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Furto di energia elettrica: quando è procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto di energia elettrica aggravato, commesso tramite manomissione di un contatore con un magnete. La Corte ha chiarito che, nonostante la recente riforma, il reato resta procedibile d’ufficio se riguarda beni destinati a pubblico servizio, come il contatore, rendendo irrilevante la mancata querela della società fornitrice. La responsabilità è stata attribuita alla titolare dell’utenza, nonostante l’immobile fosse in parte usato da terzi, poiché ne beneficiava direttamente e risultava ancora titolare formale dell’attività commerciale servita.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Quando il Reato è Procedibile d’Ufficio anche senza Querela

Il furto di energia elettrica tramite manomissione del contatore è un reato che solleva importanti questioni, specialmente dopo le recenti riforme legislative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla procedibilità di tale reato, confermando che in presenza di specifiche aggravanti non è necessaria la querela della persona offesa. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso per comprendere le implicazioni pratiche della decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un’imputata condannata in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato di energia elettrica. L’accusa contestava l’impossessamento di un ingente quantitativo di elettricità, per un valore di oltre 46.000 euro, avvenuto in un arco temporale di cinque anni. La condotta illecita era stata realizzata attraverso l’uso di un magnete posizionato sul contatore, che provocava un abbattimento della registrazione dei consumi di oltre il 92%. L’utenza serviva sia l’abitazione dell’imputata sia una lavanderia commerciale di cui era formalmente titolare. L’imputata ha presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso e la Questione del Furto di Energia Elettrica

La difesa ha articolato il ricorso su più fronti:
1. Vizio procedurale: Si lamentava una nullità nella notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello.
2. Estraneità ai fatti: L’imputata sosteneva di non essere responsabile, poiché l’attività di lavanderia era di fatto gestita da un’altra persona e la semplice intestazione dell’utenza non poteva fondare un giudizio di colpevolezza.
3. Vizio di motivazione: La difesa contestava la mancanza di prove certe sulla manomissione e sul coinvolgimento diretto dell’imputata.
4. Eccessività della pena: La sanzione inflitta era ritenuta sproporzionata.

Inoltre, con una memoria successiva, la difesa ha sollevato una questione fondamentale relativa alla procedibilità del reato. A seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il furto aggravato è diventato procedibile a querela, salvo specifiche eccezioni. Secondo la difesa, il caso in esame non rientrava in tali eccezioni, e in assenza di querela da parte della società erogatrice, l’azione penale non avrebbe dovuto essere esercitata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso in ogni suo punto, ritenendolo infondato. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni dei giudici.

La Questione della Notifica

Il primo motivo è stato dichiarato manifestamente infondato. La Corte ha rilevato che, indipendentemente da eventuali irregolarità, l’imputata era presente alla prima udienza del processo d’appello. Tale presenza, secondo la legge, sana qualsiasi vizio relativo alla notifica dell’atto di citazione.

Procedibilità del Furto di Energia Elettrica Aggravato

Questo è stato il punto centrale della decisione. La Corte ha stabilito che il reato era procedibile d’ufficio. L’imputazione contestava esplicitamente non solo l’aggravante del mezzo fraudolento (il magnete), ma anche quella di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità (art. 625, n. 7, c.p.), come il contatore della rete elettrica. La Riforma Cartabia ha escluso proprio questa aggravante dal nuovo regime di procedibilità a querela. Pertanto, quando il furto di energia elettrica avviene manomettendo il contatore, il reato rimane perseguibile d’ufficio, senza necessità di una querela da parte della società fornitrice.

La Riferibilità della Condotta all’Imputata

Anche i motivi relativi alla responsabilità sono stati respinti. Le sentenze di merito avevano correttamente accertato che l’utenza serviva sia l’abitazione dell’imputata sia l’attività di lavanderia, di cui lei era ancora formalmente titolare. La persona trovata nei locali durante il sopralluogo si era qualificata come sua dipendente. Questi elementi, uniti al fatto che l’imputata beneficiava direttamente della fornitura illecita, sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare la sua colpevolezza. La manomissione era provata dai segni di effrazione sul contatore e dalla presenza del magnete.

La Determinazione della Pena

Infine, la Corte ha giudicato infondata anche la censura sull’eccessività della pena. La graduazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che nel caso specifico l’ha motivata adeguatamente facendo riferimento alla gravità della condotta, all’ingente danno economico causato e all’assenza di iniziative da parte dell’imputata per risarcire il danno.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il contatore dell’energia elettrica è considerato un bene destinato a pubblico servizio. Di conseguenza, il furto commesso attraverso la sua manomissione integra l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale. Questa qualificazione giuridica ha un’implicazione processuale decisiva: il reato è e rimane procedibile d’ufficio. La decisione offre un importante punto di riferimento per l’interpretazione delle nuove norme sulla procedibilità, confermando che la tutela delle infrastrutture di pubblica utilità giustifica un’azione penale incisiva da parte dello Stato, a prescindere dalla volontà della società erogatrice.

Il furto di energia elettrica è sempre procedibile d’ufficio?
No, ma lo diventa se è presente l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o pubblica utilità, come il contatore elettrico. In questo caso, come chiarito dalla sentenza, non è necessaria la querela della persona offesa.

Chi è responsabile se il contatore manomesso serve un’attività di fatto gestita da un’altra persona?
La responsabilità penale è stata attribuita alla titolare formale dell’utenza e dell’attività commerciale, in quanto era colei che beneficiava direttamente della fornitura illecita per la propria abitazione e risultava ancora legalmente responsabile dell’attività commerciale servita dalla stessa utenza.

Una notifica errata al difensore rende nullo il processo d’appello?
Non necessariamente. Secondo la Corte, se l’imputato risulta presente alla prima udienza del giudizio di appello, la sua presenza sana qualsiasi eventuale nullità relativa alla notifica del decreto di citazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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