LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto di energia elettrica: quando è procedibile?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per furto di energia elettrica aggravato, chiarendo che, anche dopo la Riforma Cartabia, il reato resta procedibile d’ufficio. La sentenza stabilisce che l’allaccio abusivo alla rete pubblica integra l’aggravante delle cose destinate a pubblico servizio, escludendo sia la necessità di querela sia l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa della pena elevata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica: Procedibilità d’Ufficio anche dopo la Riforma Cartabia

Il furto di energia elettrica tramite allaccio abusivo alla rete pubblica continua a essere un tema di grande attualità giurisprudenziale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sugli effetti della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) su questa fattispecie di reato, confermando la condanna di un’imputata e dichiarando il suo ricorso inammissibile. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado alla pena di otto mesi di reclusione e 200 euro di multa per essersi appropriata indebitamente di energia elettrica, sottraendola alla società di distribuzione tramite un allaccio abusivo alla linea pubblica. La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali, tra cui la presunta procedibilità a querela del reato a seguito della Riforma Cartabia e la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Il Furto di energia elettrica e il regime di procedibilità

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la condizione di procedibilità. La difesa sosteneva che, per effetto delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, il reato di furto fosse ormai perseguibile solo a seguito di querela di parte. La Corte territoriale, secondo il ricorrente, aveva omesso di motivare su questo punto, nonostante le conclusioni conformi del Procuratore Generale.

La Riforma ha effettivamente esteso il regime della procedibilità a querela per il reato di furto semplice (art. 624 c.p.). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, definendola manifestamente infondata. La chiave di volta risiede nella contestazione dell’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale.

L’aggravante delle cose destinate a pubblico servizio

Il legislatore della Riforma ha stabilito che il regime di procedibilità a querela non si applica se ricorre una delle circostanze aggravanti di cui all’art. 625, n. 7 c.p., ovvero quando il furto ha per oggetto cose “destinate a pubblico servizio”. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’energia elettrica sottratta mediante un allaccio diretto alla rete di distribuzione dell’ente gestore rientra pienamente in questa categoria. Tale rete garantisce un servizio essenziale a un numero indeterminato di utenti, soddisfacendo un’esigenza di rilevanza pubblica. Di conseguenza, il furto di energia elettrica in queste modalità rimane procedibile d’ufficio.

La non applicabilità della particolare tenuità del fatto

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso respinto, verteva sulla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. (causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto). La difesa argomentava che la nuova formulazione della norma, che innalza la soglia di applicabilità ai reati con pena minima non superiore a due anni, avrebbe dovuto includere il caso di specie.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha smontato anche questa argomentazione. Il reato contestato non era un furto semplice, ma un furto pluriaggravato. L’ultimo comma dell’art. 625 c.p. stabilisce che, in presenza di due o più aggravanti, la pena detentiva prevista è della reclusione da tre a dieci anni. Poiché la pena minima è di tre anni, essa supera ampiamente il limite di due anni fissato dall’art. 131-bis c.p. Pertanto, l’istituto della particolare tenuità del fatto non era applicabile.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili anche i motivi relativi alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena e di un’attenuante specifica. La ragione risiede nella genericità con cui tali richieste erano state formulate nell’atto di appello, senza fornire elementi concreti a sostegno, specialmente a fronte delle numerose condanne precedenti a carico dell’imputata. La Corte ha ricordato il principio secondo cui il giudice d’appello non è tenuto a motivare dettagliatamente su motivi di impugnazione generici e tautologici.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un punto fondamentale: il furto di energia elettrica tramite allaccio abusivo alla rete pubblica è un reato grave che conserva la sua procedibilità d’ufficio. L’aggravante del pubblico servizio non solo determina questa condizione, ma innalza la cornice edittale della pena a un livello tale da escludere l’applicazione di benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione serve da monito sulla serietà della condotta e sull’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e dettagliati, pena l’inammissibilità.

Dopo la Riforma Cartabia, per il furto di energia elettrica serve sempre la querela della società erogatrice?
No, la querela non è necessaria. La Corte ha chiarito che il furto di energia dalla rete pubblica integra l’aggravante delle cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.), che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la riforma.

Al furto di energia elettrica si può applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
No. Quando, come in questo caso, sussistono più aggravanti, la pena per il furto è della reclusione da tre a dieci anni. Questo range di pena supera il limite previsto dall’art. 131-bis c.p. per poter applicare la non punibilità.

Perché la Corte ha dichiarato inammissibili i motivi sulla sospensione condizionale della pena e sulle attenuanti?
Perché i motivi presentati nell’atto di appello erano generici e tautologici, privi di un riferimento concreto e specifico alla situazione di fatto dell’imputata e al profitto del reato. Un ricorso basato su motivi generici è destinato a essere dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati