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Furto di energia: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34499/2024, chiarisce la questione della procedibilità per il reato di furto di energia elettrica. La Suprema Corte ha stabilito che, anche dopo la Riforma Cartabia, il reato rimane procedibile d’ufficio se sussiste l’aggravante della destinazione del bene a pubblico servizio. La Corte ha precisato che tale aggravante può essere considerata validamente contestata ‘in fatto’, anche senza un’esplicita menzione normativa, quando dal capo di imputazione emerge chiaramente che la sottrazione è avvenuta da una rete di distribuzione pubblica. Di conseguenza, è stata annullata la sentenza di primo grado che aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Quando si Procede d’Ufficio? La Cassazione Chiarisce

Il furto di energia elettrica continua a essere un tema di grande attualità giurisprudenziale, soprattutto dopo le recenti riforme che hanno modificato il regime di procedibilità per molti reati contro il patrimonio. Con la sentenza n. 34499 del 21 giugno 2024, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza su un punto cruciale: quando questo tipo di furto rimane procedibile d’ufficio, senza necessità di querela da parte della società erogatrice?

La decisione analizza la cosiddetta “contestazione in fatto” dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, fornendo un’interpretazione fondamentale per operatori del diritto e cittadini.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasceva a carico di un’imputata accusata di aver sottratto energia elettrica mediante la manomissione del contatore collegato alla rete di una società fornitrice. Il Tribunale di primo grado, in applicazione delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), aveva dichiarato di non doversi procedere per difetto della condizione di procedibilità, ovvero la mancanza di una querela da parte della persona offesa (la società elettrica).

Secondo il giudice di merito, la modifica legislativa aveva reso il reato di furto, anche se aggravato dalla violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.), procedibile a querela.

Il Ricorso in Cassazione: Il Dubbio sulla Procedibilità

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la sentenza, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel non considerare un’altra circostanza aggravante presente nel caso di specie: quella prevista dall’art. 625, n. 7 c.p., che punisce più severamente il furto commesso su cose destinate a pubblico servizio. La presenza di tale aggravante, infatti, mantiene la procedibilità d’ufficio del reato, escludendo la necessità della querela. Il punto nodale del ricorso era che, sebbene non esplicitamente menzionata nel capo di imputazione, tale aggravante era desumibile dalla descrizione stessa dei fatti, ovvero dalla sottrazione di energia elettrica dalla rete di distribuzione pubblica.

L’Aggravante del Pubblico Servizio nel Furto di Energia

Il cuore della questione giuridica ruota attorno all’aggravante del pubblico servizio. L’energia elettrica, quando sottratta da una rete di distribuzione destinata a servire una pluralità indeterminata di utenti, è considerata a tutti gli effetti un bene destinato a pubblico servizio. Questa destinazione non è una caratteristica “autoevidente” del bene, ma richiede una valutazione complessa, che tiene conto della funzione pubblica e collettiva dell’interesse leso.

La Corte di Cassazione si è trovata a dover bilanciare due esigenze: da un lato, il diritto di difesa dell’imputato, che deve essere messo in condizione di conoscere precisamente tutti gli elementi dell’accusa; dall’altro, la corretta qualificazione giuridica del fatto, che include anche le circostanze aggravanti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, affermando principi di diritto di notevole importanza. I giudici hanno chiarito che la contestazione di una circostanza aggravante non richiede necessariamente la citazione esplicita della norma di legge (contestazione “formale”), ma può avvenire anche “in fatto”.

Una contestazione “in fatto” è valida quando l’imputazione descrive in modo sufficientemente chiaro e preciso tutti gli elementi fattuali che integrano la circostanza. Nel caso del furto di energia, la menzione nel capo di imputazione di una condotta realizzata “mediante allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore” è stata ritenuta sufficiente a rendere manifesto all’imputato che l’accusa riguardava la sottrazione di un bene posto al servizio di un interesse collettivo.

La Corte ha definito l’aggravante in questione come di natura “valutativa”: non è immediatamente evidente, ma richiede un’analisi del contesto. Tuttavia, a differenza di altre aggravanti ancora più complesse, può essere validamente contestata attraverso “perifrasi” o “espressioni evocative” che ne descrivano in modo inequivocabile la sostanza.

In sostanza, la descrizione della sottrazione dalla rete pubblica, destinata a servire un numero indefinito di utenze, è stata considerata una perifrasi idonea a comunicare l’esistenza dell’aggravante del pubblico servizio, garantendo così sia la procedibilità d’ufficio sia il pieno esercizio del diritto di difesa.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio fondamentale: il furto di energia elettrica dalla rete pubblica rimane un reato procedibile d’ufficio, anche dopo la Riforma Cartabia, in virtù dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio. Per attivare questa regola, non è indispensabile che l’art. 625, n. 7 c.p. sia scritto nero su bianco nell’atto di accusa. È sufficiente che i fatti descritti nell’imputazione contengano inequivocabilmente gli elementi di quella circostanza, come il riferimento alla rete di distribuzione destinata al pubblico. La Corte ha quindi annullato la sentenza del Tribunale, rinviando il caso alla Corte di Appello per un nuovo giudizio.

Il furto di energia elettrica è sempre procedibile d’ufficio?
No, non sempre. Diventa procedibile d’ufficio quando sussistono determinate circostanze aggravanti. La sentenza in esame chiarisce che una di queste è la destinazione del bene (l’energia) a un pubblico servizio, come avviene quando viene sottratta dalla rete di distribuzione pubblica. In assenza di tale aggravante, e dopo la Riforma Cartabia, si applica di norma il regime della procedibilità a querela.

Cosa si intende per ‘contestazione in fatto’ di una circostanza aggravante?
Significa che una circostanza aggravante si considera validamente portata a conoscenza dell’imputato anche se non è esplicitamente indicata la norma di legge corrispondente nel capo di imputazione. È sufficiente che la descrizione dei fatti sia così chiara e precisa da includere tutti gli elementi che costituiscono l’aggravante, permettendo all’imputato di difendersi pienamente.

Perché la destinazione a ‘pubblico servizio’ dell’energia elettrica rende il furto più grave?
Perché l’azione non danneggia solo il patrimonio del fornitore di energia, ma lede un interesse collettivo. La rete elettrica è un’infrastruttura essenziale per la vita della comunità, e la sua manomissione o il prelievo abusivo possono compromettere l’efficienza e la sicurezza del servizio per tutti gli altri utenti, giustificando una risposta sanzionatoria più severa e la procedibilità d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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