appello di Brescia, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando diverse violazioni di legge, sia di natura processuale che sostanziale.

I Motivi del Ricorso: il Nodo Cruciale del Furto e della Querela

Il difensore dell’imputato articolava quattro motivi di ricorso, ma quello che si è rivelato decisivo riguardava una questione di diritto sopravvenuto. Tra i vari punti sollevati, spiccava la censura relativa alla violazione di legge penale introdotta dal D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia).

Secondo la difesa, questa riforma, entrata in vigore successivamente alla commissione del reato ma prima della sentenza definitiva, aveva modificato il regime di procedibilità del delitto di furto. La nuova normativa, in quanto più favorevole all’imputato, doveva trovare applicazione nel caso di specie. In sostanza, il reato contestato era divenuto procedibile a querela della persona offesa, querela che nel caso specifico mancava, essendo stata sporta una semplice denuncia.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso, assorbendo tutte le altre censure. I giudici hanno confermato che il regime di procedibilità per il delitto di furto è stato effettivamente modificato dall’art. 2, comma 1, lett. i), del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150.

L’art. 624, comma 3, del codice penale, nel suo testo vigente, stabilisce che il delitto di furto è punibile a querela della persona offesa. La procedibilità d’ufficio è mantenuta solo per specifiche circostanze aggravanti, tra le quali non rientrava quella contestata all’imputato (cose esposte alla pubblica fede).

Nel caso in esame, la persona offesa aveva sporto una denuncia il 28 aprile 2017, un atto che non equivale alla querela, la quale presuppone una esplicita manifestazione di volontà di perseguire penalmente l’autore del reato. Poiché la nuova legge è più favorevole, in base al principio del favor rei, essa si applica anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore, se non ancora coperti da giudicato.

La conseguenza di questa applicazione retroattiva è stata la constatazione della mancanza di una condizione essenziale per poter proseguire l’azione penale. Di fronte a tale ostacolo procedurale, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che annullare la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dell’azione.

Conclusioni

La sentenza in commento è un’esemplificazione chiara del principio di retroattività della legge penale più favorevole e dell’importanza delle condizioni di procedibilità. Dimostra come una modifica legislativa possa avere effetti dirompenti su processi già in corso, portando all’annullamento di sentenze di condanna anche quando i fatti appaiono provati. Questo caso ribadisce che il rapporto tra furto e querela è stato ridefinito dalla Riforma Cartabia, imponendo un’attenta verifica della presenza di tale atto per poter procedere legalmente contro i responsabili, con importanti implicazioni per la difesa e l’accusa in innumerevoli procedimenti.

Perché la condanna per furto è stata annullata dalla Corte di Cassazione?
La condanna è stata annullata perché, a seguito di una modifica legislativa (D.Lgs. 150/2022), il reato di furto contestato è diventato procedibile solo su querela della persona offesa. Poiché nel caso specifico mancava la querela, l’azione penale non poteva essere proseguita.

Qual è la differenza tra la denuncia e la querela in questo contesto?
La persona offesa aveva sporto una “denuncia”, che è una semplice segnalazione del fatto all’autorità. Tuttavia, la nuova legge richiedeva una “querela”, che è un atto formale con cui la vittima chiede espressamente che si proceda penalmente contro il colpevole. L’assenza di questa richiesta specifica ha reso improcedibile l’azione.

La Corte ha stabilito che l’imputato era innocente?
No, la Corte di Cassazione non si è pronunciata sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato. Ha annullato la sentenza per un motivo puramente procedurale: la mancanza della condizione di procedibilità (la querela). Le altre questioni, relative alla prova della responsabilità, non sono state nemmeno esaminate perché assorbite dalla decisione sulla procedibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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