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Furto di energia elettrica: quando non è aggravato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2912/2024, ha stabilito che la manomissione di un contatore privato non configura l’aggravante del furto di energia elettrica su cose destinate a pubblico servizio. Di conseguenza, in assenza di altre aggravanti, il reato è procedibile solo a querela. La Corte ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero che, per superare la mancanza di querela, aveva tentato di contestare tardivamente l’aggravante, ritenuta comunque insussistente.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Aggravante

Con la recente sentenza n. 2912 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande attualità: il furto di energia elettrica. A seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), questo reato, se non aggravato, è diventato procedibile a querela. La pronuncia in esame offre chiarimenti fondamentali sulla configurabilità dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, distinguendo nettamente tra la rete elettrica e il singolo contatore domestico.

Il Caso: Furto tramite Manomissione del Contatore

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico di un individuo accusato di furto di energia elettrica, commesso alterando il proprio contatore per registrare consumi inferiori a quelli reali. A seguito delle modifiche legislative, il Tribunale di Siracusa aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza della querela della persona offesa (la società erogatrice).

Il Pubblico Ministero, per superare questo ostacolo, aveva tentato di contestare in un secondo momento l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7 c.p., sostenendo che il furto fosse avvenuto su cose destinate a pubblico servizio. Tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio. Il Tribunale, tuttavia, ha ritenuto tardiva tale contestazione, confermando l’improcedibilità.

L’Analisi della Cassazione sul Furto di Energia Elettrica

La Procura ha proposto ricorso in Cassazione, ma i giudici di legittimità lo hanno rigettato, cogliendo l’occasione per fare chiarezza sulla natura giuridica del contatore elettrico e sulla corretta applicazione dell’aggravante in questione.

La Natura del Contatore Elettrico

La Corte Suprema ha stabilito in modo inequivocabile che il contatore di energia elettrica non può essere considerato una “cosa destinata a pubblico servizio o a pubblica utilità”. La sua funzione è limitata a misurare i consumi nell’interesse esclusivo della compagnia elettrica e del singolo utente. Non soddisfa, quindi, un’esigenza generale e indeterminata della collettività, che è il presupposto fondamentale per l’applicazione dell’aggravante.

L’Aggravante della Destinazione a Pubblico Servizio: Perché non si Applica al Furto di Energia Elettrica in questo caso

Secondo la Cassazione, la sottrazione di energia, nel caso di manomissione del contatore, incide solo sulla misurazione del consumo individuale, permettendo all’agente di non pagare il corrispettivo dovuto. Non viene lesa la destinazione pubblica dell’energia, che l’utente avrebbe comunque potuto legittimamente acquisire pagando la bolletta. In altre parole, la condotta non ha deviato l’energia da un servizio pubblico per destinarla a un fine privato, ma ha semplicemente alterato il meccanismo di quantificazione del consumo privato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto che, anche a prescindere dalla questione della tardività della contestazione, l’aggravante fosse astrattamente inapplicabile al caso di specie. La manomissione del misuratore individuale non lede un interesse pubblico, ma solo il patrimonio della società fornitrice. Di conseguenza, il reato di furto di energia elettrica, commesso con questa specifica modalità e in assenza di altre aggravanti, rientra a pieno titolo tra quelli divenuti procedibili a querela.

La decisione del Tribunale di dichiarare l’improcedibilità per mancanza della querela è stata quindi ritenuta corretta, in quanto il giudice, una volta rilevata l’assenza di una condizione di procedibilità, non può compiere ulteriori accertamenti nel merito, né attendere una modifica dell’imputazione basata su un’aggravante insussistente.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio di diritto: per configurare l’aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio, non è sufficiente che il bene sottratto (l’energia) provenga da una rete pubblica. È necessario che la condotta criminale incida sulla destinazione pubblica del bene stesso. La manomissione del contatore privato, finalizzata a un risparmio illecito, resta confinata alla sfera patrimoniale tra utente e fornitore, rendendo indispensabile la querela di quest’ultimo per poter procedere penalmente.

La manomissione di un contatore privato integra sempre l’aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il contatore elettrico, essendo destinato a misurare il consumo nell’interesse esclusivo della compagnia fornitrice e del singolo utente, non è una cosa destinata a pubblico servizio o pubblica utilità, in quanto non soddisfa un’esigenza generale della collettività.

Cosa succede se manca la querela per il reato di furto di energia elettrica, reso procedibile a querela dalla Riforma Cartabia?
Se manca la querela, e non sussistono altre aggravanti che rendono il reato procedibile d’ufficio, il giudice deve emettere una sentenza di non doversi procedere per difetto della condizione di procedibilità. L’azione penale non può essere iniziata né proseguita.

Il Pubblico Ministero può contestare una nuova aggravante per rendere il reato procedibile d’ufficio dopo che è già emersa la mancanza di querela?
La sentenza chiarisce che, a prescindere dalla tempestività della contestazione, l’aggravante deve essere configurabile in astratto. Nel caso specifico, l’aggravante della destinazione a pubblico servizio è stata esclusa in radice, rendendo irrilevante la questione della tardività della contestazione e confermando l’improcedibilità del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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