LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto di energia elettrica: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto di energia elettrica nei confronti di un individuo che beneficiava di un allaccio abusivo. La sentenza chiarisce che, anche dopo la Riforma Cartabia, tale reato resta procedibile d’ufficio per la presenza dell’aggravante del bene destinato a pubblico servizio. Inoltre, la Corte ha ribadito che la prova della colpevolezza può derivare dalla consapevole fruizione del servizio illecito, anche se non viene identificato l’autore materiale della manomissione del contatore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto di energia elettrica: la Cassazione chiarisce procedibilità e prova

Il furto di energia elettrica è un reato che solleva questioni complesse, soprattutto riguardo le condizioni per avviare un processo e la dimostrazione della colpevolezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, confermando la condanna di un imputato e respingendo le sue argomentazioni basate sulla Riforma Cartabia e sulla presunta insufficienza delle prove. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per aver sottratto circa 821,15 Kw/h di energia elettrica. Il furto era stato perpetrato tramite un allaccio diretto alla rete di distribuzione, bypassando il contatore, che era stato manomesso. Oltre al reato base di furto, era stata contestata e ritenuta sussistente l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio.

L’imputato, dopo aver stipulato un contratto preliminare di compravendita per l’immobile in questione, ne aveva ottenuto il possesso nel novembre 2015. La fornitura precedente era stata interrotta per morosità del precedente occupante. Per circa cinque anni, l’uomo aveva usufruito dell’elettricità tramite l’allaccio abusivo, fino a quando il proprietario dell’immobile, a seguito di contrasti, ha scoperto la situazione e l’ha segnalata.

I Motivi del Ricorso

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi.

Il furto di energia elettrica e la Riforma Cartabia

Il primo motivo riguardava la procedibilità dell’azione penale. Secondo la difesa, a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il reato di furto aggravato non sarebbe più stato procedibile d’ufficio, ma avrebbe richiesto una formale querela da parte della società erogatrice, che nel caso di specie mancava.

La prova della colpevolezza e l’autore della manomissione

Con il secondo motivo, la difesa lamentava un vizio di motivazione. Si sosteneva che la condanna fosse basata su prove indiziarie deboli, principalmente il fatto che l’imputato fosse il possessore dell’immobile. Si evidenziava come non fosse mai stato individuato l’autore materiale della manomissione del contatore, un elemento che, secondo il ricorrente, avrebbe dovuto indebolire l’accusa, o quantomeno far escludere l’aggravante.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

Sulla Procedibilità d’Ufficio del Furto di Energia Elettrica

La Corte ha chiarito che il primo motivo era manifestamente infondato. La Riforma Cartabia ha sì modificato il regime di procedibilità per alcuni reati di furto, ma ha mantenuto la procedibilità d’ufficio per i fatti aggravati ai sensi dell’art. 625, n. 7, cod. pen., ovvero quando il furto è commesso su “cose destinate a pubblico servizio o a pubblica utilità”. L’energia elettrica prelevata dalla rete di distribuzione nazionale rientra pienamente in questa categoria.

L’allaccio diretto alla rete, che garantisce l’erogazione di un servizio a un numero indeterminato di persone, integra senza dubbio tale aggravante. Di conseguenza, il reato resta perseguibile d’ufficio. La Corte ha inoltre precisato che il giudizio di bilanciamento tra attenuanti e aggravanti (nel caso di specie, era stata ritenuta l’equivalenza tra le attenuanti generiche e le aggravanti contestate) influisce solo sulla determinazione della pena (quoad poenam) e non modifica il regime di procedibilità del reato.

Sulla Prova della Consapevolezza

Anche il secondo motivo è stato respinto. I giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente valutato una serie di elementi fattuali coerenti per dimostrare la consapevole sottrazione di energia. Non si trattava solo del possesso dell’immobile, ma del fatto che l’imputato ne aveva beneficiato per cinque anni, dopo che la fornitura regolare era stata interrotta per morosità.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non è necessario individuare l’autore materiale della manomissione per affermare la responsabilità penale di chi si avvale consapevolmente dell’allaccio abusivo. La responsabilità penale sorge dalla consapevolezza e dalla volontà di utilizzare l’energia sottratta, traendone un ingiusto profitto. La lunga durata del prelievo abusivo e le circostanze del suo subentro nell’immobile erano elementi più che sufficienti a dimostrare tale consapevolezza.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma due principi fondamentali in materia di furto di energia elettrica. Primo, questo reato rimane procedibile d’ufficio a prescindere dalla Riforma Cartabia, data la sua natura di bene destinato a un servizio pubblico. Secondo, ai fini della condanna, ciò che rileva è la prova della consapevole fruizione dell’illecito, non l’identificazione di chi abbia fisicamente realizzato la manomissione. La decisione offre quindi un’importante guida interpretativa, confermando un approccio rigoroso a tutela di un servizio essenziale per la collettività.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto di energia elettrica è perseguibile solo su querela della società erogatrice?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il furto di energia elettrica, essendo commesso su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.), mantiene la sua procedibilità d’ufficio. La Riforma Cartabia ha escluso da tale regime solo il furto aggravato su cose esposte alla pubblica fede, non quelle destinate a pubblico servizio.

Per essere condannati per furto di energia elettrica è necessario che venga identificato chi ha materialmente manomesso il contatore?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, non è necessario individuare l’autore materiale della manomissione. La responsabilità penale sussiste per chi si avvale consapevolmente dell’allaccio abusivo alla rete di distribuzione, beneficiando dell’energia sottratta.

Se il giudice considera le attenuanti equivalenti alle aggravanti, il reato diventa procedibile a querela?
No. Il giudizio di bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti (cosiddetto giudizio di equivalenza o sub-valenza) ha effetti solo sulla determinazione della pena finale (quoad poenam). Non modifica la natura del reato né il suo regime di procedibilità, che resta quello d’ufficio se previsto per l’ipotesi aggravata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati