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Furto di energia elettrica: procedibile d’ufficio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1954 del 2024, ha stabilito che il furto di energia elettrica rimane un reato procedibile d’ufficio anche dopo la Riforma Cartabia. La Corte ha chiarito che la sottrazione di elettricità integra sempre l’aggravante della destinazione del bene a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.). Di conseguenza, non è necessaria la querela da parte della società erogatrice. È stata inoltre ritenuta sufficiente la ‘contestazione in fatto’, ovvero la semplice indicazione nell’imputazione che l’oggetto del reato è ‘energia elettrica’, per considerare ritualmente contestata tale aggravante.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di Energia Elettrica: Procedibilità d’Ufficio anche dopo la Riforma Cartabia

Il furto di energia elettrica è una problematica diffusa che presenta interessanti risvolti giuridici, soprattutto alla luce delle recenti modifiche normative. La Riforma Cartabia ha introdotto la procedibilità a querela per il furto aggravato, sollevando dubbi sulla sua applicazione in casi specifici come la sottrazione di elettricità. Con la sentenza n. 1954/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare chiarezza, confermando un orientamento consolidato e fornendo importanti indicazioni sulla contestazione delle aggravanti.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato. Nello specifico, l’imputata si era impossessata di una notevole quantità di energia elettrica, sottraendola al gestore della rete attraverso un allaccio abusivo e la manomissione del contatore.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo un vizio di procedura. A seguito della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), il furto aggravato è diventato procedibile a querela di parte, salvo alcune specifiche eccezioni. Poiché la società erogatrice dell’energia non aveva sporto querela nei termini di legge, la difesa sosteneva che l’azione penale non potesse proseguire. L’argomento cardine era che l’aggravante che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio non era stata esplicitamente e formalmente contestata nel capo di imputazione.

La Procedibilità nel furto di energia elettrica

Il nodo cruciale della questione era stabilire se il furto di energia elettrica rientrasse tra le eccezioni previste dalla Riforma Cartabia. La Corte d’Appello aveva già rigettato questa tesi, affermando che il reato era procedibile d’ufficio in quanto aggravato ai sensi dell’art. 625, comma primo, n. 7 del codice penale, ovvero per aver sottratto cose “destinate a pubblico servizio”.

L’imputata, nel suo ricorso, ha contestato proprio questo punto: l’aggravante della destinazione a pubblico servizio non era stata menzionata esplicitamente nell’atto di accusa. Secondo la difesa, la semplice indicazione del bene sottratto (“energia elettrica”) non era sufficiente per considerare tale aggravante come ritualmente contestata, rendendo così necessaria la querela.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione dei giudici di merito. Le motivazioni della Suprema Corte si basano su due principi fondamentali.

In primo luogo, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato secondo cui la sottrazione di energia elettrica mediante allacciamento abusivo alla rete esterna integra sempre l’aggravante della destinazione a pubblico servizio. Il fondamento di questa aggravante non risiede tanto nel danno arrecato ad altri utenti, quanto nella natura stessa del bene sottratto. L’energia che transita nella rete nazionale è, per sua essenza, destinata a un’utilità collettiva e a un vantaggio pubblico, e la sua sottrazione lede questo interesse generale.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto più innovativo della pronuncia, la Corte ha affrontato il tema della modalità di contestazione dell’aggravante. Ha stabilito che per questo tipo di reato è sufficiente la cosiddetta “contestazione in fatto”. Poiché la finalità di pubblico servizio è una caratteristica “immanente” e “costante” dell’energia elettrica distribuita sulla rete, la semplice descrizione nel capo di imputazione della condotta (impossessamento di “energia elettrica”) contiene già tutti gli elementi fattuali e normativi necessari. Tale descrizione è sufficiente per mettere l’imputato in condizione di comprendere appieno l’accusa e di esercitare il proprio diritto di difesa, senza bisogno che la norma dell’art. 625, n. 7 c.p. sia citata esplicitamente.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di notevole importanza pratica. Stabilisce che il furto di energia elettrica è, e rimane, un reato procedibile d’ufficio, non essendo stato scalfito dalle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La natura intrinseca del bene come destinato a pubblico servizio è sufficiente a configurare l’aggravante che esclude la necessità della querela. Inoltre, la Corte chiarisce che la contestazione di tale aggravante non richiede formule sacramentali, ma può essere desunta direttamente dalla descrizione dei fatti, garantendo così un equilibrio tra efficienza processuale e diritto di difesa.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica richiede sempre la querela della società erogatrice per essere perseguito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il furto di energia elettrica è aggravato dalla destinazione del bene a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.). Questa aggravante rende il reato procedibile d’ufficio, escludendo la necessità della querela.

È necessario che l’accusa specifichi formalmente l’aggravante della destinazione a pubblico servizio nel capo di imputazione?
No. Secondo la sentenza, è sufficiente una “contestazione in fatto”. Indicare che l’oggetto del furto è “energia elettrica” è abbastanza per far comprendere all’imputato la natura della contestazione, inclusa l’aggravante, poiché la destinazione a pubblico servizio è una caratteristica intrinseca dell’energia distribuita sulla rete.

Qual è il fondamento giuridico per cui il furto di energia elettrica è considerato aggravato ai sensi dell’art. 625, n. 7 del codice penale?
Il fondamento risiede nella destinazione finale dell’energia a un pubblico servizio, dal quale viene illecitamente sottratta. La Corte sottolinea che l’aggravante non dipende dall’esposizione alla pubblica fede o dal danno ad altri utenti, ma dal fatto che si sta distogliendo un bene destinato a un’utilità collettiva e a un vantaggio pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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