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Furto di energia: la querela non è sempre necessaria

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un caso di furto di energia, la Procura può legittimamente modificare l’imputazione in corso di processo per aggiungere un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio. Questa mossa è valida anche se è già scaduto il termine per la presentazione della querela da parte della persona offesa, introdotto dalla Riforma Cartabia. La Corte ha chiarito che la contestazione suppletiva prevale sulla causa di improcedibilità, ripristinando la possibilità di proseguire l’azione penale.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia e Riforma Cartabia: Quando la Procura Può “Salvare” il Processo

Il tema del furto di energia elettrica è tornato al centro del dibattito giuridico a seguito della Riforma Cartabia, che ha modificato le regole sulla procedibilità per molti reati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 19206/2024) ha affrontato un caso emblematico: cosa accade se la società elettrica non sporge querela entro i termini, ma la Procura interviene modificando l’accusa? La decisione offre chiarimenti fondamentali sul rapporto tra le nuove norme, la mancanza di querela e i poteri del Pubblico Ministero.

Il Caso: Un Allaccio Abusivo e il Dilemma della Procedibilità

Una persona veniva accusata di essersi impossessata di una quantità indeterminata di energia elettrica sottraendola alla società di distribuzione, tramite un allaccio abusivo alla rete. Il processo iniziava prima della Riforma Cartabia, quando il reato era procedibile d’ufficio.

Con l’entrata in vigore del d.lgs. 150/2022 (Riforma Cartabia), il delitto di furto, anche aggravato, è diventato punibile a querela della persona offesa, salvo specifiche eccezioni. La legge ha previsto un termine transitorio (scaduto il 30 marzo 2023) per consentire alle vittime di presentare la querela per i reati commessi in precedenza. Nel caso di specie, la società elettrica non presentava alcuna querela.

Di conseguenza, il Tribunale di primo grado si trovava di fronte a una causa di improcedibilità. Tuttavia, durante un’udienza successiva alla scadenza del termine, il Pubblico Ministero effettuava una “contestazione suppletiva”, aggiungendo all’accusa l’aggravante di aver commesso il furto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, cod. pen.). Questa specifica aggravante rende il reato procedibile d’ufficio anche con le nuove norme. Il Tribunale rigettava tale contestazione, ritenendola “tardiva” e dichiarava il non doversi procedere per mancanza di querela.

L’Intervento della Cassazione sul Furto di Energia

La Procura ha impugnato la decisione e la Corte di Cassazione le ha dato ragione, annullando la sentenza del Tribunale. L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti cruciali.

La “Contestazione in Fatto” dell’Aggravante

In primo luogo, la Cassazione ha osservato che l’aggravante del pubblico servizio poteva già considerarsi implicitamente contenuta nell’originario capo d’imputazione. La descrizione della condotta – un allaccio diretto alla rete di distribuzione di una società erogatrice – era sufficientemente espressiva della destinazione del bene (l’energia) a un pubblico servizio. Questo concetto, definito “contestazione in fatto”, garantisce che l’imputato sia comunque messo in condizione di difendersi su tutti gli elementi fattuali dell’accusa, anche se non esplicitati con la specifica norma di legge.

Il Potere del Pubblico Ministero Prevale sull’Improcedibilità

Il punto centrale della sentenza riguarda il conflitto tra l’art. 129 cod. proc. pen. (obbligo di immediata declaratoria di improcedibilità) e l’art. 517 cod. proc. pen. (potere del PM di effettuare contestazioni suppletive). La Corte ha stabilito che la causa di improcedibilità per mancanza di querela ha natura processuale e non estingue il reato in sé.

Pertanto, il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione rimane intatto fino alla chiusura del dibattimento. Quando il PM ha contestato la nuova aggravante, ha di fatto rimosso l’ostacolo processuale, rendendo il reato nuovamente procedibile d’ufficio. Il giudice, al momento della decisione, deve valutare la situazione processuale esistente in quel preciso istante. Poiché in quel momento l’accusa era stata modificata in modo da renderla procedibile d’ufficio, la declaratoria di improcedibilità era errata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la mancanza di querela è un impedimento processuale che può essere superato. A differenza della prescrizione, che estingue il reato in modo sostanziale e definitivo, l’improcedibilità per difetto di querela può “rivivere” se la condizione mancante viene soddisfatta o, come in questo caso, resa irrilevante da una modifica dell’imputazione. Negare al Pubblico Ministero questo potere significherebbe creare una disparità di trattamento e violare il principio di obbligatorietà dell’azione penale. La contestazione suppletiva è lo strumento che l’ordinamento fornisce all’accusa per adeguare l’imputazione ai fatti emersi e per garantire che i reati procedibili d’ufficio vengano perseguiti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, riafferma che la descrizione dei fatti nel capo di imputazione è fondamentale e può contenere implicitamente delle aggravanti. In secondo luogo, chiarisce che il Pubblico Ministero ha un margine di manovra significativo per assicurare la prosecuzione di un processo, anche di fronte a ostacoli procedurali come la scadenza del termine per la querela. La decisione della Cassazione, quindi, bilancia le garanzie difensive con l’esigenza di non lasciare impuniti reati che, per la loro natura (come il furto di energia destinata a un servizio pubblico), mantengono una rilevanza tale da giustificare la procedibilità d’ufficio.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia è sempre punibile solo su querela?
No. Il furto di energia rimane procedibile d’ufficio se sussistono determinate circostanze aggravanti, come quella di aver sottratto un bene destinato a pubblico servizio (art. 625, n. 7, cod. pen.), come l’energia elettrica prelevata dalla rete di distribuzione.

Può il Pubblico Ministero modificare l’accusa per rendere un reato procedibile d’ufficio dopo la scadenza del termine per la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero può effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo che è scaduto il termine per la presentazione della querela. Questo potere può essere esercitato fino alla chiusura del dibattimento.

Cosa si intende per “contestazione in fatto” di un’aggravante?
Si ha una “contestazione in fatto” quando gli elementi costitutivi di una circostanza aggravante sono chiaramente descritti nella narrazione dei fatti del capo d’imputazione, anche se la specifica norma di legge non è stata formalmente citata. Questo è sufficiente a informare l’imputato e a permettergli di difendersi su quell’aspetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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