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Furto di energia elettrica: quando è aggravato?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il furto di energia elettrica è sempre un reato aggravato, anche se commesso tramite la manomissione di un contatore privato. La Corte ha chiarito che l’energia elettrica è intrinsecamente un bene destinato a pubblico servizio. Di conseguenza, la sua sottrazione, deviandola dall’uso collettivo, integra l’aggravante e rende il reato procedibile d’ufficio, senza necessità di querela da parte della società erogatrice. La sentenza ha annullato la decisione di un tribunale che aveva escluso l’aggravante, ritenendo erroneamente che la manomissione di un contatore privato non incidesse su un bene pubblico.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Sempre Aggravato Anche con Manomissione del Contatore

Il furto di energia elettrica è una problematica diffusa che presenta interessanti risvolti giuridici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 33067/2024) ha fatto chiarezza su un punto cruciale: la sottrazione di elettricità costituisce sempre un furto aggravato, anche quando avviene tramite la manomissione di un contatore privato. Questo principio ha importanti conseguenze sulla procedibilità del reato.

I Fatti del Caso: La Manomissione del Contatore

Il caso ha origine dalla decisione di un Tribunale di non procedere contro un individuo accusato di furto di energia elettrica. L’imputato aveva manomesso il contatore della sua abitazione per approvvigionarsi di elettricità senza pagare il corrispettivo. Il giudice di primo grado aveva escluso la sussistenza della circostanza aggravante della destinazione della cosa a pubblico servizio. Secondo tale interpretazione, l’energia sottratta tramite un contatore privato non poteva considerarsi un bene pubblico. Di conseguenza, in assenza dell’aggravante, il reato sarebbe stato procedibile solo a querela della società erogatrice, querela che nel caso specifico mancava. Per questo motivo, il Tribunale aveva dichiarato il “non luogo a procedere”.

Il Ricorso della Procura e la Questione del Furto di Energia Elettrica

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il motivo del ricorso era semplice ma fondamentale: l’energia elettrica, per sua stessa natura, è un bene destinato a un servizio pubblico, indipendentemente dal punto in cui viene sottratta. La sottrazione illecita, anche da un’utenza privata, impedisce la somministrazione di quella stessa energia ad altri utenti, danneggiando così la collettività e il servizio pubblico nel suo complesso. Secondo la Procura, non è la modalità della sottrazione (manomissione del contatore contro allaccio diretto alla rete) a determinare la natura del bene, bensì la funzione intrinseca dell’energia stessa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi della Procura, ritenendo il ricorso fondato. I giudici hanno chiarito che l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, del codice penale sussiste ogni qualvolta la cosa sottratta sia oggettivamente caratterizzata da un nesso funzionale con l’erogazione di un pubblico servizio. L’energia elettrica possiede intrinsecamente questo carattere. Anche quando viene sottratta dai terminali di una proprietà privata, la sua destinazione finale non è quella di alimentare la singola utenza che la devia, ma di servire la generalità degli utenti. L’azione di furto la distoglie da questa sua naturale funzione pubblica. La Corte ha sottolineato come sia irrilevante che la sottrazione avvenga tramite un allacciamento abusivo alla rete o mediante la manomissione del contatore. Ciò che conta è la natura del bene sottratto, non il modus operandi. Pertanto, l’esclusione dell’aggravante da parte del Tribunale è stata giudicata un errore di diritto.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso alla Corte di Appello per un nuovo giudizio che dovrà attenersi al principio enunciato. La decisione ribadisce con forza che il furto di energia elettrica è, per sua natura, un furto aggravato dalla destinazione a pubblico servizio. Questa qualificazione rende il reato procedibile d’ufficio, il che significa che l’azione penale può essere avviata indipendentemente da una querela della società fornitrice. La sentenza offre un importante monito e rafforza gli strumenti di contrasto a un fenomeno illecito che danneggia non solo le aziende erogatrici, ma l’intera collettività.

Il furto di energia elettrica tramite manomissione del contatore è considerato aggravato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la sottrazione di energia elettrica è sempre aggravata dalla destinazione del bene a pubblico servizio, indipendentemente dal fatto che avvenga con un allaccio abusivo alla rete o con la manomissione di un contatore privato.

Perché il furto di energia elettrica è procedibile d’ufficio?
È procedibile d’ufficio perché la presenza della circostanza aggravante della destinazione a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.) rende superflua la querela della persona offesa (la società erogatrice). L’azione penale può quindi essere iniziata su iniziativa del Pubblico Ministero.

Cosa rileva per la configurazione dell’aggravante: la modalità della sottrazione o la natura del bene?
Ciò che rileva è la natura del bene sottratto. La Corte di Cassazione ha specificato che l’energia elettrica è intrinsecamente un bene destinato a pubblico servizio. La sua sottrazione la distoglie da questa funzione, integrando l’aggravante a prescindere da come venga materialmente compiuto il furto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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