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Furto di energia elettrica: quando non serve querela

La Corte di Cassazione ha stabilito che il furto di energia elettrica rimane procedibile d’ufficio, senza necessità di querela, anche dopo la Riforma Cartabia. La Corte ha rigettato il ricorso di un’imputata, chiarendo che l’energia elettrica è un bene destinato a pubblico servizio. Di conseguenza, si applica la circostanza aggravante prevista dall’art. 625 n. 7 cod. pen., che esclude la necessità della querela e rende il ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica: Anche dopo la Riforma Cartabia resta procedibile d’ufficio

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti modifiche al sistema penale, estendendo il regime della procedibilità a querela a numerosi reati contro il patrimonio. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: il furto di energia elettrica resta un reato procedibile d’ufficio. Questa decisione sottolinea la particolare natura dell’energia come bene destinato a pubblico servizio, la cui sottrazione lede interessi che vanno oltre quelli del singolo fornitore.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata in primo grado e in appello per essersi impossessata illecitamente di energia elettrica, sottraendola direttamente dalle scatole di derivazione di una società fornitrice. I contatori erano situati in un edificio di proprietà di un ente pubblico, l’Agenzia Territoriale per la Casa.

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che, a seguito della Riforma Cartabia, il reato di furto (art. 624 c.p.) sarebbe diventato procedibile solo a querela di parte. Poiché nel caso di specie la querela non era stata presentata, la difesa chiedeva che venisse dichiarata l’improcedibilità dell’azione penale.

La Decisione della Corte e l’Aggravante nel Furto di Energia Elettrica

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che l’argomentazione difensiva non teneva conto di un elemento cruciale: la presenza di una specifica circostanza aggravante.

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione combinata degli articoli 624 e 625 del Codice Penale. Sebbene l’art. 624 c.p., dopo la riforma, preveda la querela come regola generale per il delitto di furto, stabilisce anche che si procede d’ufficio in presenza di determinate aggravanti, tra cui quelle elencate nell’articolo 625.

Le Motivazioni: L’Aggravante del Bene Destinato a Pubblico Servizio

La motivazione della Corte si concentra sull’applicazione dell’art. 625, n. 7, del Codice Penale. Questa norma prevede un’aggravante se il furto è commesso su “cose… destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità”.

La Corte ha osservato due aspetti decisivi:

1. La natura del bene sottratto: L’energia elettrica è pacificamente considerata un bene funzionalmente destinato a un pubblico servizio. La sua erogazione è essenziale per la vita quotidiana della collettività e per il funzionamento di innumerevoli attività, sia pubbliche che private.
2. Il contesto del furto: Il contatore manomesso si trovava all’interno di un edificio di proprietà di un ente pubblico.

La sussistenza di questa aggravante speciale rende il reato di furto di energia elettrica procedibile d’ufficio. La Riforma Cartabia non ha modificato questa specifica eccezione. Di conseguenza, l’assenza di una querela da parte della società fornitrice era del tutto irrilevante ai fini della prosecuzione dell’azione penale. La Corte ha inoltre richiamato una precedente pronuncia (Sez. 5, n. 2505 del 2024) che aveva già ribadito questo principio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un importante chiarimento sulle conseguenze della Riforma Cartabia in materia di reati contro il patrimonio. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

* Il furto di energia elettrica continua a essere perseguito d’ufficio, data la sua natura di bene destinato a pubblico servizio.
* La tutela penale per i beni e i servizi di pubblica utilità rimane rafforzata, in quanto la loro lesione danneggia l’intera collettività.
* Le difese basate sulla mancata querela in casi di furto aggravato da questa specifica circostanza sono destinate a essere respinte come manifestamente infondate.

La decisione della Cassazione riafferma quindi un principio di civiltà giuridica: la sottrazione di risorse essenziali per la comunità è un fatto grave che lo Stato ha il dovere di perseguire indipendentemente dalla volontà della singola parte offesa.

Dopo la Riforma Cartabia, per il furto di energia elettrica serve sempre la querela?
No, non sempre. La sentenza chiarisce che l’energia elettrica è un bene destinato a pubblico servizio. Pertanto, il suo furto integra la circostanza aggravante dell’art. 625 n. 7 cod. pen., rendendo il reato procedibile d’ufficio, cioè senza bisogno di querela.

Perché il ricorso dell’imputata è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. La tesi difensiva ignorava l’esistenza dell’aggravante legata alla natura pubblica del servizio, che costituisce un’eccezione alla regola generale della procedibilità a querela introdotta dalla Riforma Cartabia per il furto semplice.

Cosa significa che l’energia elettrica è un “bene destinato a pubblico servizio”?
Significa che l’energia elettrica è considerata una risorsa essenziale per il benessere e il funzionamento della collettività. Il suo furto non danneggia solo la società erogatrice, ma lede un interesse pubblico più ampio, giustificando una risposta penale più severa e la procedibilità d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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