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Furto di energia elettrica: quando scatta l’aggravante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto di energia elettrica. La Corte ha stabilito che, ai fini della responsabilità, non rileva chi abbia materialmente manomesso il contatore, ma chi ne abbia beneficiato. Inoltre, ha confermato che la manomissione del contatore, anche se situato in un’abitazione privata, costituisce un’aggravante per furto su cose destinate a pubblico servizio. Di conseguenza, il reato resta procedibile d’ufficio, senza necessità di querela, anche dopo la Riforma Cartabia.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Chi Paga se il Contatore è Manomesso?

Il furto di energia elettrica è un reato che solleva questioni complesse, specialmente riguardo all’individuazione del responsabile e alle condizioni di procedibilità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18813/2024) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo principi importanti su chi risponde penalmente e su quando il reato è perseguibile d’ufficio, anche dopo la Riforma Cartabia.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di furto di energia elettrica aggravato. La condotta illecita era consistita nella manomissione del contatore dell’energia, che permetteva un prelievo abusivo dalla rete pubblica. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sua responsabilità e la qualificazione giuridica del fatto.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si basava su due argomentazioni principali:

1. Mancata prova della responsabilità: La difesa sosteneva che non vi fosse prova certa che l’imputato avesse materialmente manomesso il contatore. Si evidenziava che il contatore non era a lui intestato e che l’immobile era stato disabitato per un lungo periodo.
2. Errata applicazione dell’aggravante: Si contestava la sussistenza della circostanza aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625 n. 7 c.p.). Secondo la difesa, tale aggravante si applicherebbe solo in caso di allaccio diretto alla rete pubblica e non per la manomissione di un contatore privato. La sua esclusione, alla luce della Riforma Cartabia, avrebbe reso il reato procedibile solo a querela della società elettrica, querela che nel caso specifico mancava.

Le Motivazioni della Cassazione sul furto di energia elettrica

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni con motivazioni nette e precise.

La Responsabilità dell’Utilizzatore

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini della configurazione del reato di furto, ciò che rileva non è l’identità di chi compie materialmente la manomissione, ma l’illecita fruizione dell’energia da parte dell’utilizzatore finale. Nel caso di specie, era stato lo stesso imputato, durante un controllo, ad ammettere di essere l’utilizzatore dell’immobile e ad assumersi la responsabilità del prelievo irregolare. Questa ammissione, confermata da testimoni, è stata ritenuta sufficiente a fondare la sua responsabilità penale, rendendo irrilevante la questione di chi avesse fisicamente alterato il contatore.

La Qualificazione del Contatore come Bene Destinato a Pubblico Servizio

Ancora più importante è la motivazione sul secondo motivo, che riguarda l’aggravante. La Cassazione ha chiarito che il contatore dell’energia elettrica, sebbene installato all’interno di una proprietà privata, deve essere considerato una “necessaria propaggine del sistema di erogazione” pubblico. La manomissione avviene “a monte” del punto di consegna, sottraendo energia direttamente dalla rete di pubblico servizio. Pertanto, il furto commesso tramite alterazione del contatore integra pienamente la circostanza aggravante delle cose destinate a pubblico servizio.

Questa qualificazione ha una conseguenza fondamentale sulla procedibilità. La Corte ha sottolineato che, anche dopo la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il furto aggravato ai sensi dell’art. 625 n. 7 c.p. (per le cose destinate a pubblico servizio) resta procedibile d’ufficio. La modifica introdotta dalla riforma riguarda altre ipotesi, ma non questa. Di conseguenza, per perseguire il colpevole non è necessaria la querela da parte della società fornitrice di energia.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali in materia di furto di energia elettrica:

1. Risponde del reato chi beneficia del prelievo illecito, indipendentemente dal fatto che sia stato l’autore materiale della manomissione.
2. La manomissione del contatore configura un furto aggravato su cose destinate a pubblico servizio, reato che rimane procedibile d’ufficio anche dopo la Riforma Cartabia. Ciò significa che le autorità possono avviare un procedimento penale autonomamente, senza attendere l’impulso della parte offesa.

Questa decisione conferma un orientamento rigoroso, volto a tutelare l’integrità delle reti di distribuzione e a sanzionare chiunque, a vario titolo, si avvantaggi di una sottrazione di beni destinati alla collettività.

Chi risponde per il furto di energia elettrica se non si sa chi ha manomesso il contatore?
Secondo la sentenza, risponde l’utilizzatore finale dell’energia, ovvero colui che beneficia dell’illecita fruizione, indipendentemente da chi abbia materialmente realizzato la manomissione.

La manomissione di un contatore elettrico in un’abitazione privata è considerata furto aggravato?
Sì, la Cassazione ha confermato che il contatore, anche se situato in un’abitazione privata, è considerato una propaggine del sistema di erogazione pubblico. La sua manomissione configura il furto aggravato su cose destinate a pubblico servizio (art. 625 n. 7 c.p.).

Dopo la Riforma Cartabia, serve la querela della società elettrica per procedere per furto di energia con contatore manomesso?
No, non è necessaria. La specifica aggravante delle “cose destinate a pubblico servizio” mantiene la procedibilità d’ufficio per questo tipo di reato, anche dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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