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Furto d’uso carta di credito: la Cassazione chiarisce

Un agente di polizia penitenziaria sottrae la carta di credito di un collega, la utilizza per due acquisti e poi la restituisce. La Corte di Cassazione ha stabilito che non si tratta di furto d’uso, poiché l’utilizzo della carta ne diminuisce il valore economico (il credito disponibile), rendendo inapplicabile la fattispecie meno grave. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile, confermando la condanna per furto aggravato e uso indebito.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto d’uso carta di credito: non basta la restituzione

L’uso momentaneo di un bene altrui, seguito dalla sua immediata restituzione, può configurare il reato meno grave di furto d’uso. Ma cosa succede se l’oggetto sottratto è una carta di credito? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4545 del 2025, offre un chiarimento fondamentale: il furto d’uso di una carta di credito non è configurabile se questa viene utilizzata, poiché il suo valore economico viene irrimediabilmente intaccato. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un agente di polizia penitenziaria si impossessava della carta di credito di un collega, prelevandola dal suo armadietto all’interno della struttura carceraria. Con la carta, effettuava due acquisti online di mazzi di fiori, per un totale di 275 euro, destinati alla madre e alla fidanzata. Successivamente, l’agente riponeva la carta nell’armadietto del collega. Condannato in primo e secondo grado per furto aggravato e uso indebito della carta, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta dovesse essere riqualificata come furto d’uso, data la sua intenzione di utilizzare la carta solo temporaneamente e di restituirla subito dopo.

I Motivi del Ricorso e il concetto di Furto d’uso carta di credito

La difesa dell’imputato basava il ricorso su tre argomenti principali:

1. Derubricazione in Furto d’Uso: Il punto centrale era la richiesta di applicare l’articolo 626, n. 1 del codice penale, sostenendo che l’intento non era quello di appropriarsi definitivamente della carta, ma solo di farne un uso momentaneo, come dimostrato dall’immediata restituzione.
2. Prescrizione del Reato di Uso Indebito: La difesa eccepiva l’avvenuta prescrizione del reato di indebito utilizzo della carta di pagamento, previsto dal d.lgs. 231/2007.
3. Assorbimento dei Reati: Si sosteneva che il reato di uso indebito dovesse essere considerato ‘assorbito’ in quello, più grave, di furto, essendo una sua naturale conseguenza.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa con motivazioni precise e giuridicamente fondate.

Perché non si configura il Furto d’Uso?

La Cassazione ha ribadito un principio cruciale: il furto d’uso è configurabile solo se l’utilizzo del bene sottratto è transitorio e, soprattutto, non ne intacca il valore. Una carta di credito non è un semplice pezzo di plastica; rappresenta l’accesso a un valore economico, il credito bancario o finanziario. Utilizzarla per fare acquisti significa diminuire questo valore in modo permanente. Di conseguenza, anche se la carta fisica viene restituita, il suo valore economico intrinseco è stato compromesso. Questo impedisce di qualificare il fatto come un mero uso momentaneo e privo di pregiudizio per la vittima.

Le Questioni Procedurali: Prescrizione e Appello

Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno rilevato un vizio procedurale decisivo. L’imputato, nel suo appello, si era limitato a contestare la qualificazione del furto, senza muovere alcuna censura specifica contro la condanna per l’uso indebito della carta. Questa omissione ha fatto sì che la condanna per il secondo reato diventasse definitiva (cosiddetto ‘giudicato parziale’), impedendo alla Corte di poter rilevare la prescrizione maturata successivamente.

Distinzione tra Furto e Uso Indebito

Infine, la Corte ha respinto la tesi dell’assorbimento. Il furto della carta di credito (la sottrazione fisica dell’oggetto) e il suo successivo uso indebito (l’utilizzo del mezzo di pagamento) sono due condotte distinte che ledono beni giuridici diversi. Sono, pertanto, due reati autonomi che concorrono tra loro. Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile perché non sollevato nel precedente grado di giudizio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro e di grande rilevanza pratica. Chi sottrae una carta di pagamento, la utilizza e poi la restituisce non potrà beneficiare della fattispecie più lieve del furto d’uso. L’utilizzo stesso della carta, implicando una diminuzione del plafond disponibile, costituisce un danno patrimoniale che esclude la natura ‘momentanea’ e ‘innocua’ dell’uso. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di una corretta formulazione dei motivi di appello, la cui incompletezza può precludere la possibilità di far valere questioni, come la prescrizione, nei successivi gradi di giudizio.

Perché rubare e poi restituire una carta di credito dopo averla usata non è considerato ‘furto d’uso’?
Perché, secondo la Cassazione, il ‘furto d’uso’ richiede che il bene non subisca una diminuzione di valore. L’utilizzo di una carta di credito per effettuare acquisti riduce il credito disponibile, causando un danno economico permanente che rende inapplicabile questa fattispecie meno grave.

È possibile che un reato cada in prescrizione durante il processo d’appello?
Sì, ma in questo caso specifico la prescrizione non è stata dichiarata perché l’imputato non aveva impugnato in appello la condanna per quel determinato reato (l’uso indebito). Di conseguenza, quella parte della sentenza è diventata definitiva (‘giudicato parziale’), impedendo di rilevare la prescrizione in un momento successivo.

Il furto di una carta di credito e il suo uso indebito sono considerati un unico reato?
No, la Corte li considera due reati distinti e autonomi. La sottrazione della carta fisica integra il reato di furto, mentre il suo successivo utilizzo per effettuare pagamenti configura il reato di uso indebito. Non c’è assorbimento tra le due condotte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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