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Furto di energia: procedibilità d’ufficio e limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34061/2024, ha chiarito i limiti della procedibilità d’ufficio per il furto di energia. Il caso riguardava la manomissione di un contatore domestico. La Corte ha stabilito che, per procedere senza querela, l’accusa deve descrivere in modo inequivocabile che l’energia sottratta era destinata a un pubblico servizio. La semplice alterazione di un contatore privato non è sufficiente a integrare ‘in fatto’ tale aggravante, che ha natura valutativa e non puramente oggettiva. Di conseguenza, in assenza di querela, il reato è stato dichiarato improcedibile.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia: Quando è Procedibile d’Ufficio Senza Querela?

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità in materia di procedibilità per molti reati, tra cui il furto di energia elettrica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34061/2024) offre un’analisi cruciale su quando questo reato possa essere perseguito d’ufficio, ovvero senza la necessità di una querela da parte della società erogatrice, facendo luce sulla corretta interpretazione dell’aggravante delle cose destinate a pubblico servizio.

I Fatti del Caso

Il procedimento penale vedeva imputata una persona per il reato di furto aggravato di energia elettrica. L’accusa consisteva nell’aver sottratto un ingente quantitativo di kWh alterando, tramite un filo metallico, il funzionamento del contatore installato nel proprio appartamento.

A seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022, il delitto di furto è diventato procedibile a querela, salvo la presenza di specifiche circostanze aggravanti. Nel corso del processo di primo grado, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela. Il Pubblico Ministero aveva tentato, durante l’udienza, di effettuare una contestazione suppletiva dell’aggravante di cui all’art. 625, n. 7, cod. pen. (cose destinate a pubblico servizio), sostenendo che tale circostanza rendesse il reato procedibile d’ufficio. Tuttavia, il giudice di merito ha ritenuto tardiva tale contestazione e ha archiviato il caso. Il Procuratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Furto di Energia

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore, confermando la decisione del Tribunale. Il punto centrale della sentenza ruota attorno alla natura dell’aggravante delle cose destinate a pubblico servizio e alla sua contestazione nel capo d’imputazione.

Secondo la Cassazione, per rendere il furto di energia procedibile d’ufficio, non è sufficiente che l’energia stessa sia, in astratto, un bene destinato a pubblico servizio. È necessario che l’imputazione descriva in modo chiaro e inequivocabile i fatti in modo tale da rendere manifesto all’imputato che si sta difendendo non solo dalla sottrazione di un bene, ma dalla sottrazione di un bene specificamente destinato a un interesse della collettività.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, cod. pen. ha una natura ‘valutativa’. Ciò significa che la sua esistenza non deriva da un mero dato di fatto (come l’uso della violenza), ma richiede una valutazione giuridica complessa sulla natura del bene e sulla sua specifica destinazione.

Nel caso in esame, l’imputazione descriveva unicamente la manomissione di un contatore privato all’interno di un’abitazione. Questa condotta, secondo i giudici, non è sufficiente per considerare ‘contestata in fatto’ l’aggravante del pubblico servizio. Diversa sarebbe stata l’ipotesi di un allaccio abusivo e diretto alla rete di distribuzione pubblica, poiché in quel caso la condotta stessa manifesterebbe l’aggressione a un’infrastruttura di interesse collettivo.

In altre parole, la semplice sottrazione di energia da un’utenza finale, sebbene l’energia provenga da una rete pubblica, non integra automaticamente l’aggravante in questione se non vengono descritti elementi fattuali che evidenzino la specifica destinazione pubblica del bene sottratto. La contestazione tardiva in udienza da parte del PM non ha potuto sanare questa mancanza originaria nell’imputazione, essendo ormai scaduti i termini per la presentazione della querela.

Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale per i casi di furto di energia nell’era post-Riforma Cartabia. Per procedere d’ufficio, non basta l’idea generale che l’energia elettrica sia un servizio pubblico. Il capo di imputazione deve contenere una descrizione dei fatti così dettagliata da far emergere in modo inequivocabile che l’oggetto del furto è un bene posto al servizio dell’intera collettività. La manomissione di un contatore domestico, senza ulteriori specificazioni, non soddisfa questo requisito. Di conseguenza, in assenza di querela sporta dalla società erogatrice nei termini di legge, l’azione penale non può essere proseguita.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia è sempre procedibile d’ufficio?
No, a seguito del d.lgs. 150/2022, il furto è generalmente procedibile a querela della persona offesa. Diventa procedibile d’ufficio solo se sussistono specifiche circostanze aggravanti, come quella relativa alle cose destinate a pubblico servizio.

La manomissione di un contatore domestico integra automaticamente l’aggravante del furto di cose destinate a pubblico servizio?
No. Secondo questa sentenza, la sola descrizione della manomissione di un contatore privato non è sufficiente a ritenere contestata ‘in fatto’ tale aggravante. L’imputazione deve descrivere elementi concreti da cui emerga che il bene sottratto era destinato a un interesse collettivo e non solo a servire una singola utenza.

Cosa significa che l’aggravante del pubblico servizio ha natura ‘valutativa’?
Significa che la sua applicazione non si basa su un semplice dato oggettivo, ma richiede un’analisi e un’interpretazione giuridica. Il giudice deve valutare la natura della ‘res’ (la cosa) sottratta, la sua specifica destinazione e il concetto stesso di ‘pubblico servizio’, che può variare nel tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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