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Furto di energia elettrica: quando è procedibile d’ufficio

Un’imputata è stata accusata di furto di energia elettrica tramite un allaccio abusivo alla rete pubblica. Il tribunale di primo grado aveva archiviato il caso per mancanza di querela. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la descrizione dell’allaccio diretto alla rete di distribuzione pubblica nel capo d’imputazione è sufficiente per contestare l’aggravante della destinazione a pubblico servizio. Di conseguenza, il reato di furto di energia elettrica in questo contesto è procedibile d’ufficio e non richiede querela. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica e procedibilità: la Cassazione fa chiarezza sull’aggravante del pubblico servizio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23918/2024) è intervenuta su un tema di grande attualità e rilevanza pratica: il furto di energia elettrica. La pronuncia chiarisce in quali casi questo reato sia perseguibile d’ufficio, anche dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, focalizzandosi sulla corretta contestazione della circostanza aggravante della destinazione del bene a un pubblico servizio. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni.

I fatti del caso: un allaccio abusivo alla rete pubblica

Il caso ha origine da un procedimento penale a carico di una donna accusata di essersi impossessata di una notevole quantità di energia elettrica, per un valore di diverse migliaia di euro. La condotta illecita era stata realizzata tramite un allaccio diretto alla rete elettrica gestita da una società erogatrice, bypassando il contatore. Il contratto di fornitura con l’imputata era stato precedentemente sospeso per morosità. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela, ritenendo che, alla luce della nuova normativa, l’azione penale non potesse essere avviata d’ufficio.

La questione giuridica: il furto di energia elettrica e la procedibilità

Il cuore della questione risiede nella procedibilità del reato di furto. Con la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il furto semplice (art. 624 c.p.) è diventato procedibile a querela della persona offesa. Tuttavia, la procedibilità rimane d’ufficio se sussistono una o più delle circostanze aggravanti previste dall’art. 625 c.p., tra cui quella di aver commesso il fatto “su cose destinate a pubblico servizio” (n. 7).

Il Pubblico Ministero ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il furto di energia elettrica, essendo un bene destinato a pubblico servizio, integra tale aggravante e, di conseguenza, è sempre procedibile d’ufficio. La difesa, e il primo giudice, implicitamente ritenevano che tale aggravante dovesse essere esplicitamente e formalmente contestata per rendere il reato procedibile d’ufficio.

La contestazione dell’aggravante del bene destinato a pubblico servizio

La Cassazione ha affrontato il problema analizzando due diversi orientamenti giurisprudenziali:

1. Orientamento estensivo: Secondo una prima tesi, l’aggravante sarebbe implicita nella natura stessa dell’energia elettrica sottratta dalla rete pubblica, rendendo superflua una specifica contestazione formale.
2. Orientamento rigoroso: Un secondo e più rigoroso orientamento, avallato dalle Sezioni Unite nella sentenza “Sorge” (n. 24906/2019), sostiene che l’aggravante abbia natura “valutativa”. Ciò significa che la sua esistenza non è auto-evidente ma richiede una valutazione da parte dell’accusa. Per garantire il pieno diritto di difesa, è necessario che l’imputazione descriva chiaramente gli elementi di fatto e di diritto su cui si fonda l’aggravante.

La Corte ha aderito a questo secondo orientamento, sottolineando che il diritto dell’imputato a essere informato dettagliatamente dell’accusa è un cardine dell’equo processo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Nonostante l’adesione all’orientamento più rigoroso, la Suprema Corte ha ritenuto che, nel caso specifico, l’aggravante fosse stata adeguatamente contestata “in fatto”. Il capo di imputazione descriveva la condotta come un “allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore”. Secondo i giudici, questa descrizione è di per sé sufficiente a rendere manifesto all’imputato che l’accusa non riguardava un furto semplice, ma la sottrazione di un bene inserito in un sistema che eroga un servizio di pubblica utilità, destinato a una collettività indeterminata di utenti.

In altre parole, la menzione della “rete di distribuzione” è una formula che, pur non citando testualmente la norma, contiene tutti gli elementi costitutivi dell’aggravante, consentendo all’imputato di comprendere appieno la portata dell’accusa e di preparare una difesa adeguata. L’errore del Tribunale è stato quindi quello di non riconoscere questa implicita ma inequivocabile contestazione, dichiarando erroneamente l’improcedibilità per mancanza di querela.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto il rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. La decisione stabilisce un principio importante: per il furto di energia elettrica, la procedibilità d’ufficio è garantita se l’accusa, pur senza usare formule sacramentali, descrive fatti – come l’allaccio alla rete di distribuzione pubblica – che integrano in modo inequivocabile l’aggravante della destinazione a pubblico servizio. Questa pronuncia offre un criterio interpretativo equilibrato, che tutela il diritto di difesa senza però cadere in formalismi che potrebbero ostacolare la persecuzione di condotte illecite di rilevante impatto sociale.

Il furto di energia elettrica richiede sempre la querela della società erogatrice per essere perseguito?
No. Se il furto avviene su cose destinate a pubblico servizio, come l’energia prelevata dalla rete di distribuzione pubblica, il reato è aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7, c.p. e diventa procedibile d’ufficio, senza necessità di querela.

Come deve essere indicata nel capo di imputazione l’aggravante del pubblico servizio per renderla valida?
Secondo la Corte, non è necessaria una menzione esplicita della norma di legge. È sufficiente che la descrizione del fatto storico contenga elementi inequivocabili che la configurino, come specificare che il furto è avvenuto tramite un “allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore”. Questo permette all’imputato di comprendere pienamente l’accusa.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo specifico caso?
La Corte ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela. Ha stabilito che l’aggravante era stata correttamente contestata nei fatti e che il reato era procedibile d’ufficio, rinviando il processo alla Corte d’Appello per il giudizio di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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